Cosenza, attentato-bufala a Granata: assolto Pezzulli

Da sinistra: Ettore Bruno, il solito assessore di Occhiuto, Vizza e Maximiliano Granata

È finito con una bella e giusta assoluzione il processo sulla “strana” vicenda che ha visto coinvolto Francesco Pezzulli, denunciato da Maximiliano Granata per estorsione e minacce, compreso addirittura un grottesco e tragicomico incendio alla sua autovettura, probabilmente innescato da egli stesso (!) con l’ausilio di qualcuno dei suoi scagnozzi. La classica “bufala” che stavolta è stata smascherata con annessa, nuova e clamorosa figura barbina del Granata.

Pezzulli, ex operaio presso il depuratore di contrada Coda di Volpe di Rende, licenziato proprio da Granata, presidente del Consorzio Valle Crati, si è trovato suo malgrado coinvolto in una vicenda che, così come dice il giudice, lo vede del tutto estraneo. L’unica colpa di Pezzulli è quella di aver chiesto spiegazioni al parassita sociale Maximiliano Granata il perché del suo licenziamento. Una domanda che non è andata giù al protetto della procura (la sua consorte è ancora incredibilmente in servizio al Tribunale) che ha subito denunciato il Pezzulli, inventandosi di sana pianta minacce che l’ex operaio non ha mai proferito e un incendio alla sua autovettura che evidentemente è stato appiccato da qualcun altro per accusare Pezzulli. Così come ha dimostrato senza ombra di dubbio l’avvocato Nicola Mondelli, che ha difeso brillantemente l’ex operaio.

È sempre stato questo, del resto, il modus operandi dell’infame soggetto che ha sempre usato il ruolo della moglie, Lucia Angela Marletta, ancora giudice al Tribunale di Cosenza, per i propri tornaconti personali. Granata è da sempre un inutile soggetto che oltre a nascondersi vigliaccamente sotto la gonnella della moglie, ha sempre lucrato e campato con denaro pubblico. Ne ha commesse di tutti i colori speculando e derubando i cittadini senza mai pagare nulla. Nessuno osa(va) toccarlo per paura di ritorsione da parte della moglie e dei suoi colleghi. Per anni ha spadroneggiato in città pur di ricevere denaro e privilegi senza mai lavorare. Oggi Granata fa il garantista, e accusa altri di essere manettari, o addirittura giustizialisti integralisti, lui che per tutta la vita non ha fatto altro che invocare e pretendere la galera per tutti coloro i quali osavano solo pronunciare il suo nome, senza mai farsi scrupolo di usare il ruolo della moglie come spauracchio per intimidire i nemici. Uno squallido, un vigliacco della peggiore specie. Incapace di affrontare in maniera leale e a viso aperto i propri avversari. Infatti al suo finto garantismo, e prova ne è il fatto che continuano a chiedere la galera per chi scrive contro di loro, magari senza processo e per vie sommarie, non crede nessuno: le garanzie e le tutele le invoca solo per i tanti mafiosi amici suoi. Gli stessi mafiosi che utilizza per minacciare i suoi avversari garantendo loro immunità e impunità.

Ma anche il suo tempo sta per finire… e nel peggiore dei modi. Perché la pacchia al Tribunale è finita, e tutte le sue magagne oggi sono sotto stretta osservazione e al vaglio di nuovi pm che difficilmente si lasceranno intimidire da un misero come lui.
Granata rappresenta a pieno il modello della malapolitica cittadina fatta di intrallazzi, amici degli amici, e salti della quaglia a più non posso. Personaggi che pretendono di vivere sulle spalle della gente come fosse un atto dovuto. Ma una cosa è certa, con l’assoluzione di Pezzulli, il Tribunale di Cosenza ha dimostrato che nella sezione giudicanti ci sono giudici seri e capaci di emettere sentenze giuste senza guardare in faccia a nessuno. Anche perché a guardare in faccia uno come Maximiliano Granata si corre il rischio di vomitare.