Corruzione a Cleto, tutti gli affari dell’ex sindaco Longo e dei suoi complici “colletti bianchi”

PAOLA – Le indagini del procuratore di Paola Pierpaolo Bruni sull’ex sindaco di Cleto Giuseppe Longo e sui suoi compari “colletti bianchi” sfociate ieri nell’emissione di tre misure cautelari non sono certo nuove (https://www.iacchite.blog/appalti-e-concorsi-truccati-tra-cleto-e-aprigliano-3-misure-cautelari-e-28-indagati/). Già a novembre del 2021 era emerso che Longo e i suoi complici intercettavano finanziamenti stanziati dal ministero dell’Interno destinati a fronteggiare il dissesto idrogeologico grazie alla complicità di funzionari ministeriali compiacenti. Soldi che sarebbero finiti in mano a progettisti “amici” già preventivamente individuati.

Questo emergeva, all’epoca, dall’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Paola che aveva portato al sequestro di documenti, telefonini, tablet e a perquisizioni domiciliari a carico di dieci persone tra cui l’ex sindaco di Cleto Giuseppe Longo e il progettista cosentino Arturo Veltri, elemento di spicco di una delle famiglie più importanti della borghesia della Città dei Bruzi. Il giovane Veltri era indicato come componente di un gruppo di progettisti individuato da Marcello Mazza e in affari illeciti con il Comune di Cleto. Tutti indagati, a vario titolo, per corruzione e turbata libertà degli incanti.
Le fiamme gialle della Tenenza di Amantea, delegate all’indagine, avevano inoltre avviato sequestri di atti presenti nel Comune di Cleto, che ieri hanno dato altri riscontri su appalti e concorsi truccati.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore capo Pierpaolo Bruni e dai sostituti Maria Francesca Cerchiara e Teresa Valeria Grieco, era partita dalle attività svolte dalle fiamme gialle e che avrebbero disvelato un sistema corruttivo in atto lungo il Tirreno cosentino con una sponda nel ministero dell’Interno a Roma. Grazie infatti all’acquisizione di «notizie riservate fornite verosimilmente da funzionari ministeriali» il Comune di Cleto sarebbe stato «agevolato nell’ottenimento di finanziamenti dal ministero dell’Interno per tramite dei “mediatori”».
Sarebbe stato lo stesso ex sindaco, all’epoca dei fatti, primo cittadino di Cleto ad avvalersi di alcuni soggetti che definisce «i punti giusti» per garantirsi un flusso di soldi tale che si «stancheranno di contarli» da destinare a progettisti amici. Si tratta di un gruppo di professionisti che farebbero capo a Marcello Mazza che risulterebbe «il principale referente» di progettisti a cui il Comune di Cleto avrebbe affidato incarichi in violazione della normativa sugli appalti.

A finire nel mirino della procura di Paola c’erano già dieci persone a cui venivano contestati appunto, a vario titolo, corruzione e turbata libertà degli incanti. Si tratta in particolare di:

Sandro Bonacci (Latina), Cosimo Bianchi (Fori, Latina), Domenico Presta (Buonvicino), Marcello Mazza (Piane Crati), Giuseppe Longo (Cleto), Pantaleone Francesco La Valle (Soverato), Felice Stefano Marascio (Montepaone), Arturo Veltri (Cosenza), Paolo Stilla (Grimaldi), Carmela Di Cianni (San Sosti).

Ora gli indagati sono saliti a 28. Questi i nomi “nuovi”.

Salvatore Paonessa di Lamezia Terme, Alfonso Francesco Alimena di Aprigliano, Alessandro Isabella di Cleto; Antonio Mario Cascarano di Cinquefrondi; Antonio Mottola di Benevento; Francesco Algieri di Cosenza; Franco Fata di Amantea; Giuseppe Filice di Cleto; Salvatore Carnevale di Fuscaldo; Floriana Spirito di Cleto; Amedeo Colacino di Catanzaro; Maria Tenuta di Montalto Uffugo; Carmen Dirini di Castrolibero; Giovanna Principe di Rovito; Giovanna Oliverio di Cetraro; Italo Ianni Palarchio di Amantea; Giuseppe Falsetti di Amantea e Laura Conte di Amantea. 

Tra i progetti finiti nel mirino della procura di Paola c’è un finanziamento relativo alle opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici e del territorio per un milione di euro; l’intervento di consolidamento e messa in sicurezza della scarpata a ridosso della strada comunale “Cleto-Albergata-Maria di Savuto” per 550mila euro; il consolidamento e messa in sicurezza della scarpata a ridosso della strada comunale “Serra Cavallo-Campo sportivo e Cava Cecilia” per 450mila euro; spese di progettazione per gli interventi di messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico per un ammontare totale di 387mila euro. 

LA “SPIA” NEL MINISTERO

Poco più di un anno fa, inoltre, era stata individuata la “spia” del Ministero. Il Comune di Cleto «sarebbe stato agevolato, nell’ottenimento dei finanziamenti dal Ministero dell’Interno proprio per il tramite dei “mediatori” Sandro Bonacci e Cosimo Bianchi grazie a notizie riservate fornite verosimilmente da funzionari ministeriali». A metterlo nero su bianco, era stato il Tribunale del Riesame di Cosenza che si era espresso in merito al ricorso presentato dallo stesso Cosimo Bianchi, indagato nell’inchiesta della Procura di Paola che ha coinvolto il Comune di Cleto fino a ipotizzare la complicità di funzionari ministeriali.

Complicità che era stata riconosciuta dagli stessi giudici di Cosenza. Ma dalle carte del Riesame, depositate e notificate alle difese, viene fuori con chiarezza che sarebbe proprio Cosimo Bianchi, di Latina, «l’amico di Roma» legato al Ministero che avrebbe quindi spifferato notizie riservate al Comune di Cleto al fine di ottenere finanziamenti pubblici per oltre un milione di euro da destinare a importanti opere pubbliche. Fondi che sarebbero stati poi dirottati a «progettisti amici» del Comune di Cleto.