Cosenza 2016, il silenzio è d’or(z)o

Dopo la proclamazione ufficiale di Lucio Presta come candidato a sindaco del PD e dei satelliti che gli ruotano attorno, la discussione politica, da allora, è ferma ai nastri di partenza.

Eppure ci aspettavamo che, sciolto il nodo candidato, la discussione virasse, finalmente, verso altri lidi: programma per la città e soluzioni politiche ai problemi. Invece niente, tutto tace rispetto a questo.

Candidati, partiti e capipopolo vari non si esprimono, se non per sommi capi. L’unico argomento politico che circola è l’appello all’unità del centrosinistra. Dopo lo strappo di Paolini, scartato dal PD, gli alleati, su mandato dei pezzotti romani, tentano la ricucitura. Vogliono riaprire le trattative con il PSE. E tutta la discussione adesso è incentrata su questo.

Nonostante i sostenitori di Enzo continuino a dire che loro restano dove sono. Un dire, il loro, che potrebbe essere anche una tattica, ma per il momento lo prendiamo per quello che è: un no netto e deciso a ritornare al tavolo. Ne fanno una questione di coerenza e dignità, i consiglieri che sostengono Paolini. E se così è, difficilmente ritorneranno sui loro passi.

A meno che, come usa dire il consigliere Roberto Sacco, la tiritera dei consiglieri vicini a Paolini, come dicevo prima, non è fatta apposta perchè ancora non si è visto “l’orzo bimbo”, e l’orzata (metafore simpatiche usate dal consigliere per esprimere il denaro, la vil pecunia, il flusso dei soldi) non scorre come si aspettavano, forse. Vedremo, se la questione è relativa all’orzo o alla dignità.

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Ma può anche essere che chi lancia gli appelli all’unità, di fatto, non è questa che realmente cerca. Forse ha bisogno di una scusa per mettersi in evidenza e nel contempo alimentare sottobanco il malcontento, non espresso, che circola tra i gruppetti e i listini che si sono dovuti cuddrari il candidato calato dall’alto. Magari da questo malcontento che serpeggia sottobanco, forse qualcuno pensa possa nascere un altro “cartello elettorale”, a cui, perché no, con la scusa di gridare all’unità, mettersi a capo.

Al di là di questa surreale discussione sul finto richiamo alla unità politica del centrosinistra, non si registra altro in termini di elaborazione politica per mettere a punto uno straccio di programma condiviso. Tutto è fermo, immobile, sospeso. Nessuno che parla, o che esprima che so, un pensiero, una idea, un concetto, su cosa si vuole proporre ai cittadini come soluzione dei loro problemi, niente, neanche per sbaglio.

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Ma chissà perché faticano a parlare di programmi? Se è vero che i giochi sono fatti (sostanzialmente), almeno quelli che già sicuramente sono in campo, perché non approfittare di questo tempo per parlare con la gente? Portarsi avanti con il lavoro come si suol dire.

Sembra che non gliene freghi niente dello stato in cui versa la città. Infatti non ne parlano. E questo è strano. Di solito raccontano chiacchiere a dire basta sui programmi, perché tanto non costa nulla. Cosa che potrebbero fare anche adesso, ma che nessuno fa. Non è neanche partita la campagna elettorale sottobanco, tipo promesse di lavoro, bollette, contributi e orzo vario. Eppure mancano solo 100 giorni alle elezioni. E non sono tanti, se veramente si vuole incontrare la città, quartiere per quartiere.

Come mai tergiversano sulla comunicazione che, si sa, è l’anima della politica? Potrebbero, anche solo di mera facciata, raccontarci qualche cazzata, magari scopiazzata da qualche parte, e nel mentre trafficare sottobanco. Invece no. Non fanno neanche questo. Sembrano tutti sospesi in un limbo. Nessuno si espone su niente.

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Del resto, tutti i gruppi che compongono la Santa Civica Alleanza hanno sottoscritto la candidatura di Presta a scatola chiusa. Senza sapere se la pensano allo stesso modo oppure no. Nessuno all’oggi ha detto, chiaramente, quali sono le linee guida di un eventuale programma dell’alleanza.

Viene da chiedersi su quali basi è stato fatto questo accordo, se l’argomento non è stata la politica (quella con la P maiuscola)? Ovviamente è una domanda retorica. Insomma tutto fermo, nessuno dice come la pensa su questo o su quel problema. E’ come se tutti aspettassero un evento divino, prima di parlare. Se prima non arriva il “Messia” nessuno parla chiaro.

Perché ciò che si dice oggi, ad evento divino arrivato, potrebbe non avere senso domani. Conviene, dunque, nel limbo, stare zitti, fare ricchia i mercanti, e guardarsi a manu. Perché se è vero quello che circola in queste ultime ore dappertutto, e cioè che l’evento è lì lì per arrivare, lo scenario politico locale potrebbe cambiare di nuovo ed è meglio non trovarsi con parole dette che potrebbero compromettere nuove alleanze.

Il silenzio della politica, in questo senso, è indicativo che ciò che deve succedere sta per succedere. Altrimenti perché stare zitti, quando, così come piace tanto a loro, potrebbero sparare cazzate su progetti stratosferici e chiacchiere di guagna per tutti a mille?

GdD