Cosenza, a garantire la maggioranza ci pensa la minoranza

Se la minoranza, come da mestiere, avesse messo in campo un’opposizione seria e compatta, sin dal primo momento, ieri, durante il consiglio comunale, il sindaco Occhiuto avrebbe trovato non poche difficoltà ad approvare il bilancio. E forse non ci sarebbe riuscito. Infatti a garantire la maggioranza, da noi ci pensa la minoranza. E così i consiglieri di opposizione Marco Ambrogio, Giovanni Cipparrone e l’istrionico Luca Morrone, con la loro presenza, hanno garantito ad Occhiuto il numero legale e l’approvazione del bilancio.

A votare il bilancio Luca Morrone e Giovanni Cipparrone. Può capitare che un consigliere di minoranza si trovi d’accordo con la maggioranza, e fin qui non c’è niente di scandaloso. Quello che invece è scandaloso è che Luca Morrone –  dopo aver tradito Occhiuto nel primo mandato, firmando insieme all’opposizione di allora (Cipparrone e Ambrogio compresi) la lettera che sfiduciava Occhiuto, e dopo essersi candidato con Guccione sindaco –  oggi, tenti ancora una volta di conquistare posti di rilievo dentro l’amministrazione Occhiuto, utilizzando il mandato degli elettori, e quindi il suo voto, come merce di scambio. Un Giuda che più Giuda non si può. Una mossa che non è piaciuta neanche a suo padre Ennio che ha rimproverato il figlio Luca per questa scellerata scelta. Che lo pone in imbarazzo con il cinghiale che come si sa con Occhiuto non vanno molto di pelo (è il caso di dirlo vista la presenza del cinghiale), specie in vista delle prossime regionali. Alla fine, Luca, per chissà quale promessa che Occhiuto mai manterrà, ha tradito pure il padre.

Cipparrone, invece, che di argomenti per criticare il bilancio sicuramente ne aveva, decide ancora una volta di salvare Occhiuto solo per andare “contro al PD”, e qui devo dire non ha tutti i torti. Pur di far dispetto al PD Cipparrone voterebbe il bilancio anche a Lucifero. Lo stesso PD a cui rimprovera una gestione politica ai limiti del truffaldino e del malavitoso, tant’è che ai loro attacchi risponde così:  “Eravamo la forza emergente… Enzo Paolini volava in città ed era ben visto in tutti i quartieri… avevamo più visibilità di loro… ma per distruggerci per l’ennesima volta, è garantire la volata ad Occhiuto come il 2011, si sono inventati una sfiducia con motivazioni assurde… e di tintinnio di manette… ci hanno seguito per giorni, cene al LINK e riunioni all’ingresso dell’autostrada, telefoni rossi fino all’atto della sfiducia. Già il giorno dopo telefoni spenti e interpartitica a favore di Presta (a nonna) se lo erano già mangiato… gente senza scrupoli garantivano la seconda vittoria ancor di più della prima sul velluto ad Occhiuto, perché sapevano di non voler governare ma solo eliminare il gruppo Paolini e il povero Presta capitato per sbaglio a Cosenza. Oggi gli stessi che hanno garantito ad Occhiuto il velluto cercano verginità politiche che nessuno mai potrà ridargli… cercando di attaccare chi ha preso le distanze da loro con giuste motivazioni… perché la storia si racconta, non si nasconde”.

Su Marco Ambrogio non c’è più niente da dire, è a tutti gli effetti un uomo di Occhiuto. Solo che dovrebbe trovare quella dignità che non ha per abbandonare definitivamente i banchi della minoranza e trasferirsi in quelli della maggioranza. Questo per rispetto dei suoi elettori.

E a proposito di rispetto è utile sapere cosa pensa Occhiuto della minoranza: “… in consiglio non ho una opposizione vera, diciamo che ho un’opposizione di bassissimo livello, fatta solo di cattiveria, e di aggressioni fisiche e verbali”.

Insomma Occhiuto non ha un bel giudizio dei suoi oppositori, compresi Cipparrone e Ambrogio, che nonostante la vicinanza al sindaco siedono ancora sui banchi dell’opposizione. Perciò nel termine opposizione sono contemplati anche loro.

E se non ci pensa la minoranza a fare opposizione, per fortuna c’è ancora qualcuno che all’interno del consiglio comunale, dai banchi della maggioranza, una dignità politica la conserva, garantendo quel  minimo di dissenso necessario per dare, al consiglio comunale, la parvenza di un luogo dove si esercita la democrazia.  Ed è il caso del consigliere Giuseppe D’Ippolito che ieri ha deciso di non partecipare al consiglio comunale, in palese disaccordo con la gestione amministrativa di Occhiuto e la poca “eleganza politica” dimostrata dagli alleati nel liquidare la “pratica seggio Orsomarso”.

Conoscendo Giuseppe sono sicuro che la sua scelta non è certo dettata dalla velleità o dalla bramosia di occupare poltrone – come qualcuno vorrebbe far credere, facendo passare l’assunto che se D’Ippolito non è andato in consiglio è solo perché vuole mandare un messaggio ad Occhiuto: il posto di assessore, lasciato da Vigna, spetta a me e non a Di Nardo, visto che sono il primo eletto della lista perciò, o sono io l’assessore, o non contare più sul mio voto – ma da una sua volontà, maturata nel tempo, di “ribellarsi” a certe pratiche politiche/amministrative portate avanti da Occhiuto che non sono frutto di scelte collegiali. Un distacco dalla linea di maggioranza. Dunque una scelta squisitamente politica.

E le “defezioni” dentro la maggioranza non finiscono qui. Continuano i problemi all’interno della giunta Occhiuto. Voci di corridoi riferiscono di un acceso diverbio tra l’assessore De Cicco, durante la festicciola organizzata in Comune per dare l’addio al dirigente Pecoraro, e l’assessore Vizza. Una scena vista da tanti. Come in tanti hanno ascoltato le accese parole pronunciate da entrambi.

L’uscita di scena di Vigna potrebbe dare ad Occhiuto l’occasione di fare un po’ di pulizia dentro la sua maggioranza, che per colpa di alcuni in particolare traballa, tanto il problema dei numeri non c’è: tolto un consigliere di maggioranza subito ne arruola un altro dalla minoranza. E la sceneggiata continua.