Prima della notte tra mercoledì e giovedì pensavamo che Michele Marchese, imprenditore di successo della città di Cosenza, fosse un uomo nato con la camicia. Del resto era sulla bocca di tutti per quello che stava uscendo fuori sullo sperpero di denaro pubblico dell’Asp esclusivamente per il suo tornaconto. Eppure era riuscito a farla franca.
Dopo la notte scorsa invece non pensiamo più che Marchese sia nato con la camicia. Per il semplice motivo che qualcuno è andato davanti alla sua concessionaria di auto Blu Cars in via Panebianco 520 di fronte alla Chiesa di Sant’Aniello e ha appiccato un incendio che si è fermato solo alla vetrata di ingresso solo perché i residenti hanno allertato immediatamente i vigili del fuoco. Nessun dubbio sulla matrice dolosa: qualcuno gli ha mandato un avvertimento chiarissimo e adesso su quell’incendio indaga la polizia.
Ma torniamo al punto di partenza. Perché Marchese è sulla bocca di tutti per lo sperpero di fondi pubblici all’Asp di Cosenza? E chi è Marchese? Per diverso tempo in città si è scritto dell’incredibile massa di affari che porta avanti il signor Marchese, per un importo complessivo di 770mila euro ma senza fare il suo nome. Si è scritto persino che all’Asp per riparare i mezzi stradali spendono quanto una scuderia automobilistica per «particolari e imprevisti eventi straordinari occorsi negli anni» ma il suo nome non si poteva fare.
Eppure è lui che ha in esclusiva la manutenzione dei mezzi stradali dell’Asp di Cosenza. Ormai dai tempi di Gianfranco Scarpelli e quindi da un bel po’ di tempo. Cifre veramente astronomiche per questo imprenditore che viene da lontano. Un cerchione riparato da lui costa un occhio della testa ai papponi dell’Asp di Cosenza e la circostanza – lo ribadiamo – è nota veramente a tutti ed è stata addirittura oggetto di “barzellette” nella città più famosa d’Italia per il “porto delle nebbie” e per i “Segreti di Pulcinella”.
Michele Marchese ha iniziato a lavorare con l’ex suocero, il compianto Ciccio Misasi. Che aveva l’esclusiva della custodia dei mezzi sequestrati o rimossi svolgendo il servizio per l’Aci. Poi si è messo in proprio con una concessionaria di auto, la Blu Cars, ma non ha avuto per niente fortuna, ha incassato un pesante fallimento ma si è rimesso in piedi e ha cominciato a farsi la fama di “pasticcione” per non dire altro. Poi, improvvisamente, dalle stalle è finito alle stelle.
Michele Marchese infatti è entrato nella “squadra del Cinghiale” o se preferite nel “sistema sanità” di Tonino Gentile. Ha riavviato la sua concessionaria Blu Cars, e rimanendo sempre nel campo del “blu” ne ha addirittura avviato un’altra ribattezzandola “Blu Service” ed ha avuto in affidamento tutti i mezzi dell’Asp con un monopolio per certi versi imbarazzante. E che cominciava a dare sempre più nell’occhio.
Riassumendo: l’Azienda ha spedito qualche tempo fa 770mila euro sul conto destinato alle riparazioni dei mezzi. E la manutenzione dei mezzi aziendali era finita nel mirino già qualche anno fa, quando l’allora direttore generale Gianfranco Scarpelli, partendo da un contratto in proroga annuale, raddoppiò le somme destinate al servizio, effettuato dalla Blu Service, passando da 200mila a 400mila euro all’anno. Insomma, un banco di soldi. E non è finita qui.
Il fitto del CIM di Rende (servizio di salute mentale) viene pagato ad un signore che ha la proprietà dei locali e si chiama… indovinate un po’ Michele Marchese.
Ci chiedevamo chi proteggesse questo imprenditore. Non ci interessava, in tutta sincerità, se Scarpelli, Filippelli e anche Mauro lo hanno riempito di soldi per far piacere al Cinghiale o a Palla Palla (che, lo ripetiamo da tempo, sono la stessa cosa…). Certo è che il signor Marchese riceve ogni mese – oltre a tutto il resto – anche 16.200 euro per locali che sono “sotterranei” e non valgono più di 500 euro al mese…
Ma adesso, alla luce degli eventi, sta venendo fuori che c’è qualcosa che non torna. Per quanto se ne sa, una decina di giorni addietro al signor Marchese era arrivato qualche segnale ma non se n’è preoccupato più di tanto. Pensava di essere più che “coperto” dai suoi santi in paradiso, e pronunciava la fatidica frase: “Figurati se se la prendono con me, visto che sanno bene chi mi protegge…”. E invece no. Ora la situazione è cambiata. Lo stato deviato – che qui è tuttuno con quello che vediamo rappresentato nelle aule del porto delle nebbie – evidentemente è stato costretto ad intervenire e siamo curiosi di vedere come andrà a finire. Sì, perché per questo articolo (oggi riveduto e corretto) il signor Marchese ha prontamente denunciato al porto delle nebbie Iacchite’ e un giudice (che non merita di essere neanche nominato) al soldo del procuratore Gattopardo si era prestato alla grande alla sua arroganza.
Poi, per fortuna, a Catanzaro hanno capito di chi si trattava e la questione si è sgonfiata. Adesso invece Marchese si trova davanti ad un bivio: denunciare o non denunciare chi prima di incendiargli la concessionaria l’ha avvisato che doveva pagare il pizzo? Ma abbiamo la netta sensazione di trovarci davanti al solito imprenditore di successo forte con i deboli e debole con i forti. E se succedono queste cose, com’è del tutto evidente, c’è una sola spiegazione: a Cosenza la magistratura è corrotta fino al midollo e queste sono le conseguenze. Meditate, gente, meditate.