“E’ la stampa bellezza…”, così recitava Humphrey Bogart nel film Deadline (1952) nei panni del direttore del quotidiano “The Day”, Ed Hutcheson, al telefono con il gangster Rodzic (Rienzi), mentre sullo sfondo la rotativa stampa il giornale che pubblica le prove della sua colpevolezza. E chiude la telefonata dicendo al gangster: “…e tu non puoi farci niente. Niente”.
Un film bellissimo che insieme ad un’altra importante pellicola, “Tutti gli uomini del presidente” (1976), rappresenta appieno i valori, i principi e i compiti del giornalismo. Chiunque abbia visto questi film capisce che l’indipendenza della stampa in una democrazia è la cosa più importante. E chi si onora di questo titolo – che non si “ottiene” solo con un esame e l’iscrizione all’albo, ma è qualcosa che trascende da questo e va dritto alla coscienza dell’uomo. Il giornalista è un missionario del sociale, il cane da guardia della democrazia, la “voce dei senza voce” – sa bene a cosa mi riferisco.
Il giornalista, così come il satiro, per essere veramente libero, non può e non deve appartenere a nessuno. Come il satiro che irride sempre e comunque il potere politico, qualunque esso sia, perchè questa è la sua “natura”, anche il giornalista ha sempre il dovere di andare fino in fondo, senza guardare in faccia nessuno. Ogni tipo di “appattamento” con qualsivoglia potere, di fatto neutralizza la veridicità della notizia. Per un giornalista chiedere ciò che non quadra, al suo intervistato, è un suo preciso dovere. Che può esercitare solo chi non è affiliato a questo o quel potere politico.
Da quando Occhiuto è stato sfiduciato, non fa altro che passare da una redazione all’altra. Rilascia interviste, a tutti, o quasi, dove parla dei suoi presunti successi amministrativi, della sua popolarità tra la gente, della sua trasparenza, e della sua onestà. Forum di qua, conversazioni di là, tutte uguali.
Dove è chiaro che nessuno dei giornalisti, oltre alle domande di rito e quelle concordate, osa avventurarsi nell’oscuro mondo dei suoi traffici.
A dire il vero, solo il direttore Pollichieni si è addentrato, ma non troppo, nei meandri delle “accuse” di illegalità che gli sono state rivolte da esponenti di rilievo del PD. Ma non ha insistito sulla vacuità della risposte.
Gioca a fare la vittima Occhiuto, come se lui fosse arrivato da Marte. Puntando tutto, con la compiacenza di chi lo intervista, sull’osceno tradimento che ha subito. La gente è con me, ripete, perché ha capito che quello che è avvenuto è frutto di un accordo meschino per spartirsi la città. E quando dice questo, nessuno dei giornalisti che lo intervista gli chiede: quelli che lei oggi definisce intrallazzatori, cioè tutta la coalizione che l’ha sostenuta nel 2011, fin quando sono stati con lei non lo erano?
Cosa che anche i suoi più agguerriti sostenitori feisbucchiani non si chiedono.
Cioè, fatemi capire: quando Morrone, cinghiali e Madame Fifì uscivano tutte le sere insieme ad Occhiuto, di cosa parlavano, dello stato sociale della città o dei fatti loro? Capisco la partigianeria, ma non chiedersi questo è sinonimo di servilismo a prescindere. Di idolatria, oltre che di mancanza di senso critico. Una cosa terribile.
Parla di tradimento Occhiuto, lui che di questa pratica si nutre da sempre. E’ convinto che la città è con lui. Mi viene da chiedergli, al posto di quelli che lo intervistano, di quale città parla. Di quella della borghesia economica con la quale ha fatto affari con i soldi pubblici, rubandoli ai cittadini? Dei suoi creditori? Di questi quattro radical chic che passano la loro esistenza spostandosi da un locale all’altro? Di qualche intellettuale buono per ogni stagione?
O della città dei quartieri popolari, dei senza casa (quelli veri non quelli a nonna), dei disoccupati, dei commercianti, della partite Iva, dei pensionati, dei senza assistenza, dei lavoratori, delle famiglie?
Di cosa parla Occhiuto nelle sue finte e concordate interviste, oltre a sciorinare opere che alla fine, e chi è onesto intellettualmente lo sa, si riducono a quattru mattuni ‘mbacchiati a santa Teresa?
Forse ha spiegato cosa ha fatto per il sociale? Per le migliaia di cosentini a reddito zero? Per le scuole o gli asili? No, niente di tutto questo. Non sentirete mai una parola su questi temi perché non ha risposte da dare. Perché non ha fatto niente.
Anzi, dice spesso che per questi problemi non ci sono le risorse o che il Comune non ha le competenze. Ma quando si tratta di trovare 10 milioni di euro da dare alle ditte amiche, non solo i soldi si trovano, ma si forzano anche le competenze, fino all’illegalità.
Per dare una casa a chi non ce l’ha esistono le procedure, le graduatorie, la trasparenza, per dare affidamenti, locali comunali, e cancellare i debiti che molti costruttori hanno nei confronti dei cosentini come oneri di urbanizzazione, ai suoi amici non serve niente, basta la parola.
Le carte le devono fare solo i morti di fame. Io non capisco come alcuni cosentini che nulla hanno avuto da questo, parlo dei diritti non dei piaceri, possano dar credito ancora a questo truffatore. Che per quattro e passa anni ha sperperato denaro pubblico prelevandolo dalle casse comunali (i soldi che voi versate per le tasse al Comune), per appararsi i suoi debiti.
E’ facile come fa lui farsi intervistare, tanto nessuno gli chiede per esempio di spiegare come è possibile affidare 153 determine ad una ditta. Come è possibile chiamare pista ciclabile una alliccata di cemento. Oppure di spiegare la truffa dei tombini da stippare. O dei lavori iniziati e che mai vedranno la luce. E ancora di appalti pilotati e di subappalti illegali. Della truffa del granito silano, piuttosto che del muro di Portapiana, e delle luminarie. Dei tanti cottimi fiduciari, e somme urgenze date all’acqua di rose senza riscontro dell’avvenuto lavoro, nè ordini di servizio. Della presenza nel suo staff di uomini legati ai clan. Solo per dirne alcune.
Ma cosa volete che siano queste cosucce? L’importante adesso è parlare dell’ingiustizia che ha subito Occhiuto: il tradimento posto in essere da quelli che un tempo erano suoi complici. Ci ha provato Occhiuto qualche volta a dire qualcosa su questi argomenti paragonando la sua attività amministrativa con quella del cardinale Ambrogio. Paragone che non regge, come abbiamo spiegato altre volte. Perché l’uno è la continuazione dell’altro.
Come a dire: Franco Ambrogio ha rubato pesante, Occhiuto di meno. Sempre due ladri rimangono, però. Non è che perché il cardinale Ambrogio, che noi denunciamo da tempo, ha rubato di più dobbiamo assolvere Occhiuto.
Un ragionamento, quello di chi assolve Occhiuto, che solo chi è privo della benchè minima sensibilità civica e sociale può fare. Il dato conclamato rimane: Occhiuto non ha chiarito niente sulla sua attività amministrativa e su come ha gestito il denaro pubblico. E questo, state certi, non lo dirà mai, perché sa che nulla può rispondere quando carta canta.
Ecco perché evita quei giornali come il nostro che potrebbero metterlo in seria difficoltà, additandoci come terroristi ed altro. La verità è che è un vigliacco, un incapace a dire la verità, perché se così non fosse non avrebbe nessun problema ad incontrarci viso a viso e rispondere alle nostre domande. Come si dice: acqua chiara un tema truani.
Evidentemente non è così limpido come dice di essere. Vieni da noi Occhiù, che non ti facciamo niente, solo qualche domanda per far meglio capire alla gente che dici di avere dalla tua parte che pesce sei.
Anche se la stragrande maggioranza dei cosentini lo ha già capito (quelli che vivono del proprio lavoro e ci tengono alla dignità) che pesce sei: quello che dopo tre giorni puzza.
GdD