Corigliano-Rossano. Il grande imbroglio delle pale eoliche americane al porto (di Angelo Broccolo)

di Angelo Broccolo

La puntuale e precisa disamina di Fabio Menin, storico ambientalista calabrese, veicola un fascio di luce inquietante sulla questione del Porto di Corigliano-Rossano. In verità si disvelano in maniera eclatante i timori che il comitato di cittadini a difesa del Porto sin dall’inizio aveva manifestato e sui quali aveva provato ad attirare l’attenzione della Città .
Tentando in vario modo a rompere il muro di silenzio – ovviamente in alcuni casi complice- del mondo politico ed istituzionale sulla inopportunità di consegnare ad una multinazionale a stelle e strisce il futuro del nostro porto.

CORIGLIANO-ROSSANO, ECCO COSA C’E’ DIETRO LA BAKER HUGHES AL PORTO (https://www.iacchite.blog/corigliano-rossano-ecco-cosa-ce-dietro-la-baker-hughes-al-porto-una-base-per-il-business-delle-pale-eoliche/)

Nulla di nuovo in verità su queste latitudini attraversate e sottomesse ad una “borghesia” compradora, abituata a reggere il moccolo – in cambio di miserabili e minuscole briciole di potere locale -agli interessi economici esterni. E’ dall’unità d’Italia che funziona in questa maniera con sistematica violazione delle nostre risorse e sottomissione della forza lavoro. Chi non condivide è costretto all’esilio ovvero alla morte intellettuale.
A mò di chiosa non si confonda con le nostalgie borboniche che sembrano aver ripreso quota nel vuoto siderale della rappresentanza delle classi subalterne alle quali viceversa continuo a fare riferimento ideale.

L’umiliazione finale del ragionamento che si è provato ad usare come esca è stato quello delle poche decine di posti di lavoro da distribuire alla massa “derelitta” in cambio del totale e disinvolto regalo del nostro porto ad una multinazionale.
Alla faccia della difesa del sacro suolo natìo che a quanto pare viene evocato soltanto rispetto ai diseredati ovvero perseguitati che chiedono aiuto ottenendo, come Cutro dimostra, l’infame e vile diniego cristiano della solidarietà.

Si smentisca ufficialmente quanto asserito da Fabio Menin, persona seria e preparata, sul rischio che il nostro porto diventi ricettacolo di pale eoliche, che in verità sostanzia nel merito un rifiuto che le istituzioni democratiche avrebbero dovuto opporre in termini di difesa del territorio e della democrazia a chiunque stabilisca che possano esserci spazi territoriali svincolati dalla necessità di essere sottoposti al parere diretto delle popolazioni residenti.

Peraltro chi scrive non ha mai sostenuto aprioristicamente il no all’investimento, bensì si chiede, come centinaia di altri concittadini, quali ragioni impediscano l’investimento nella adiacente zona industriale a poche centinaia di metri dal porto.

Il richiamo finale di Fabio sulle priorità di questa terra, priva com’è di strade, ospedali, scuole, asili, messa in sicurezza del territorio ecc., problematicità che lungi dall’essere poste all’ordine del giorno della discussione politica al contrario vengono omesse di fronte alla ridicola promessa di un ponte effigie della strutturale incapacità delle nostre classi dirigenti -vedasi sopra- di fronte alle mire propagandistiche-questo sono peraltro -del ministro nordista.
Tenendo ben chiaro che sul nostro Sud sta per abbattersi lo tsunami dell’autonomia differenziata ovvero la definitiva condanna alla morte sociale e civile del mezzogiorno d’Italia.

La logica della subalternità delle classi dirigenti locali ai desiderata dei loro padroni esterni è plasticamente rappresentata dagli eventi riguardanti il nostro porto, la chiave di lettura per una rivolta delle coscienze sta tutta lì,tocca ad ognuno di noi aprirla alla insubordinazione!