Corigliano-Rossano. Stasi denuncia “arretramento dello Stato” davanti al dilagare della criminalità

Fonte: Gazzetta del Sud

Flavio Stasi coltiva il “vizio” della sincerità. Un pregio secondo alcuni, un difetto a parere di altri. Parlare il linguaggio della chiarezza è la strada che il sindaco di Corigliano Rossano – la terza più popolosa città della regione – ha deciso di seguire. Il politicamente corretto che si richiede a quanti ricoprono incarichi pubblici o ruoli istituzionali rischia d’essere, a suo avviso, un fumoso esercizio di retorica. Il grande comune ionico da mesi sopporta l’imperversare della criminalità: incendi, pestaggi, risse, fatti di sangue, intimidazioni, segnano lo scorrere delle giornate. Ai ripetuti appelli lanciati alle autorità è seguita, l’altro giorno, una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica convocata proprio in riva al mare caro ai greci. Un gesto importante e simbolico, voluto dal prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella, per testimoniare ai corigliano-rossanesi la vicinanza e l’attenzione dello Stato.

Alla riunione oltre ai vertici delle forze di polizia hanno preso parte anche il procuratore capo di Castrovillari, Alessandro D’Alessio e naturalmente il padrone di casa Stasi. Al primo cittadino, ventiquattr’ore dopo abbiamo posto delle domande.

Sindaco Stasi come è andata, è soddisfatto?
La venuta in città del Comitato è un segnale positivo, anche se i contenuti dell’incontro non sono stati diversi da quelli di occasioni precedenti.

Che significa?
Che adesso servono fatti concreti. Si continua a rappresentare la questione dell’emergenza criminalità legata ai dati numerici con un raffronto con i numeri del 2021, un anno terribile. Qui non si tratta di comparare cifre per vedere se i fatti criminosi siano in calo rispetto all’anno precedente. Credo che, invece, sia opportuno sottolineare quanto sia difficile incontrare una pattuglia per le strade dell’area urbana: gli organici delle forze dell’ordine, infatti, non sono adeguati alla complessità e alla vastità del nostro territorio.

Quale tipo di criminalità imperversa nel suo Comune?

Ritengo che almeno i tre quarti degli episodi registrati vadano ascritti all’azione della criminalità comune, il resto a quella organizzata. Quest’ultima segue i suoi percorsi e va affrontata con azioni investigative di peso e un approccio per così dire più complesso. Quella non organizzata può essere affrontata con una maggiore e più marcata presenza sul territorio delle forze di polizia e una risposta giudiziaria che dia ai cittadini anche la certezza della pena di volta in volta comminata. Una pena giusta ma certa, altrimenti chi viene arrestato lunedì, torna a spasso giovedì…

Lo Stato fa abbastanza quaggiù?

Gli uomini e le donne impegnati sul territorio – forze dell’ordine e magistrati – fanno tantissimo. Anzi, si spaccano la schiena, ma sono pochi. Io ho l’impressione che vi sia stato, in generale, un arretramento dello Stato: è stato chiuso il Tribunale e sono state aumentate le competenze dei comandi di polizia ma non gli organici. Questi sono dati oggettivi indiscutibili.