Il gup di Napoli Enrico Campoli ha condannato per corruzione l’imprenditore Danilo Iervolino, proprietario della Salernitana e già patron dell’università Pegaso, al termine del processo in abbreviato sulla corruzione di alti dirigenti del Ministero del Lavoro. A Iervolino sono stati inflitti quattro anni di reclusione (così come chiesto dal pm Henry John Woodcock al termine della sua requisitoria lo scorso 16 settembre) nonché il divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione per 4 anni.
Cinque anni, invece, per Francesco Cavallaro, segretario generale della Cisal, con interdizione perpetua dai pubblici uffici e il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per 5 anni; due anni e otto mesi Mario Rosario Miele, collaboratore di Iervolino.
Secondo la Procura della Repubblica di Napoli, il Direttore Generale del Ministero del Lavoro avrebbe ricevuto tra il 2019 e il 2022 utilità non dovute, tra cui l’assunzione del figlio Antonio Rossi presso Unipegaso quale professore a contratto, da Francesco Cavallaro, Segretario Generale della CISAL.
La corruzione sarebbe stata finalizzata ad ottenere il nulla osta del predetto Ministero alla scissione asimmetrica parziale del patronato ENCAL-INPAL e in seguito un trattamento assolutamente privilegiato e di favore rispetto al patronato INPAL.
Il patronato INPAL e il sindacato AIC, parti civili costituite nel procedimento, rispettivamente difese dall’Avv. Giuseppe Murone e dal Prof. Avv. Pierpaolo Dell’Anno, hanno rassegnato le proprie conclusioni e richiesto la condanna al risarcimento del danno con concessione di provvisionale immediatamente esecutiva.
In precedenza, diverse sentenze amministrative del TAR Lazio avevano già riconosciuto come le somme pubbliche del Fondo Patronati ai sensi della l. n. 152 del 2001, gestite con provvedimenti a firma di Concetta Ferrari, fossero state spartite in maniera non conforme a legge.









