Oggi davanti al Tar della Calabria si prendono in esame i quattro ricorsi presentati contro la legge regionale che istituisce la Città unica attraverso fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero. I ricorsi sono stati presentati dai comuni di Castrolibero e Cosenza e da due Comitati per il No alla fusione, uno di Cosenza e uno di Rende.
Tra le altre richieste, i Comitati chiedono la sospensione del referendum-farsa e peraltro non vincolante previsto dalla legge della malapolitica unita, che vede insieme tutto l’arco politico, da Forza Italia al Pd. Tutti uniti per addossare alle cittadinanze di Rende e Castrolibero gli oltre 400 milioni di debiti del Comune di Cosenza, in dissesto ufficialmente dal 2019 ma in pratica già dal 2011, da quando Mario Occhiuto ha incassato i 160 milioni della Cassa Depositi e Prestiti utilizzandoli per i suoi porci comodi e per quelli dei suoi clienti. Il verdetto del Tar dovrebbe arrivare entro venerdì 8 novembre.
RICORSO COMITATO COSENZA PER IL NO ALLA FUSIONE
Il “Comitato Cosenza per il NO alla Fusione – Per una Città Policentrica” ha presentato ricorso al Tar Calabria contro i provvedimenti di fusione dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero. Il ricorso, patrocinato dall’avv. Rossella Barberio, è stato sottoscritto dai componenti del Comitato per il NO che è composto da: Comitato Città Policentrica (associazioni Dossetti, Civicamica, Giardini di Eva, Mediterranea Media, Prima che tutto crolli), Unione Sindacale di Base di Cosenza (USB), Auser Cosenza e Associazione La Base, oltre che da alcuni cittadini elettori del Comune di Cosenza.
L’avvocato Rossella Barberio, rilevando che il processo di fusione debba avvenire con il coinvolgimento dei Comuni, “attori istituzionali direttamente interessati alla fusione e dunque parti indefettibili del procedimento”, ha eccepito l’illegittimità della delibera del Consiglio regionale del 26 luglio scorso e del decreto del Presidente della Regione, che ha fissato al 1° dicembre prossimo la data del referendum, per violazione di vari articoli del Testo unico degli enti locali e della Carta europea dell’autonomia locale.
L’avvocato Rossella Barberio ha sollevato altresì questione di legittimità costituzionale della legge regionale n. 15 del 2006, modificata dalla legge omnibus n. 24 del 2023, perché viola gli artt. 1,5, 114, 117, 118, 123, 133 della Costituzione in quanto, “non avendo previsto la partecipazione dei Consigli comunali nel processo di fusione, si pone in contrasto con il principio dell’autonomia, costituzionalmente garantita per i Comuni, con i principi di leale collaborazione, sussidiarietà e adeguatezza e con il principio democratico e della sovranità popolare”.
I ricorrenti hanno pure eccepito l’incostituzionalità della legge 13 del 1983 perché, non prevedendo un quorum per la partecipazione degli aventi diritto, ha violato lo Statuto regionale che, all’art. 12 prevede che il referendum consultivo è valido solo se vi ha partecipato il trenta per cento degli aventi diritto.
“Il motivo fondamentale del ricorso – hanno affermato i promotori del Comitato Cosenza per il NO alla Fusione – è la difesa della democrazia. L’iniziativa del presidente Occhiuto e della sua maggioranza di centrodestra, inopinatamente sostenuta da buona parte del PD, ha infatti stravolto la regola democratica relativa alle fusioni dei Comuni decapitando i legittimi poteri dei Consigli Comunali quali soggetti proponenti. Per noi non si tratta però soltanto – hanno aggiunto gli esponenti del Comitato Cosenza per il NO alla Fusione – di un problema di legalità democratica. Difendiamo infatti anche la storica centralità di Cosenza capoluogo, all’interno di un’area urbana policentrica che comprende i Casali, le Serre e il Savuto. Riteniamo pertanto che l’ulteriore ‘fuga a nord’ della fusione a tre (Cosenza, Rende e Castrolibero) penalizzerebbe Cosenza e soprattutto, irreversibilmente, il suo centro storico e le frazioni di Donnici, Borgo Partenope e S. Ippolito, condannati tutti all’emarginazione. Pensiamo piuttosto che ci sia urgente bisogno di un ‘riequilibrio a sud’ dell’area urbana cosentina”.
Hanno firmato il ricorso: Mario Bozzo (Comitato Città Policentrica), Enrico Turco (USB Cosenza), Valerio Formisani (Auser Cosenza), Vittoria Morrone (La Base), Paolo Palma (Associazione Dossetti), Gilda De Caro (Civicamica), Gaia Landri (Giardini di Eva), Nadia Gambilongo (Mediterranea MEDIA), Mimmo Gimigliano (Prima che tutto crolli – sez. Dossetti).
RICORSO COMITATO SPONTTANEO RENDE
Le associazioni Federazione Riformista di Rende, InnovaRende, Rendesì, Aria Nuova e La Fenice, Movimento civico Rende unitamente a Bartucci Mario, Castiglione Amerigo, Cufone Francesca, De Bartolo Emilio, Iantorno Pierpaolo, Principe Sandro, Simonetti Marina, Talarico Domenico, Tenuta Francesco, nella loro qualità di cittadini elettori del Comune di Rende, nonché componenti del Comitato Cittadino Spontaneo rendese che da un anno ha iniziato la battaglia contro il progetto di fusione dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero, nelle scorse settimane hanno conferito mandato ai legali di fiducia al fine di tutelare le proprie ragioni dinnanzi al Tar Calabria.
I difensori Avvocati Alfredo Gualtieri, del Foro di Catanzaro e Presidente della Camera Amministrativa Distrettuale e Fabio Liparoti, del Foro di Cosenza, hanno messo in luce le palesi violazioni dei principi costituzionali della legge regionale di modifica del processo di fusione tra gli enti locali, attraverso provvedimenti di imperio che snaturano anche la funzione del referendum, previsto con un quorum complessivo per i tre comuni con netta prevalenza, quindi, dell’ente con maggiore popolazione. Ciò determinerebbe una vera e propria annessione dei comuni più piccoli da parte del capoluogo, anche se i cittadini di uno dei comuni si dovessero esprimere a maggioranza con un secco no alla città unica.
Ed infatti, nel ricorso è stato impugnato il provvedimento approvato dal Consiglio Regionale della Calabria il 26 luglio scorso, con il quale l’Assemblea legislativa ha dato mandato al Presidente della Giunta Regionale di indire il referendum consultivo, con riferimento al testo approvato dalla I° commissione consiliare per l’istituzione della città unica.
Diverse le censure che i legali hanno mosso a tal provvedimento e in particolare, violazione degli art. 3,15 e 42 del Tuel, anche in relazione alla Carta europea delle autonomie locali, violazione dell’art. 2 della legge regionale n. 15/2006 sulle fusioni nonché violazione dell’art. 40 della legge n. 13/83.
Inoltre, è stata posta la questione di legittimità costituzionale dell’art. 4 della l.r. 24/2023 c.d. omnibus, con la quale sono stati estromessi i consigli comunali dal procedimento di fusione. In particolare, si ritiene una evidente lesione del principio autonomistico di cui agli articoli 5, 114, 117, 118 e 133 della Costituzione.
Il predetto ricorso è, quindi, il primo che è stato notificato alla Regione nonché ai Comuni controinteressati, per evitare il “golpe” finalizzato a eliminare i consigli comunali da procedure che riguardano la loro “vita” o “morte”.
La nostra è una posizione che esprime una grande responsabilità politica e istituzionale e non può essere liquidata superficialmente come campanilistica. Noi siamo contrari a un’annessione a freddo che sarebbe una vera e propria follia. Abbiamo, invece, più volte affermato che siamo per una città unica condivisa dai cittadini di tutti i comuni, figlia di un progetto efficace, ben studiato e realistico, sperimentata nella gestione dei suoi servizi attraverso l’unione dei comuni, estesa al comune di Montalto Uffugo, ai comuni posti al sud del capoluogo, della Presila e delle Serre Cosentine che intendessero farne parte. In questi mesi più volte abbiamo chiesto una interlocuzione e un confronto democratico al Presidente Occhiuto e ai consiglieri regionali, firmatari della proposta di legge per la città unica. Non avendo mai ricevuta una cortese risposta alle nostre sollecitazioni, non c’è rimasto che ricorrere alla magistratura amministrativa per ristabilire i principi democratici garantiti dalla Costituzione e dalle altre leggi.