Cosenza, basta lavoro povero: l’assemblea a La Base. La lotta di uno o di una è la lotta di tutti e di tutte

COMUNICATO STAMPA LA BASE

L’assemblea di ieri ha rappresentato un punto di inizio per un percorso di cui il nostro territorio ha vitale bisogno. Si sono succeduti decine di interventi e ogni lavoratrice e lavoratore ha testimoniato la propria esperienza nei più svariati settori.

Ha aperto la discussione Giuseppina Roberti per riportare quelle che sono le condizioni di assoluta precarietà nei call center, dove migliaia di persone lavorano senza conoscere il proprio futuro lavorativo di mese in mese. Hanno preso parola Alberto Cufone e Giuseppe Bossio, tirocinanti calabresi, che hanno posto le giuste domande: è dignitoso essere tirocinanti a 60 anni? Si può lavorare senza avere diritto a ferie, malattia, contributi ed essere costretti a sopperire alle carenze di personale degli enti pubblici?

Abbiamo poi ascoltato le parole di Massimo Candela, intervenuto per riportare la situazione di sfruttamento e di abusi vissuta nella sanità privata, dove poche famiglie potenti coltivano le proprie clientele. È intervenuto Giuseppe Rimini, che ha messo in evidenza la mancanza di regolamentazione e la condizione dilagante di lavoro nero nel settore della cultura e dello spettacolo.

Ha poi preso parola Luigi Puntoriero, ex dipendente delle Ferrovie dello Stato, licenziato per aver denunciato la pericolosità e l’assenza di misure di sicurezza per i lavoratori e per i passeggeri in alcune zone e in alcuni cantieri della provincia di Cosenza. È intervenuta Cristina Gaudio, che ha affrontato il tema dell’alternanza scuola-lavoro, come incubatrice di morte e sfruttamento per milioni di giovani studenti.

È stato poi il momento di Federico Giordanelli, che è intervenuto sul tema del Reddito di Cittadinanza, della sua abolizione e del significato che ha assunto nelle nostre latitudini, diventando un’arma contro le offerte di lavoro per poche centinaia di euro. Ha preso parola Giancarlo De Marco, il quale ha raccontato delle sue esperienze di lavoro precario e sottopagato per restare in Calabria all’indomani della laurea e dell’assenza di prospettive dignitose in questa terra.

In seguito è intervenuto Manuele Panella, con un importante contributo sulla necessità della classe lavoratrice di fare rete, di trovare nuova consapevolezza per contrastare il circolo vizioso del ricatto e dello sfruttamento. Ha preso parola Maria Laura Morgione per raccontare del percorso di precarietà e sacrifici di chi vuole insegnare nella scuola pubblica e di quanto il privilegio di essere benestanti possa favorire l’accesso alle graduatorie. È intervenuto, infine, Marco Moccia, che ha evidenziato quanto le internalizzazioni spesso siano ingannevoli e che producano lavoratori di serie A e di serie B all’interno della pubblica amministrazione.

Da questa discussione ne usciamo più forti, più consapevoli, ma soprattutto meno soli. Il punto di inizio è proprio questo: prendere coscienza della forza che ha la classe lavoratrice, insieme ai disoccupati e alle disoccupate, per avviare un percorso che si basa sul conflitto e sulla rivendicazione di diritti sacrosanti.

È solo il primo di tanti appuntamenti che vedranno protagonisti coloro che non vogliono più essere divisi e frammentati. Cominceremo il 21 di aprile, alla Cittadella Regionale, dove scenderemo in piazza al fianco dei tirocinanti calabresi e continueremo il 27 maggio, in occasione della manifestazione nazionale a Roma in difesa del Reddito.

Nel frattempo La Base rimane aperta, mattina e pomeriggio, per chiunque voglia portare la propria testimonianza, prendere parte al percorso o cercare supporto nei sindacati di base USB e Cobas. La lotta di uno o di una è la lotta di tutti e di tutte.