Il Ponte sullo Stretto in una cosa è già riuscito: collegare in un unico no Sicilia e Calabria. E’ stato il giorno della ribellione, che a dispetto delle solite discrasie sui numeri, è pressoché dirompente. Perché i messinesi in piazza erano tanti, diversi e impegnati e hanno punteggiato con il rosso e blu delle bandiere al vento, il corteo partito da piazza Cairoli per arrivare in Piazza Lo Sardo. E non mancavano i calabresi: alla fine erano in cinquemila a sfilare contro il “mostro” di Salvini.
Un corteo che ha sfidato il caldo, gli eventi culturali collaterali che si svolgeva quasi in contemporanea (la rievocazione dello Sbarco di Don Giovanni D’Austria), e che è cresciuto strada facendo così come crescono i movimenti No Ponte. E non sono solo i “vecchi” che hanno fatto la loro scelta da tempo e si dicono non disposti a farsi prendere in giro dalle panzane delle grandi infrastrutture ma anche tanti giovani che hanno detto orgogliosamente no.
“Chiudiamo la Stretto di Messina Spa” e “Vogliamo l’acqua dal rubinetto, non il ponte sullo Stretto!”, gli slogan della manifestazione che si è svolta pacificamente. Massiccio ma discreto lo spiegamento delle forze dell’ordine. I manifestanti non si sono fatti intimorire dalle “minacce” dei ridicoli decreti sicurezza di Salvini e dei suoi scagnozzi.
Una mobilitazione importante che arriva durante uno dei periodi di siccità più gravi di sempre e che proprio sulla minaccia delle ripercussioni che i futuri cantieri potrebbero avere sulle risorse idriche di una delle zone più affamate d’acqua in Italia, ha fissato l’attenzione, richiamando le tante criticità sollevate, sul punto, dagli stessi tecnici della commissione del Ministero dell’ambiente che nel documento recapitato alla Stretto di Messina avevano sottolineato le tante incongruenze della bozza di progetto definitivo riaggiornato in fretta e furia dalla stessa società guidata da Ciucci.