Cosenza, Bocs Art: toccherà all’Anac di Cantone smascherare il piano del nipote di Spagnuolo

Giampaolo Calabrese, nipote di Spagnuolo e raccomandato di ferro

La vera notizia della bocciatura da parte del Tar dell’affidamento per la gestione dei Bocs Art all’associazione Raku (con tanto di riaffidamento da parte di Occhiuto anche dopo la sentenza), non è tanto il solito intrallazzo che si fa al Comune dove il dirigente che cura la pratica è anche colui il quale valuta ed assegna l’incarico, cosa normale a palazzo dei Bruzi, ma quello che ci sta dietro.

E dietro ci sta una vera e propria guerra tra il neo dirigente impastettato Giampaolo Calabrese, nipote del procuratore capo Mario Spagnuolo, ed i suoi ex soci della società Svevo srl. Ovvero i nuovi proprietari del Castello.

Non tutti sanno che tra Calabrese e Pietro Pietramala, presidente dell’associazione Piano B per tanto tempo usata da Calabrese come ruota di scorta per i suoi intrallazzi – quando non poteva partecipare lui direttamente allo scrocco sistematico di tutte le risorse destinate alla “cultura”, faceva intervenire Piano B (mai nome fu più azzeccato) – non corre più buon sangue da un po’ di tempo.

I due, un tempo amici per la pelle, prima ancora della nomina a dirigente dell’ impastettato Calabrese avevano avuto forti screzi per via della “manina lunga” dello stesso nella gestione dei ricavati di tutte le determine loro assegnate. In sostanza Calabrese era uso tenere per se i proventi delle iniziative assegnati alla sua associazione, e pretendeva anche “rimborsi” quando l’assegnazione dell’incarico era a nome dell’associazione Piano B di Pietro Pietramala. Una situazione che non stava più bene agli ex soci di Calabrese che si erano stancati di sottostare ai continui ricatti di Calabrese del tipo: o fate come dico io, oppure parlo con Occhiuto e la festa è finita per tutti. Facendo pesare ai suoi ex amici “l’ascendente” sul sindaco.

Tira tira, la corda si è spezzata, e allora Occhiuto, che tutto è tranne che scemo, per porre fine alla guerra in atto tra i due, prende la palla al balzo o, se preferite, due piccioni con una fava e nomina Calabrese dirigente: da un lato si ingrazia il procuratore Spagnuolo, dall’altro pone Calabrese come antagonista ai suoi ex soci (tutta l’attività del Castello dipende da lui e dalle sue determine) dotandolo di “poteri” ricattatori sui suoi ex amici.

E la prova di tutto questo è proprio l’annullamento da parte del Tar, dopo l’esposto prodotto proprio da Pietramala, della determina per l’affidamento e la gestione delle “residenze artistiche”. Una determina che vale quasi 30.000 euro.

Calabrese non poteva curare direttamente la “pratica” per l’affidamento della gestione delle residenze artistiche, per non farla troppo sporca, ed incarica la dottoressa Maria Cerzoso di occuparsi della questione chiedendole di escludere proprio l’associazione Piano B di Pietramala.

Infatti la dottoressa Cerzoso promuove, per non dare all’occhio, una procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando. Ovvero chiama direttamente 4 associazioni, Associazione culturale Cosenza autentica, associazione Piano B, Associazione di promozione sociale Raku e MSP Italia, e chiede alle stesse, di produrre una offerta economica per il servizio in oggetto.

Una mera formalità, perché la dottoressa sa già che l’affidamento deve essere concesso alla Raku. L’importante è escludere Pietramala e fargli arrivare il messaggio che la guerra è solo all’inizio. Infatti per meglio riuscire nell’operazione Calabrese non si fa scrupoli di ordinare alla dottoressa prima di istruire la pratica, e dopo la nomina nella commissione valutatrice dei progetti.

Il solito trucchetto che denunciamo da tempo ma che a nessuno interessa. Ma Pietramala non ci sta e produce ricorso fino alla sentenza del Tar che, oltre a dargli ragione, mette in evidenza la mala gestione del dirigente che non ha controllato che tutto fosse fatto in regola e secondo le norme vigenti. Insomma, è uscito lo sbianco che mette a nudo i veri interessi di Calabrese e di come questi intende muoversi nella gestione del denaro pubblico destinato alla cultura. E’ così che funziona e continua a funzionare e se non fosse stato per il Tar e la determinazione di Pietramala anche questo ennesimo intrallazzo sarebbe passato in cavalleria. Alla faccia dell’onestà e della trasparenza. Occhiuto, tuttavia, ha insistito e nonostante la sentenza del TAR ha riaffidato l’appalto all’associazione Raku. Ma stavolta non sarà più il TAR ad occuparsene bensì l’ANAC, Autorità Nazionale Anticorruzione, quella presieduta da Raffaele Cantone. Riusciranno i nostri eroi a farla franca ancora una volta?