Coronavirus, verso un inevitabile prolungamento della quarantena

Le possibilità che tutto finisca, come da decreto, il 3 aprile, e lo abbiamo capito tutti, sono pari a zero. Gli Italiani sono già rassegnati ad un inevitabile prolungamento della quarantena. C’è chi dice che sarà prolungata fino al 15 di aprile, c’è chi dice, invece, che arriveremo al 30 aprile. Una cosa è certa: si continua a restare tappati in casa fino a data da destinarsi. I numeri ci dicono che ancora l’emergenza non è passata – stando ai numeri che ogni giorno alle 18 il Dipartimento di Protezione Civile “elenca” nel quotidiano “bollettino” – e che quella che abbiamo davanti, è ancora una strada tutta in salita.

Questo perché gli ospedali italiani sono al collasso e non sono in grado di “ospitare” nuovi pazienti nei reparti di terapia intensiva. Già, perché questo stramaledetto virus, a differenza dei conosciuti virus influenzali, nella sua azione parassitaria provoca gravi problemi all’apparato respiratorio, specie nei soggetti deboli o immunodepressi, “trattabili” clinicamente solo con il supporto di un ventilatore polmonare. Ed è per questo che fino a che non volerà il numero dei guariti seguito da un significativo calo dei contagi, ci toccherà restare ancora chiusi in casa. Se non si liberano posti letto negli ospedali, in particolari nelle terapie intensive, la nostra sanità non può più permettersi altri focolai che potrebbero produrre centinaia e centinaia di casi in cui necessita la respirazione assistita. Perciò bisogna prolungare la quarantena. Evitare il contagio è l’unica arma in questo momento a nostra disposizione: se collassa il sistema sanitario nazionale, collassa l’intero paese.

Il tempo di quarantena è legato, ovviamente, all’efficacia delle cure che i nostri sanitari stanno somministrando ai tanti i pazienti ammalati di covid-19. E alla scoperta del vaccino, naturalmente. “Dati” che all’oggi, purtroppo, non stanno dalla nostra parte: gli ammalati continuano ad essere più dei guariti, e questo vuol dire che le cure messe in campo dai nostri medici non funzionano allo stesso modo su tutti gli individui, e che, purtroppo, siamo ancora lontani dalla “scoperta” di una cura (ad infezione avvenuta) che “vada bene” per tutti. Da questo dipende la fine della quarantena.

Cosi come siamo ancora lontani dalla scoperta di un vaccino immunizzante. A darci la brutta notizia il direttore generale dell’organizzazione mondiale dell’organizzazione mondiale della Sanità Tedros Ghebreyesus nella conferenza stampa di aggiornamento sull’andamento della crisi: «Il vaccino contro il Covid-19 è ancora lontano, ci vorranno almeno 12-18 mesi».

E aggiunge: «Ora ci sono più di mezzo milione di casi confermati di Covid-19 nel mondo e oltre 20.000 decessi. Sono numeri tragici, ma ricordiamoci anche che in tutto il mondo oltre 100.000 persone hanno recuperato dal coronavirus. Ho avuto modo ieri di rivolgermi ai leader del G20 e dire loro che dobbiamo combattere con tutte le armi a nostri disposizione, essere uniti perchè da solo nessuno può vincere questa battaglia e usare la capacità produttiva e l’innovazione per individuare gli strumenti con cui salvare vite umane. Ogni giorno che passa impariamo di più su cosa funziona e cosa no e oggi abbiamo avuto una conference call con i ministri della Salute di diversi paesi fra cui Cina, Giappone, Singapore e Corea hanno condiviso le loro esperienze. Tutti hanno sottolineato come sia importante scoprire tempestivamente i casi, attuare procedure di isolamento, ottimizzare le cure e impegnare le comunità nella lotta».

Ecco: fino a che non sarà “ottimizzata” una cura, per noi la quarantena continuerà, fino a quando non si sa… tutto dipende dal conflitto interno alle multinazionali del farmaco, ma questa è un’altra storia.