Cosenza 2016, torna i cani all’uassu

Gli esami non finiscono mai, diceva il grande Eduardo. Così come i paradossi a Cosenza. A Cusenza tutto è possibile. Chiunque può affermare, proposizioni, tesi, opinioni, il cui contenuto contrasta palesemente con ciò che ha detto fino a ieri, o che contrasta con l’opinione comune, che invece di ricevere una sonora pernacchia, tutti gli battono le mani.

A Cosenza puoi dirti un giorno comunista e l’altro fascista che nessuno te lo fa notare. Puoi saltare da un potentato politico all’altro, predicando ciò che tutti sanno non sei, e per questo essere sempre più stimato e voluto bene.

Puoi prenderti il caffè col boss e poi sedere in Comune tranquillamente, magari più rispettato di prima. Puoi fare il poliziotto e cantartela con guappi e malandrini che la questura di Cosenza ti premia con un encomio.

Puoi essere Nicola Adamo, la causa peggiore dei nostri mali, e dare del ladro, dell’estortore, del ricattatore, a chi ti pare. Tanto a Cusenza vale tutto. Non c’è confine tra la verità e la bugia. Tra il lecito e il non lecito. Tra il legale e l’illegale. Tra la dignità e a vrigogna.

Cosenza zona franca. Il purgatorio dei reati. Dei reati che fanno i ricchi e potenti ovviamente. Che se sei un piddrizzuni vai in galera e cittu.

madame fifì

Cosenza città dei paradossi: Madame Fifì che dà del cinghiale al cinghiale. Ed il cinghiale che dice: “Cosenza dovrà tornare, in un prossimo futuro, democratica, uscendo dall’abisso dell’omertà, delle connivenze e degli intrallazzi, al fine di far circolare, finalmente, il libero pensiero politico”.

Avete letto bene il cinghiale è contro gli intrallazzi. Qui siamo al limite dell’ ossimoro. Come dire: “ghiaccio bollente”. Oppure un “grido silenzioso”. O un “cinghiale onesto”. E ancora “Nicola Adamo sindaco”. Non c’è limite ara vrigogna per questi. Sono dei gangster politici.

Gente disposta a tutto e come sapete ad ogni intrallazzo, pur di mantenere il potere. Della gente non gliene frega niente. Ora, con la caduta di Presta, ognuno di questi mangia pane a tradimento, vorrebbe prendere il suo posto.

E ritorna lo squallore del toto sindaco: Adamo, Guccione, Morrone, Madame Fifì, Franz Caruso, Mancini, Katya Gentile. Il ritorno all’anno zero. E giù di ipotesi: che dice Nicola? Che dice Carletto? Che è nemico di Madame Fifì. Che dice Incarnato? Che dice Giacometto? Na giostra. Un abominio contro i cosentini. Un oltraggio al pubblico pudore.

guccione-al-modernissimo

Il primo che si deve bruciare è Guccione. Infatti subito è stato messo in circolazione il suo nome. Ma si sa che è rivale di Madame Fifì, il che vuol dire un ossimoro, appunto. A meno che Carletto non decida di abboccare a qualche esca che i coniugi gli hanno lanciato, bravi come sono a costruire tranelli ed imboscate. Mah, roba da film horror.

A Cosenza la storia si ripete uguale a se stessa da oltre quarant’anni. Ma vi rendete conto? Nel 2016 siamo di nuovo qui a parlare di cinghiali, Madame Fifì, Nicola Adamo, Guccione, Morrone, Occhiuto, i nostri assassini sociali.

Ha fatto bene Presta a tirarsi fuori da questa bolgia di assatanati di denaro e potere senza nessuna vrigogna ppa faccia loro. Uno spettacolo triste, deprimente, mediocre, quello offerto dalla politica nostrana. Che riflette l’opacità di questa città che non sa dire apertamente a questi quattro papponi che il loro tempo è finito.

Forse perché è vero che in migliaia dipendono da loro. Li devono votare per forza. Siamo al paradosso civile. Ora, pure Madame Fifì che non ha mai speso una sola vera parola, per non dire battaglia, contro la corruzione, adesso grida all’antimafia. Lei che non ha prodotto, nonostante abbia amministrato di tutto e di più, un solo posto di lavoro che possa dirsi tale sotto il profilo etico, morale, del merito, e della trasparenza.

nicole carletto morra

Lei insieme al marito sono stati, dopo i cinghiali e al pari dei Morrone e degli Occhiuto, la rovina della Calabria e di Cosenza, e nonostante ciò, qui da noi hanno ancora diritto alla parola. Di più: decidono ancora una volta il nostro destino. Che come sempre non potrà che essere miseria e povertà.

Come facciamo a sopportare tutto questo, io ancora non l’ho capito. Chiunque avesse un po’ di buon senso di fronte a questa situazione vergognosa, palummerebbe di buon grado. Invece noi cosentini niente. Ingoiamo tutto, anche la saliva, e se ci scappa di palummare tratteniamo il respiro.

Perché siamo abituati a vivere in apnea. E a giustificare tutto e tutti con la scusa del tengo famiglia. Salvo poi, tagliarli a più non posso sti vie vie. In una città normale, una come Madame Fifì, e tutta la razza (politica) sua sarebbe stata zittita da un pezzo. E invitata gentilmente ad andarsi a trovare un lavoro vero. Ma qui da noi gli si bacia ancora la mano.

Siamo una comunità “estrosa” a cui piace giocare sul filo delle cose, senza mai passare nettamente di qua o di là. Ecco perché amiamo giocare col paradosso. Perché in questo mondo retorico tutto è verosimiglianza. Né bugia né verità. Puoi parlare male di Madame Fifì, e allo stesso tempo, col paradosso, negare di averlo fatto. Una specie di dire e non dire. Oppure, sappiamo che è così, cioè che Madame Fifì ci porterà ancora una volta alla rovina, ma facciamoci una risata sopra. Perché, rispetto a certe loro affermazioni, quando parlano di onestà e correttezza, non ci resta che… ridere.

GdD