Spaccio a Cosenza tra “sole”, puzzone e perfette imitazioni

Il mercato delle “sostanze stupefacenti” a Cosenza è sempre stato un affare florido per i clan locali, visto l’alto numero di consumatori. Forti della complicità del legislatore italiano che persiste nel voler equiparare tutte le “sostanze” come droghe pesanti, la malavita si è anche impossessata del mercato delle “fumo”, un tempo reperibile negli ambienti “alternativi” della città. E così come succede con la “pezzata”, e “a gnugna” (cocaina e eroina) che subiscono pesanti alterazioni con sostanze spesso dannose per l’organismo, per aumentarne il peso e massimizzare i guadagni, anche per l’hashish e l’erba, la malavita locale ha adottato la stessa “politica”: tagliare “il piollo e l’erba (o acquistarla all’ingrosso già tagliata)” con sostanze “estranee”, in modo da ottenere da una “panetta” di 250 grammi, oltre un chilo di fumo.

Agli inizi del monopolio malavitoso della vendita del fumo fu il “puzzone” (falso hashish): cioè fumo che al suo interno contiene pochissima resina di cannabis addizionata con due tipi di sostanze la paraffina, e in molti “casi” l’henné, ovvero una miscela vegetale che nei paesi del nord Africa si usa come colorante e per fare i tatuaggi temporanei. Ma il terribile odore che emanava una volta acceso, oltre a non produrre nessun effetto, ha costretto i narcos locali a “cambiare fornitore”. Da allora il mondo delle droghe si è evoluto: droghe sintetiche prodotte in laboratori clandestini la cui composizione non è dato sapere, e per questo pericolosissime. Anche il “fumo” ha subito nuove mutazione. Gira da tempo a Cosenza un fumo che i pusher spacciano per il mitico e famosissimo “afgano” che come tutti sanno si ricava dalle infiorescenze femminili della cannabis sativa, in particolare dai tricomi, da cui si estrae, attraverso una serie processi, la resina. Ma nel nostro caso siamo di fronte ad una imitazione perfetta in tutto e per tutto all’originale. Anche all’odore. Impossibile distinguerlo dall’autentico afgano, solo dopo averlo fumato si può “notare” la differenza. E non tutti la “notano”, alcuni si autoconvincono di essersi sballati pur di non ammettere di aver preso la “sola”.

Il finto fumo afgano acquistato per qualche euro al grammo dai narcos locali, e rivenduto in “piazza” anche a 20 euro al grammo, si presenta, come l’originale, di colore scuro o nero sulla superficie esterna a stretto contatto con l’aria, mentre all’interno, generalmente marrone scuro o verdastro. L’odore appare estremamente pungente e aromatico e il prodotto si presenta con una forte consistenza elastica. Davanti a questa riproduzione perfetta dell’originale, non a caso la provenienza è Napoli (maestri nella contraffazione e dell’imitazione), siamo convinti che neanche quella buonanima di BobMallei, al tatto, alla vista e all’olfatto, avrebbe scoperto l’inganno. Quali siano le sostanze da taglio usate non è dato sapere, servirebbe un’analisi di laboratorio per stabilirlo, solo che in Italia è vietato analizzare sostanze illegali. Ma esiste un metodo semplice e casalingo per capire la qualità del fumo.

Ecco ciò che serve : un po’ d’acqua; un pentolino; un fornello; un filtro; un contenitore da freezer. La resina (ovvero la sostanza di cui è composto l’afgano) non si scioglie a contatto con l’acqua; le sostanze che spesso vengono aggiunte all’hashish per aumentarne il peso, invece, spesso sì e, solitamente, fondono senza doverle sottoporre a temperature troppo elevate. Grazie a questo metodo, dunque, esaminando le sostanze disciolte, è possibile scoprire se effettivamente l’hashish sia stato tagliato o meno.

Per prima cosa occorre riempire un pentolino d’acqua e accendere il fornello in modo da portarla a ebollizione. Una volta raggiunti i 90°/100°C è meglio abbassare la fiamma al minimo per poi immergere l’hashish diviso in piccoli pezzi all’interno del pentolino e, a questo punto, non resta che aspettare qualche ora. Se trascorso un po’ di tempo l’acqua inizierà a diventare scura, significa che al suo interno si sono disciolte tutte le sostanze di taglio staccate dalla resina. Se, invece, l’acqua rimane limpida, probabilmente siamo di fronte ad un hashish di seconda o terza scelta.

Questo processo può permetterci anche di “purificare l’hashish”: dopo aver immerso la resina in acqua bollente per più volte, questa si può considerare completamente purificata (per lo meno a occhio) solo quando l’acqua diventa completamente limpida. A questo punto è il momento di separare la resina dagli agenti contaminanti con l’aiuto del filtro. Dopo aver filtrato l’acqua, la resina raccolta dovrà essere messa ad asciugare all’aria e, successivamente, all’interno di un contenitore richiudibile all’interno di un freezer. Una volta che la resina avrà recuperato l’aspetto tipico dell’hashish, il processo di purificazione dalle sostanze da taglio si può considerare concluso.

Questa operazione vi permetterà inoltre di capire la vera quantità di hashish che avete acquistato: 10 grammi di fumo, che a Cosenza costano nel migliore dei casi a 15 euro al grammo, dopo questo trattamento diventano poco più di 2 grammi. Per un valore reale di 10 euro (caro pagato) a fronte di una spesa che si aggira sui 150 euro. Ora capite perchè certa politica, in accordo con i narcos si dice contraria alla legalizzazione (quasi tutto il mondo occidentale ha legalizzato l’uso delle droghe leggere): una gallina dalle uova d’oro così non si manda al “macello”. E la vigna continua.

P.S.: Non comprate più queste schifezze.