Corigliano-Rossano. Ma cosa ha fatto per questa città chi oggi propone la scissione?

di Alberto Laise e Daniele Torchiaro

Piccola premessa: sulla fusione, ovvero sul processo che ha portato prima al referendum e poi alla nascita della città unica Corigliano-Rossano, è assolutamente legittimo avere posizioni diverse, persino discordanti. Tant’è che noi stessi avevamo idee diverse: chi contrario a quel processo frettoloso, sostenuto da una legge manchevole; chi protagonista nei movimenti pro fusione e convinto sostenitore della stessa sin dalla prima ora.

Su una cosa ci siamo, però, trovati d’accordo: volenti o nolenti il processo si è concluso ed indietro non si può tornare. Soprattutto non si può tornare alla cieca. Perchè, se è vero che in un primo momento, l’assenza di uno studio di fattibilità poteva suscitare qualche perplessità sull’iter, se è vero che altrettante perplessità lasciavano gli atteggiamenti delle due amministrazioni comunale, oggi risultano essere largamente lacunosi gli effetti che un eventuale “scissione” potrebbe portare all’intera comunità. E, com’è noto a tutti… i matrimoni sono semplici… i divorzi diventano, spesso drammatici.
In questi giorni si è aperto in città – ma sarebbe più opportuno dire all’interno della casta politica che ha amministrato, male, le due ex città, un dibattito sulla necessità di una scissione ovvero sulle responsabilità dell’amministrazione Stasi su di un presunto “fallimento/ritardo” della fusione.

“Il Sindaco faccia passi concreti per la fusione”… questo è il leit motiv che si solleva dal centrodestra e, più in generale, dalle opposizioni consiliari (che sono state protagoniste del referendum pro fusione). Sarebbe opportuno, allora, chiedere: quali dovrebbero/dovevano essere questi passi? Cosa avrebbero fatto loro? Ad esempio avrebbero fatto gli stessi passi con cui il centrodestra coriglianese ha portato l’ex comune ausonico allo scioglimento per mafia? Quello che ha fatto per arrivare, sotto l’ultima consiliatura, ad un passo dal dissesto? Quello che ha fatto il centrodestra rossanese lasciandoci in eredità milioni di bollette non pagate?

Ecco… visto che molti volti di questo centrodestra erano parte attiva e dominante di quelle esperienze, si dovrebbe spiegare quali siano le cose che quest’amministrazione non ha saputo mettere in moto. Ma spiegazioni concrete… non selfie d’innanzi la Corte dei Conti su cui si denuncia il nulla cosmico. Perchè l’impressione è che, dopo due anni drammatici dovuti al Covid (fatto che ha condizionato ogni organizzazione sociale e politica del Mondo…mica fichi secchi…), la città comincia a prendere forma e fisionomia rispetto proprio alle idee dell’Amministrazione comunale.

Ed alcuni fatti sono li in bella mostra: ad esempio la Guardia di Finanza, prima ospite quotidiano degli uffici dei due comuni, oggi non è più costretto ad aprire una succursale negli stessi. Poi ci sono i bandi di gara: sono diventati ancora più importanti ed attirano un numero sempre maggiore di aziende e questo implica un’offerta di qualità sempre più elevata e concorrenziale.

Nei lavori pubblici la città, grazie alla nuova dimensione demografica, accede a bandi d’importi sempre maggiori e vede aumentare il numero di finanziamenti possibili. Nel capitolo entrate tributarie, cioè dei trasferimenti dal governo centrale, si passa da circa il 20% a circa il 50% ed aumentano sensibilmente anche i trasferimenti all’interno del fondo di solidarietà.

Il turnover del personale, mentre normalmente dovrebbe essere bloccato a causa del patto di stabilità, con la fusione si può derogare ed evitare di finire con un organico sottodimensionato (tradotto: gli uffici si bloccherebbero). All’interno dei fondi per il dissesto idrogeologico anche questi risultano più sostanziosi proprio per i comuni fusi. E, da un punto di vista politico, la figura apicale del sindaco – prima marginale e spesso assente nel dibattito ANCI e nelle conferenze dei servizi – diventa preminente e dirimente. Lo steso peso specifico del nostro comune all’interno del sistema elettorale provinciale ha un peso persino superiore a Cosenza e Rende. Tradotto: se tutto il consiglio comunale scegliesse di convergere su un unico candidato… questo probabilmente sarebbe eletto presidente della provincia.

A questo si aggiunga come la città unica, in ragione della sua nuova identità di “Città” ha potuto ottenere i fondi PINQUA, quelli per l’ingegnerizzazione delle reti idriche, ristrutturazione edifici scolastici, depurazione ecc… Milioni di euro ottenuti, molti cantierizzati, proprio in ragione dell’essere una città di più di 70mila abitanti. Si aggiunga poi il rafforzamento delle postazioni di POLIZIA, Guardia di Finanza, Carabinieri, e l’elevazione della sede INPS da Agenzia Complessa a Filiale Provinciale.

Molti di questi risultati, proprio per rispondere a chi parla di “fusione come fatto negativo” non sono strettamente legati all’amministrazione ma, piuttosto, sono effetti quasi “automatici” della stessa. All’azione dell’Amministrazione vanno direttamente imputate, certamente le procedure che hanno realizzato/ottenuto quei risultati, ma, soprattutto, scelte come la metanizzazione di Cantinella, gli investimenti importanti nelle scuole di periferia, il rifacimento di numerosi tratti di pavimentazione stradale, il completamento dei marciapiedi del lungomare di Schiavonea.

Potrebbe “fare scuola” il bando dello scorso anno, con evidenza pubblica, dell’assegnazione delle concessioni demaniali dei lidi e, in generale, l’acquisizione di numerosi beni appartenenti al demanio. La stagione estiva: negli ultimi due anni Schiavonea e la parte coriglianese hanno visto un numero di spettacoli che non si erano mai visti negli ultimi dieci anni per qualità e consistenza. Ed il ruolo della nostra città, nelle contrattazioni nazionali su ENEL e SS106, è diventato centrale: siamo soggetto che non può essere ignorato ne aggirato come è avvenuto in passato.
Certo, tanto altro si poteva fare e si dovrà fare, ma quello che oggi deve essere preso in considerazione è la forza, spesso potenziale, che la città ha assunto nel panorama regionale e nazionale.

Di contro cosa potrebbe spingere a sostenere la scissione? Qui facciamo veramente fatica a comprenderlo. E non può bastare, ne può essere preso sul serio, un generale richiamo alle origini, alle tradizioni, al passato. Intanto perché i tempi mutano ed ad essi bisogna uniformarsi non in senso populistico ma nel segno di una consapevolezza di quali siano gli strumenti migliori per rendere migliore la nostra qualità di vita come cittadini. Ed il richiamo ad un passato splendente non può essere preso sul serio proprio perché sappiamo tutti quali erano le condizioni delle due città prima della fusione: una profonda crisi economica, una debolezza politica (che si esprime con l’incapacità di tenere aperto il Tribunale) ed una sostanziale posizione “periferica” rispetto alle vicende amministrative della Provincia e della Regione.

Ed allora perché nasce un comitato che propone, dopo solo cinque anni, la raccolta firme per la scissione (probabilmente avrebbe più fondamento giuridico parlare di nascita di un nuovo comune al di sopra dei 10mila abitanti)? E troppo difficile dare una risposta… probabilmente il tutto si riduce ad un’operazione elettorale legata alle prossime elezioni comunali: un gruppo di uomini politici, tutti appartenenti alla classe dirigente della disciolta amministrazione coriglianese, che cerca di “monetizzare” un malcontento diffuso (legato a ragioni sovraccomunali), per proporre un proprio candidato che si faccia alfiere di un’idea scissionista.

Ma le risposte sui quesiti che nascono ci convincono? O si può perorare un salto nel buio sulla base del “fidiamoci” quando chi lo propone ha responsabilità dirette in quello che era, nel bene e nel male, lo stato delle due ex città? E come si gestiranno i finanziamenti ottenuti dalla nuova città? Come si svilupperanno le opere messe in cantiere? Come si distribuiranno i mutui contratti? Chi rimborserà i finanziamenti legati alla fusione e già incamerati? Come si ripartirà il personale che ha un contratto con il nuovo Ente? Come si ripartirà il patrimonio mobiliare? Come si divideranno i debiti? I servizi? Chi avrà il nome di Corigliano? Il nome di Rossano? O veramente pensate che esista la sicurezza che questi ultimi cinque anni possano essere cancellati senza colpo ferire? Nemmeno lo sceneggiatore di Avengers Endgame ( anche li 5 anni cancellati) non ha avuto il coraggio di ipotizzare che il tempo che passa non abbia effetti sull’esistente o che questi si possano cancellare perché lo dice un vecchio politicante.

Il compito più difficile della fusione non era quello di “progettare” ovvero “costruire” la città nuova. Per quello ci vogliono professionisti seri e politici onesti. Il compito più difficile era quello di squarciare realmente il lenzuolo, creare un sentimento che ritenesse ineluttabile il considerarci cittadini di una sola città. Il superare la discussione su dove sta l’ufficio X, il consiglio comunale Y… ma guardare ogni cosa come parte del tutto. In questo siamo in ritardo. E non lo siamo perché Flavio Stasi è cattivo o perché incapace. Lo siamo perché il processo è naturalmente lungo. Siamo il Paese dei mille comuni, delle Repubbliche cittadine, dei Guelfi e dei Ghibellini. La divisione ci ha sempre appassionato più della fratellanza…

Il problema è che oggi non possiamo più permetterci di scegliere l’incerto per il certo. Non possiamo permetterci di dare ascolto a chi non ha la capacità di disegnarci, d’illustrarci tutto il quadro complessivo. Non possiamo permetterci di credere a chi ci dice “fidatevi” o a chi ci racconta un passato che sappiamo non essere reale. Ed ogni volta che passeggiamo, ad esempio, per il lungomare di Schiavonea, un tempo meraviglioso e dalle possibilità infinite, chiediamoci chi lo ha immaginato, nella sua parte più nuova, nel modo che vediamo oggi: una colata indefinite di cemento…cemento senza soluzione di continuità. Quella stessa classe politica, che era li dalla metà degli anni 70 e che ha cancellato la pineta, che ha permesso la costruzione di tutti quei palazzi infami… ora ci chiede di poter tornare a decidere il destino della città… Non dovete fidarvi di ciò che, in maniera modesta, scriviamo noi oggi… dovete semplicemente chiedervi “ma cosa ha fatto per questa città chi oggi propone la scissione?”. Basterà questo per decidere cosa sia meglio.