Cosenza-Catanzaro, la storia racconta. 6 aprile 1985, gol di Aita: il derby è rossoblù

GLI ANNI OTTANTA

Sono dovuti passare vent’anni esatti per ritrovare il derby. Vent’anni nei quali il Catanzaro ha conosciuto gioie e soddisfazioni a ripetizione e il Cosenza è stato costretto a remare controcorrente, perennemente assillato da problemi societari. I giallorossi hanno conquistato la serie A nel 1971, l’hanno persa subito dopo ma dal 1978 in poi hanno inanellato sei anni consecutivi nella massima serie costellati di grandi risultati, ottimi piazzamenti e dalla continua valorizzazione di talenti. Su tutti quel Massimo Palanca che diventerà uno dei simboli indiscussi delle palle inattive su scala nazionale. I suoi calci d’angolo tagliatissimi e ad effetto e le sue potenti punizioni ancora oggi vengono ricordati come esempi di grande perizia balistica. E alla fine degli anni Ottanta il Cosenza sperimenterà sulla sua pelle la sua eccezionale efficacia…

I rapporti tra le tifoserie sono diventati incredibilmente distesi e fraterni. Senza più l’assillo del confronto diretto e della rivalità, i tifosi cosentini hanno trovato la maniera per partecipare attivamente ai successi dei cugini. Che, dal canto loro, hanno ricambiato con uguale calore.

Non passava una sola estate in cui il Catanzaro non facesse visita al Cosenza e non si contano le occasioni in cui i giallorossi hanno giocato partite ufficiali sul “campo neutro” del San Vito o per i lavori di restauro dello stadio o (molto più spesso per la verità) per gli strali del giudice sportivo dopo qualche episodio di intolleranza dei tifosi catanzaresi.

I cosentini, in pratica, forse per dimenticare le amarezze provocate dalla loro squadra del cuore, non disdegnavano di sostenere quel Catanzaro che, in ogni caso, era diventata la squadra vessillifera del calcio calabrese, grazie anche al carisma e al savoir faire del suo presidente Nicola Ceravolo. Memorabile la sfilata cosentina dei giallorossi appena promossi in serie A nella centralissima corso Mazzini tra gli applausi della folla…

Le fortune del Catanzaro si interrompono improvvisamente dopo l’uscita di scena di Ceravolo. La squadra retrocede per due volte di fila e così, incredibilmente, nel 1984, si trova a giocare in serie C contro il Cosenza.

Il neopresidente Pino Albano ha allestito una corazzata per l’immediato salto di categoria mentre a Cosenza, dopo il sofferto varo della Società per Azioni, finalmente si programma il ritorno in serie B grazie alla volontà e alla determinazione di un gruppo di imprenditori animati da belle speranze e guidati da Vincenzo “Cenzino” Morelli, figlio di quel Mario che aveva portato i colori rossoblù per la prima volta in serie B nel lontano 1946.

Nella primavera del 1983, nel corso di un concerto dei “Sound” a Catanzaro, due gruppi di giovani rockettari cosentini e catanzaresi si accapigliano a lungo. Tra di loro ci sono molti ultrà. La scazzottata, provocata dai catanzaresi, lascia un po’ il segno ma sembra che tutto possa rientrare nella normalità.

Tanto che a novembre 1984, la settimana che precede il derby d’andata al “Militare” è caratterizzata da una serie di appelli distensivi affidati soprattutto al sindaco della città dei Tre colli Marcello Furriolo. Il primo cittadino appare in televisione per invitare le famiglie cosentine a vivere una sana giornata di sport a Catanzaro. Le risposte sono entusiastiche e tutto lascia pensare veramente a una sorta di happening all’insegna del divertimento.

Le due squadre hanno iniziato il campionato con ottimi risultati e sono entrambe attestate nei quartieri alti della classifica. I due bomber sono il rossoblù Gigi Marulla e il giallorosso Pino Lorenzo.

Marulla è di Stilo, ha ventuno anni e fa della velocità e del gioco di gambe le sue qualità migliori. Lorenzo è catanzarese purosangue ed è un centravanti di sfondamento, sorretto da una struttura fisica imponente.

Il 16 novembre purtroppo i tifosi cosentini si accorgono presto di essere rimasti vittima di un clamoroso “trappolone” da parte dei cugini ma è del tutto inutile ricordarne i dettagli, visto che lo abbiamo già fatto a novembre, in occasione del derby di andata.

La gara di ritorno, in calendario il 6 aprile 1985, è pesantemente condizionata dal ricordo di quella infausta giornata. Le forze dell’ordine centuplicano la sorveglianza sullo stadio San Vito e fanno in modo di impedire ai tifosi catanzaresi l’accesso a Cosenza. Si gioca in un clima surreale. Figuratevi che si era sparsa la voce di un agguato al pullman della squadra giallorossa. Fortunatamente era soltanto un falso allarme. Gli ultrà rossoblù in verità erano molto più impegnati su altri fronti. Quelli della scoperta della mentalità ultras, dell’organizzazione dei primi raduni nazionali, dell’impegno sociale e nei confronti dei più deboli.

Quanto alla coreografia nel convento di Padre Fedele Bisceglia, il frate ultras ormai conosciuto in tutta Italia grazie al Cosenza, era stato confezionato un enorme bandierone che avrebbe coperto tutta la Tribuna B, dov’erano “sistemati” i supporter rossoblù.

PIERO ROMEO E IL BANDIERONE ((https://www.iacchite.blog/cosenza-catanzaro-la-storia-del-derby-1985-piero-romeo-e-il-bandierone/)

Intanto in classifica il Catanzaro di Giovambattista Fabbri è saldamente al comando e il Cosenza di Vincenzo Montefusco può sperare, al massimo, in un piazzamento utile per giocare la Coppa Italia con gli squadroni di serie A. Ma per i tifosi rossoblù, dopo tutto il can can della gara d’andata, vincere il derby equivarrebbe a una promozione…

Il Cosenza 1984-85. In piedi da sinistra: Petrella, Nicolucci, Maniero, Cavazzini, Fucina, Busi. Accosciati: Tivelli, Simeoni, Morra, Marulla, Aita

Si gioca il 6 aprile 1985. E’ la vigilia di Pasqua. Per tutta la città di Cosenza, come scrive Tonio Licordari sulla Gazzetta del Sud, sarà una Pasqua di resurrezione. I Lupi riescono nell’impresa di vincere il derby e si impongono con autorità e spavalderia. Il risultato finale sarà uno striminzito 1-0 ma i gol potevano essere almeno quattro…

I cronisti conteranno nove palle gol pulite per i ragazzi di Montefusco, padroni assoluti del campo. Una dimostrazione di forza incredibile, alimentata dalla pressione dei tifosi che non avrebbero sopportato un insuccesso.

Il cetrarese Alberto Aita segna il gol della vittoria al 38’ del primo tempo rischiando il tiro da posizione angolata e con il piede “sbagliato” (il sinistro). Marulla, Petrella e Tivelli sfioreranno di un soffio il gol della sicurezza mentre il Catanzaro non riuscirà mai neanche a tirare in porta.

Montefusco aveva mandato in campo: Busi, Fucina, Nicolucci, Simeoni, Cavazzini, Aita, Morra, Petrella, Marulla, Maniero, Tivelli. Al 17’ della ripresa il cosentino Tonino Posa ha preso il posto di Maniero.

Fabbri aveva schierato: Bianchi, Destro, Cascione, Pedrazzini, Imborgia, Sassarini, Bagnato, Iacobelli, Lorenzo, Mauro, Pesce. Nella ripresa entreranno Borrello e Musella.

A fine partita giocatori e tifosi festeggeranno a lungo il successo. Il Catanzaro riconquisterà la serie B perduta. Il Cosenza si piazzerà sesto.