Cosenza, bilanci falsi e ruberie all’Asp: rinviati a giudizio Scura, Belcastro e Faccia di plastica

Bilanci falsi, anomalie contabili: l’inchiesta avviata dal porto delle nebbie con gravissimo e colpevole ritardo al cospetto di un sistema che andava e che continua ad andare avanti nella stessa maniera e che non ha per niente scalfito la corruzione dilagante negli uffici, nei corridoi e in ogni anfratto dell’Asp di Cosenza, approda a processo. Sarà, come al solito, una delle tante pagliacciate che si vedono ogni giorno nel palazzaccio di via Sicilia.

Il gup Piero Santese ha deciso il rinvio a giudizio di 15 persone: i “big” ovvero gli imputati eccellenti sono, nell’ordine: Massimo Scura, ex commissario alla sanità, Antonio Belcastro, ex direttore generale del Dipartimento Salute della Regione Calabria e Raffaele Mauro, alias Faccia di plastica, ex direttore generale dell’Asp di Cosenza. 

A processo anche Antonio Scalzo (dirigente Asp); Fabiola Rizzuto (dirigente Asp); Aurora De Ciancio (dirigente Asp); Nicola Mastrota (dirigente Asp); Bruno Zito (dirigente Asp); Vincenzo Ferrari (dirigente Asp); Carmela Cortese, Luigi Bruno, Francesco Giudiceandrea, Giovanni Lauricella, (Fra’) Remigio Magnelli e Maria Marano. La prima udienza del processo è prevista per il 22 settembre. 

Esce invece dal processo l’imbarazzante ex commissario alla sanità, l’ex generale dei carabinieri Saverio Cotticelli, che è stato assolto dal gup probabilmente per le sue “limitate” capacità professionali, com’era emerso in maniera lampante anche dalle sue infelici “sortite” televisive che resteranno negli annali della corruzione italiana.

Le indagini, imbarazzanti almeno quanto… Cotticelli, ruotano intorno ai documenti finanziari dell’Asp di Cosenza riferibili agli anni 2015, 2016 e 2017, falsi come i soldi del Monopoli e che hanno impedito l’adozione dei bilanci successivi da parte dei commissari che hanno preso il posto del leggendario Faccia di plastica, l’ultimo che ha apposto la sua firma ad un bilancio (pensate un po’ che spina dorsale…). L’Asp di Cosenza, che dovrebbe essere sciolta per infiltrazioni mafiose ma che invece è “coperta” ancora dai poteri forti, ha un deficit impressionante che si aggira tra i 500 e i 700 milioni di euro.

Le indagini si basano su decine e decine di intercettazioni ambientali e telefoniche e sull’acquisizione e l’esame di migliaia di atti riguardanti le questioni finanziarie e amministrative della sanità pubblica, sempre più venduta a quella privata.

I bilanci dell’Azienda sono stati falsificati allo scopo di ridurre il deficit ed arrivare così ad un allineamento, anche se posticcio, con il bilancio preventivo regionale. In particolare, per edulcorare un buco di bilancio già sostanzioso, il management dell’Azienda ha omesso, tra le altre cose, di riportate in bilancio le cifre del contenzioso legale che, da solo, ammonterebbe ad oltre mezzo miliardo di euro. Inoltre, c’è stato il disallineamento tra il saldo di cassa effettivo disponibile e quello risultante in bilancio legato a 54 milioni di euro di “sospesi di cassa”, somme non più disponibili, secondo le indagini, perché già pagate per pignoramenti e la mancata contabilizzazione degli incassi dei crediti vantati, e la mancata svalutazione e stralcio di quelli inesigibili. I bilanci del triennio 2015-2017 sono stati comunque approvati dagli organi di controllo istruttorio (con la riverita firma di Raffaele Mauro Faccia di plastica), nonostante le irregolarità grandi quanto la testa di Mauro e i pareri negativi del collegio sindacale. L’Asp di Cosenza, una delle più grandi d’Italia per risorse finanziarie gestite – circa 1,2 miliardi di euro l’anno – numero di dipendenti (anche appartenenti alla massoneria…) e bacino d’utenza servito, è anche una delle più indebitate e più infiltrate dalla mafia ma – non si capisce perché – ancora non è stata sciolta.