Cosenza in Comune: “Occhiuto, perché il Comune non aderisce al progetto Sprar?”

Tavolata occhiutiana con Iole Perito in primo piano

SINDACO OCCHIUTO, PERCHE’ IL COMUNE DI COSENZA NON HA ANCORA ADERITO AL PROGETTO  S.P.R.A.R.?

Caro Sindaco Occhiuto,

Vorremmo porle delle domande, prima di farlo però abbiamo bisogno di fare una breve premessa per far sì che tutti comprendano ciò di cui stiamo parlando.

Ogni anno, nel nostro paese, arrivano circa 180.000 persone che fuggono da condizioni di guerra o comunque di indigenza. Effettuano viaggi estenuanti, costellati da violenze, torture ed episodi tragici di cui i morti del mediterraneo rappresentano solo la parte mediaticamente più visibile di un infinito dramma umano.

L’Italia – pur essendo considerata spesso un semplice “ponte” per l’Europa – è uno dei  punti di approdo e la Calabria, in questo deprimente scenario, è tra le regioni di prima accoglienza per queste persone. La nostra Costituzione, le leggi e i trattati internazionali ci dicono che l’accoglienza, la solidarietà e le cure devono essere garantite a tutte e tutti.

Anche e soprattutto a chi è, suo malgrado, costretto ad abbandonare affetti, radici e cultura per fuggire da condizioni di miseria e pericolo. Hannah Arendt, con il celebre saggio “Le Origini del totalitarismo, nella sezione intitolata “Il tramonto dello Stato Nazione e la fine dei diritti umani”, ipotizzava proprio la condizione che queste persone vivono – apolidi di fatto – per dimostrare come, dal 1789 in poi, in realtà i diritti umani fossero indissolubilmente legati al possesso della cittadinanza.

Problema di fronte al quale l’Europa rischia oggi più che mai di sgretolarsi, minata nei suoi valori fondamentali anche da fenomeni di populismo e razzismo. Il vero banco di prova per una democrazia, come recita l’art.3 della Costituzione, è quello di “rimuovere gli ostacoli che si frappongono all’uguaglianza sostanziale”, rispettando i diritti umani a prescindere dalle opinioni politiche, dalle convinzioni religiose, dalla cultura. E non si stratta soltanto di un problema di carattere giuridico. Riteniamo, infatti, che la nostra coscienza, il nostro sentirci uomini, il nostro spirito di fratellanza e solidarietà fra appartenenti alla stessa specie, il fatto di essere stati noi per primi e tuttora popolo migrante, dovrebbero imporci il senso del dovere e dell’ospitalità verso i nostri simili.

Sappiamo, tuttavia, che viviamo in un mondo dominato dal Dio denaro. Ebbene, nonostante le offese urlate dal Salvini di turno, le migrazioni – parti integranti della natura umana – rappresentano anche una occasione di crescita dell’economia, o se vogliamo, di interesse economico. Proprio al riguardo, invitiamo tutti a leggere i dati enunciati dal presidente dell’INPS, Tito Boeri, pochi giorni fa. Perché se si vuole affrontare il “fenomeno migranti”, usando fredde cifre, numeri e statistiche, tralasciando il dramma delle centinaia di migliaia di vite spezzate, bisognerebbe dire la verità fino in fondo e imparare almeno a leggerli quei dati.

Fatta questa doverosa veniamo a noi. In Calabria, in provincia di Cosenza e in città, tutti i livelli delle amministrazioni si devono misurare con questo fenomeno, non più emergenziale ma strutturale, in quanto persiste da più di 10 anni. Il sistema di accoglienza previsto dal nostro ordinamento è di due tipi: “ordinario” – regolamentato cioè dalle normative che istituiscono  il sistema SPRAR (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) , e soprattutto “straordinario ed emergenziale”, il sistema dei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria). La differenza tra di due è enorme.

Il primo è emanazione del Ministero degli Interni il quale, d’intesa con i Comuni che aderiscono con una manifestazione di interesse, gestisce attraverso associazioni “certificate” e con comprovata esperienza l’accoglienza e l’inserimento dei richiedenti asilo nel tessuto sociale del comune. Sistema che prevede una gestione a 360 gradi dell’accoglienza, con numeri programmati, proporzionati alla popolazione del comune stesso (circa 2 persone ogni mille abitanti) ed è dotata di controlli rigidissimi della spesa e dell’allocazione delle risorse in un progetto di dimensione nazionale.

Il secondo sistema, quello emergenziale, è invece una procedura straordinaria che le prefetture attivano indipendentemente dall’autorità comunale, d’intesa quasi sempre con soggetti privati, anche se dediti per la prima volta all’accoglienza. E non consente né un controllo numerico degli arrivi in un comune, né di programmare o gestire l’inserimento degli immigrati nel tessuto sociale.

La gestione di questi centri è, in questo modo, poco controllata e quindi lasciata alla buona coscienza dei gestori. Questo comporta – è quasi retorico dirlo – la possibilità dell’arrivo di sciacalli e criminali senza scrupolo che in assenza di controlli, speculando sulla vita e sulla salute delle persone, pensano soltanto ad intercettare il fiume di denaro predisposto allo scopo. Ne sono una dimostrazione i recenti casi (di una lunga serie) eclatanti di Roma e Crotone. Ma anche le intercettazioni di Carminati circa “gli immigrati sono l’affare del nuovo millennio” sono lì a testimoniare che non stiamo parlando di ipotesi campate in aria.

Per cui, al di fuori di ogni polemica, seguendo le indicazioni e le richieste delle autorità di governo, dell’ANCI e della Prefettura, riteniamo che l’adesione dei comuni alla rete SPRAR comporti solo dei vantaggi per i Comuni che vi aderiscono e maggiori tutele per le persone che richiedono protezione.

Stando così le cose, ribadendo il nostro intento costruttivo e non polemico, ci rivolgiamo al Sindaco della nostra città, Mario Occhiuto, per porgli alcune domande.

  1. Perché il comune di Cosenza non aderisce alla rete SPRAR?
  2. Perché il sindaco attende e subisce provvedimenti emergenziali (apertura di nuovi CAS) senza alcun controllo quando si potrebbe rientrare in una ordinaria e organizzata attività di gestione dell’accoglienza con le ricadute positive che abbiamo cercato di illustrare?
  3. Perché non mette in campo una seria campagna d’informazione per coinvolgere la popolazione e spiegare i risvolti positivi del sistema di accoglienza “ordinario” rispetto a quella non controllata, evitando così il rischio di generare fenomeni di intolleranza e razzismo?

Come “Cosenza in Comune” e come cittadine e cittadini Le chiediamo risposte e azioni puntuali e dettagliate. Anche per non lasciare disatteso il messaggio di Papa Francesco, che con i suoi messaggi rivolti a Capi di Stato e di Governo, e amministrazioni a più livelli, ha invitato più volte ad attuare politiche di accoglienza contro l’economia criminale e la “globalizzazione dell’indifferenza”.

Sindaco Occhiuto, ci stia a sentire: per la dignità delle persone, per le ricadute occupazionali, per la trasparenza assoluta nella gestione, aderisca al più presto al sistema SPRAR.