L’annuncio di ieri del presidente del Consiglio Conte di rendere tutta l’Italia “zona rossa” (una scelta obbligata per arginare il contagio), accompagnato da quel catastrofico “non c’è più tempo”, più che tranquillizzare gli italiani, ha contribuito a creare ulteriore panico. Conte, visibilmente provato, non è andato oltre, nel suo breve discorso a reti unificate, alla “lettura” delle disposizioni previste dal decreto, limitandosi ad “invitare” gli italiani, con un palese tono funesto, a restare tappati in casa. Non una parola sui tempi, non una parola di speranza, non una parola di conforto, ma soprattutto non una parola sulla cura. Dalla prima all’ultima parola, Conte, ha trasmesso solo pessimismo. Come a dire: l’unica cosa che riesco a dire è quella che mi suggeriscono gli esperti: dovete restare chiusi in casa fino a nuovo ordine che non si sa quando arriverà, dopodiché… che Dio ce la mandi buona.
Un discorso un po’ troppo vago e solo incentrato sugli “obblighi” accompagnato dal terrificante pensiero di dover rinunciare in maniera irreversibile al nostro stile di vita; un discorso privo di fiducia “nel domani” pronunciato in momento dove l’affidabilità nel trasmettere “sicurezza” ai cittadini da parte di chi ci governa, sta alla base di tutto. Conte, con l’aria di sconforto che gira, oltre alle disposizioni e agli obblighi, avrebbe potuto pronunciare anche qualche slogan del tipo “ce la faremo”, “noi non ci arrenderemo mai”; cosi come avrebbe potuto mostrare un po’ più di entusiasmo, ma soprattutto avrebbe potuto dire: stiamo lavorando in sinergia con il resto del mondo per produrre il vaccino contro il coronavirus, perciò fino al quel giorno saremo costretti a restare tutti in “quarantena”. Ma non disperate perché quel giorno è sempre più vicino.
Ecco, nel suo discorso è mancato ogni riferimento alla speranza, alla soluzione del problema, e al ritorno alla normalità. Perché?
Ed è per questo che la domanda sorge spontanea: perché nessuno parla mai della cura? Come mai non c’è un aggiornamento costante sugli sviluppi della ricerca per la produzione del vaccino? Quanto attendibili sono le poche info che girano sulla produzione del vaccino? Ma soprattutto come mai la nostra comunità scientifica non aggiorna con una sola voce i cittadini su a che punto è la ricerca?
Oltre a contare i morti e i contagiati, dovremmo iniziare anche a pretendere di sapere la verità ufficiale sulla produzione di questo benedetto vaccino. Perché quello che ci serve adesso più di ogni altra cosa è un orizzonte di speranza.
P.S.: i provvedimenti economici dovrebbero andare di pari passo con i provvedimenti di “quarantena” ! È facile dire “io resto a casa” se non sei obbligato ad uscire per andare a lavorare.