Cosenza. Basta “cantate pilotate” solo per erba e fumo

Da un po’ di tempo a questa parte l’offensiva lanciata dalle forze dell’ordine contro il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti viaggia ad altissimi livelli. Più di 800 chili tra marijuana e hashish, è il bottino che la “squadra antidroga” ha portato a casa negli ultimi 4 mesi operando tra Cosenza e dintorni. Non passa giorno senza un sequestro, piccolo o grande, di droga cosiddetta leggera. Pochi e di nessuna consistenza, invece, i sequestri, a Cosenza e provincia, di cocaina e altre droghe pesanti. Un’offensiva, per come indirizzata e eseguita, che sembra mirata ad eliminare dal mercato clandestino solo fumo e erba. Un piano di intervento di sicuro studiato a tavolino che ha fornito agli operatori sul campo precise istruzioni sul dove e quando agire. Informazioni che hanno permesso all’antidroga di intervenire a “colpo sicuro” su “laboratori”, depositi e piantagioni, indicazioni che solo un “confidente” può aver loro fornito. E non è certo una novità. Del resto fa parte del mestiere di “sbirro” attingere ad informazioni spurie, e fa parte del mestiere del confidente spifferare soffiate in cambio di immunità per i suoi crimini.

Quella del confidente, a Cosenza, è una attività diffusa che non conosce crisi. Ma quello che stupisce non è tanto la loro sempreverde presenza, piuttosto notare che le loro spifferate sono solo in riferimento alle sgamo delle “vie del fumo” che portano a Cosenza. Sembrano essere specializzati solo in questo, di coca, eroina, e pasticche non sanno nulla. Il che suona un po’ strano dato che i pentiti cosentini dicono che il primo “bisiniss” delle organizzazioni criminale cittadine è il traffico e lo spaccio di cocaina. E se la coca non si trova, nonostante risulti la sostanza più consumata in città, qualcosa che non torna nelle cantate o nelle investigazioni è legittimo immaginarlo. Sembra che pur di far “numeri” l’antidroga si accontenti solo delle spifferate relative al fumo, e non presta orecchio, cosa che fa comodo ai chi manovra i confidenti, alle “vie della coca” che arrivano a Cosenza.

Si potrebbe dire dopo questa “premessa”: “… e meno male che la polizia lavora così tanto e arresta trafficanti e spacciatori… vogliamo forse criticarli per questo? Se glielo dicono i confidenti a convenienza o le investigazioni, non ha importanza, quello che conta è il risultato. E i tanti arresti di trafficati e pusher sono la dimostrazione dell’ottimo lavoro svolto”. Una considerazione comprensibile in una società proibizionista dove non esiste nessuna distinzione tra droghe leggere e pesanti, così come avviene in quasi tutto il mondo Occidentale. In Italia la legge vieta il traffico e lo spaccio di tutte le droghe, leggere comprese. Chi lo fa si assume le proprie responsabilità. E se la polizia lo becca ben gli sta. Se spacciano fumo o cocaina non interessa a nessuno, per la legge sono entrambi spacciatori. E sta proprio qui il punto. Mentre in tutta Europa, Germania compresa, e in quasi tutti gli stati americani e in tanti paesi dell’America latina, la coltivazione e la commercializzazione di marijuana è diventata legale, anche per scopi ludici, qui da noi la gente finisce ancora in galera per qualche pianta e pochi grammi, e di narcos veri, quelli che maneggiano chili e chili di coca, dietro alle sbarre, neanche l’ombra.

A chi sostiene il proibizionismo vorremmo chiedere: i paesi occidentali che hanno legalizzato o depenalizzato l’uso di droghe leggere, secondo voi che definite tutto droga, sono abitati da drogati che pensano solo a sballarsi?  E’ evidente che non è così. La legalizzazione in tanti paesi si basa sugli studi scientifici che hanno oramai escluso la marijuana dall’elenco delle droghe nocive, inserendola, al contrario, nell’elenco dei “farmaci” dalle spiccate proprietà benefiche per l’uomo e l’ambiente. Di marijuana non è mai morto nessuno. I morti di cocaina, alcol, tabacco, eroina, pasticche sono invece milioni e milioni in tutto il mondo. Lo dicono i numeri e la scienza, e se così è, una qualche “differenza” tra le droghe ci sarà. Il proibizionismo, e lo dicono la quasi totalità dei leader occidentali, fa arricchire solo mafia e criminali vari che hanno capito che il fumo si vende bene. E questo in Italia non è possibile perché la politica con la mafia ci fa affari.

Per capire la mole di denaro che muove il solo traffico di “fumo” in una città piccola come Cosenza, basta guardare i sequestri. 800 chili di fumo destinato al mercato cittadino e dintorni. Una quantità che lascia immaginare una richiesta del prodotto altissima. A Cosenza e dintorni fumano quasi tutti. Altrimenti come spiegare tutti questi sequestri di depositi e piantagioni? Quello del “fumo” e lo diciamo da sempre, in città è un mercato che vale tanto i cui proventi inquinano da sempre l’economia legale. E già solo questo basterebbe per far capire ai proibizionisti che forse è meglio farsi uno spinello, che non fa male a nessuno, che far prosperare comodamente la ‘ndrangheta.