“Con i miei rapporti sono riuscito a bloccare il sistema … il Consiglio di Stato ha dato ragione a me…”.
Così Raffaele Pizza, faccendiere calabrese (di Sant’Eufemia d’Aspromonte) coinvolto nell’inchiesta della Procura di Roma, ostentava i suoi rapporti in una conversazione del 9 gennaio 2015 con Davide Tedesco, collaboratore di Angelino Alfano. La conversazione, intercettata, è allegata alla richiesta di arresto. Pizza si riferiva al ricorso che nel 2008 consentì la riammissione della lista Dc alle elezioni.
Il faccendiere coinvolto nell’inchiesta della Procura di Roma è Raffaele Pizza, fratello di Giuseppe, quest’ultimo sottosegretario alla pubblica istruzione dal 2008 al 2011, ora segretario nazionale della nuova Democrazia Cristiana.
“La dimostrazione è questa… io sono riuscito con i miei rapporti…nonostante c’erano il Presidente della Repubblica… il Presidente del Consiglio…il Ministero degli Interni… tutto quanto…con i miei rapporti sono riuscito a bloccare il sistema…il Consiglio di Stato ha dato ragione a me…”.
Diceva così, ostentando la sua sfera di influenza, Raffaele Pizza, detenuto con l’accusa di essere uno dei promotori del sodalizio criminale dedito al riciclaggio alla corruzione ed all’esercizio di influenze su appalti pubblici e nomine in società .
Nello stesso provvedimento, il pm Stefano Rocco Fava, parlando delle influenze politiche di Pizza, sottolinea come nel corso delle indagini siano “affiorati consolidati rapporti vantati con il pregresso management di Poste Italiane, oltre che con attuali manager di società poste sotto il controllo di tale gruppo, nonché con organi di vertice di enti e società pubbliche, quali Inps ed Enel”. Rapporti, per la procura, finalizzati alla conclusione di affari ed all’ottenimento di vantaggi economici