Coronavirus, 62° giorno. Fase 2, aziende e uffici verso la riapertura, le scuole no

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Molte domande, qualche proposta e nessuna risposta certa. Si potrebbe sintetizzare così la situazione vissuta da migliaia di famiglie italiane, divise tra la necessità (e la possibilità che si inizia a intravedere) di tornare al lavoro e la gestione dei figli. Che sono rimasti e, probabilmente, continueranno a rimanere a casa. La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina lo ha detto: non si tornerà a scuola fino a settembre, anche per avere il tempo di riorganizzare il ritorno sui banchi. Si parla di Fase 2 dando per scontate due cose: la ripresa delle attività e lo stop prolungato delle scuole. Questo significa che per milioni di italiani si pone un problema: che fare con i nostri figli? Secondo un’indagine condotta dalla piattaforma internazionale Yoopies, che incrocia domanda e offerta di assistenza all’infanzia e servizi alla famiglia, se finora in circa l’87% dei nuclei familiari presi in esame almeno uno dei due genitori è rimasto a casa con i bambini (solo nel 13% dei casi entrambi hanno continuato a lavorare fuori casa) dal 4 maggio queste due quote saranno molto più bilanciate.

Nel 53% delle famiglie, infatti, entrambi i genitori dovranno tornare alla propria occupazione, mentre nel 47% dei casi uno dei due genitori potrà rimanere a casa con i bambini, o attraverso lo smartworking o per una sospensione dell’attività lavorativa. E allora ci si domanda se e quando verranno date indicazioni ai genitori su cosa fare e a chi affidare i propri figli, mentre loro dovrebbero tornare in fabbrica o in ufficio nella fase 2. Un tema ancora più urgente visto che molte strutture, dagli oratori alle ludoteche, potrebbero rimanere chiuse e che i nonni, più esposti al rischio del contagio, dovranno probabilmente rinunciare ancora per un po’ al ruolo che hanno sempre avuto nell’accudire i nipoti. Anche quella della baby sitter, per chi può permettersela, è un’opzione che genera perplessità, per esempio sulla necessità di sottoporle ai tamponi prima di affidare loro i pargoli.

Congedi e bonus baby sitter: le misure messe in campo finora – Le misure messe in campo finora sono quelle del congedo parentale di 15 giorni al 50% dello stipendio (per genitori lavoratori con figli fino a 12 anni) che dovrebbero raddoppiare nella fase 2 e, in alternativa, del bonus babysitter da 600 euro (chiesto finora da 40mila famiglie). Sarebbe poi in arrivo nel prossimo decreto un assegno, da aprile a dicembre, per chi ha figli fino a 14 anni. Un aiuto che varia in base a reddito e numero di figli. E poi c’è lo smartworking. Facile a dirsi, perché per molte attività, per esempio nelle fabbriche, non è praticabile e la maggior parte delle piccole e medie aziende, in tutta Italia, non sono attrezzate per il lavoro da remoto. “Le misure messe in campo finora sono insufficienti, perché non si può pensare di andare avanti con i congedi parentali a metà dello stipendio o mettendosi in ferie e rischiando di perdere il posto di lavoro, cosa che capiterà a molti” spiega a ilfattoquotidiano.it il presidente dell’Associazione genitori italiani, Rosaria D’Anna. “Non si possono aprire fabbriche e uffici senza prevedere un cammino parallelo, anche se a step, per le scuole – aggiunge – perché le famiglie sono il vero motore dell’Italia e perché anche la formazione scolastica sta andando avanti tra mille difficoltà, soprattutto grazie all’impegno dei genitori”.

Gli appelli al Ministero – “Facendo parte del Forum nazionale delle associazioni dei genitori nella scuola, abbiamo chiesto un incontro al ministro Azzolina – aggiunge – ma finora non c’è stato alcun riscontro”. La speranza era quella di far rientrare almeno i ragazzi che devono affrontare gli esami di maturità, per loro è un momento importante. In una lettera indirizzata alla ministra dell’Istruzione, oltre mille tra genitori, docenti, educatori, pediatri, psicologi e giornalisti, già attivi nel comitato promotore di ‘Un’ora d’aria per i bambini’, hanno chiesto con l’hashtag #PrimaLaScuola, di “progettare la ripresa delle attività scolastiche in presenza almeno a settembre, ma anche prima per i più piccoli”. La proposta, pubblicata sulla piattaforma Avaaz, è quella di riaprire dalla fase 2 “i servizi educativi facoltativi alla prima infanzia, nidi e materne e scuole primarie, eventualmente con gradualità (dando precedenza alle prime classi)”.