Cosenza, alziamo la testa per rivendicare il rispetto dei nostri diritti (di Sergio Nucci)

di Sergio Nucci

Ci sono battaglie di civiltà che devono essere combattute senza se e senza ma. Battaglie di libertà vere, non di convenienza o per aumentare i propri consensi. Di quelle che tutelano la gente che non ha voce, gli ultimi, gli invisibili.

Io ho deciso di combatterle queste battaglie e di schierarmi sempre dalla loro parte, costi quel che costi, anche una non elezione o anche il dileggio di chi non la pensa come me. E’ questo il motivo per il quale sarò sempre a fianco di coloro che vorrebbero giustizia ed equità sociale e non riescono ad ottenerle. Di quanti chiedono che non esistano più figli e figliastri.

Di quelli che la notte non dormono a Santa Teresa o di quanti abbassano le saracinesche perché questa amministrazione non ha una politica del commercio. Di coloro che vorrebbero poter vedere uscire dai propri rubinetti l’acqua che non c’è mai e di quelli che chiedono una città più pulita al centro come nelle periferie. Di quei genitori che pensano che i figli dei quartieri popolari abbiano gli stessi diritti dei bimbi del centro città e di quanti vorrebbero vedere un vigile nella propria zona per controllare il territorio e non subire i soprusi di chi non è controllato.

Di quanti pensano che hanno un figlio disoccupato e non leggeranno mai il proprio nome in quelle determine che elargiscono soldi a destra e a manca e di quelli che vorrebbero che per le politiche sociali venissero spesi un tantino di euro in più magari togliendoli a feste e luminarie.

Di quanti la mattina aspettano per prendere un mezzo pubblico che non si sa quando passerà e di quelli che vorrebbero che la città antica tornasse a splendere.
A fianco di tutti loro io ci sarò sempre e sarò anche al fianco di chi si farà promotore di queste legittime richieste nei palazzi della politica. Perche la cosa più atroce che alla fine vivono sulla propria pelle coloro che diventano portavoce di queste battaglie è la solitudine cui sono costretti dalla diffidenza, dall’appartenenza, dal’ottusità, dalla dietrologia di chi non li considera in buona fede.

L’armiamoci e partite, che tanti danni ha fatto perché ci ha relegato nel nostro “particolare”, consente a chi governa di non interloquire con una massa di gente esasperata ma con piccoli gruppi dei quali non tener conto e contro i quali aizzare persone e personaggi che hanno interessi eguali e contrari se non peggio.

Partendo dall’esperienza di via Roma piuttosto che dalla protesta per il degrado del nostro centro – e chi più ne ha più ne metta – alziamo la testa per rivendicare il rispetto dei nostri diritti. Nulla di più. Se queste cose saremo in tanti a chiederle forse riusciremo ad ottenerle. E tutto ciò ad una condizione: saper riconoscere a chi le realizzerà di averle fatte.