di Alberto Laise Assemblea Nazionale Pd
Puntuale come le tasse, ad ogni elezione, arriva l’annuncio: il Tribunale di Rossano verrà riaperto.
Lo dichiarava il senatore Rapani (meglio conosciuto come Rapina o cabriolet, ndr) nell’aprile del 2023 e lo annunciava la consigliera regionale Luciana De Francesco (forse qualcuno le avrà fatto dei disegnini per spiegarle che cos’è un tribunale, ndr) nel settembre del 2023.
Con toni meno pomposi e perentori lo annunciava, sempre a settembre 2023, il consigliere regionale Pietro Molinaro (quello della carne olandese spacciata per nostrana, ndr). E, andando indietro nel tempo, gli annunci sulla riapertura del Tribunale, si sprecano.
E proprio come l’idea che il centrodestra ha delle tasse (che si possono non pagare…) anche il Tribunale continua a non vedere una soluzione definitiva.
Lo schema è sempre lo stesso: noi faremo… poi arriva il Consiglio dei Ministri e, del Tribunale – che sia di Rossano ovvero della Sibaritide – non c’è traccia.
Eppure tutto l’arco politico ed istituzionale concorda sull’importanza che quel presidio avrebbe in un territorio come il nostro. Eppure tutti si dicono pronti a fare le barricate affinché il Governo s’impegni nella riapertura.
Poi, ara squagliata da nive (“alla squagliata della neve”), restano le promesse, restano i proclami e nulla avviene.
Ed infatti anche l’ultimo Consiglio dei Ministri, nonostante i proclami da Istituto Luce del senatore Rapani, tutto ha fatto tranne che prevedere il ritorno del tribunale di Rossano o l’istituzione di quello della Sibaritide.
E fosse solo per il Tribunale… Ospedale? Stessa cosa… annuncio vobis e poi il nulla…
Anzi si approva l’ampliamento del Tribunale di Castrovillari affidandogli “de facto” la competenza su tutta l’area di Sibari-Pollino.
Parliamo del Porto? Se si tratta di portarci spazzatura ovvero regalare le banchine al padroncino di turno sono tutti appecoronati… Se si tratta di potenziare le infrastrutture, investire nella banchina crocieristica, realizzare il piano regolatore… nessun impegno.
E questo emerge drammaticamente proprio nel confronto tra la Straface e Stasi: il sindaco che, giustamente, parla di insediamenti industriali – con adeguati piani industriali e strategici – nella zona ASI retrostante al Porto come accade in ogni porto del mondo, la consigliera regionale è costretta, e mai verbo fu più corretto, ad obbedire ai diktat che gli impongono Regione e Governo.
Ed è qui la differenza che, proprio partendo dalla storia del Tribunale e della sua soppressione, emerge la visione politica che si ha della città dalle parti concorrenti: una che lotta, si incatena, si impegna, si scontra con le decisioni che danneggiano la città… l’altra che piega l’interesse della città alla sua parte politica.