Cosenza 2016: la Bindi, Occhiuto ’94 e i carichi pendenti

“Non esiste nessuna selezione in base ai precedenti penali dei candidati. O la fa il partito al suo interno o non vi è alcun tipo di vigilanza. Per candidarsi alla carica di sindaco o consigliere comunale basta infatti attestare che si gode del diritto di voto attraverso la presentazione del certificato elettorale. Abbiamo solo due giorni a disposizione per vagliare le diverse candidature, econ l’autocertificazione si puo’ anche dire il falso, sarebbe meglio chiedere la presentazione di certificati dei carichi pendenti“.

Lo ha detto, stamattina, parlando all’Università della Calabria, Rosy Bindi, presidente della Commissione antimafia, in relazione al controllo delle liste dei candidati alle prossime elezioni amministrative.

La Bindi ha parlato di carenze del sistema, aggiungendo: “Nel nostro Paese non esiste un casellario nazionale dei carichi pendenti, bisogna interrogare ogni singola Procura e questo non è da Paese civile. Diversa è la responsabilità dei partiti – ha concluso la Bindi – che dovrebbero avere un codice che non necessariamente ricorre agli atti della magistratura”.

Le dichiarazioni della Bindi hanno creato un po’ di scompiglio.

Una testata era “partita”, tipo avanzata spagnola con la foto segnaletica di Occhiuto 1994 (che abbiamo messo noi in rete, sic!) e con tanto di riferimento al precedente dell’ex sindaco. Il suo reato, com’è noto, è stato prescritto da quella vecchia storia della Secop per gli appalti all’ospedale dell’Annunziata nella quale era coinvolto anche Franco Petramala.

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Dopo una mezzoretta la testata, in versione ritirata francese, ha tolto la foto segnaletica e anche il pezzo del testo dedicato ad Occhiuto. Anzi, ha aggiunto che il buon Mario ha proposto il “codice etico” per il quale sta ridendo tutta la città.

Qualche ora dopo anche il PD ha fatto sapere che aderirà all’invito della Bindi.

E tutti i salmi finirono in gloria, anzi in… Mario!