Cosenza, congresso Pd. Passa la candidatura (unitaria) della Locanto, Pecoraro “venduto” dagli scagnozzi di Madame Fifì

L’onore delle armi 

Arriviamo al lungo epilogo della vicenda del congresso provinciale del Pd a Cosenza. Spesso siamo stati cattivi con Vittorio Pecoraro, dobbiamo riconoscerlo, ma in queste ultime ore è accaduto qualcosa, comunque, di singolare: un ragazzo di 28 anni da poco compiuti, sicuramente “ammanicato” e rampante e figlio di cotanto padre, ha dimostrato più coraggio di tutti i cosiddetti “big” del Pd messi insieme e dei loro squallidi e viscidi scagnozzi capaci di vendersi anche la madre per un posto al sole, per una nomina a portaborse o per una carica di presidente del Consiglio comunale a 3.500 euro al mese.

E così mentre Pecoraro è stato convocato da tutta la segreteria nazionale del Pd a Roma per ritirarsi dalla corsa alla segreteria provinciale e ha detto no alle lusinghiere promesse, fra cui la Segreteria cittadina, i “padroni” del Pd hanno aperto la trattativa con Boccia per trovare un nome unitario ovviamente sulla testa di Pecoraro e dopo che i traditori (si sa che la prima gallina che canta è sempre quella che fa… l’uovo) gli avevano riconfermato il loro “sostegno” a chiacchiere e a giobba e dicendo tra i denti il fatidico aumm aumm.

Tuttavia, Pecoraro rimaneva in campo, alla mezzanotte di ieri scadevano i termini per presentare le candidature e lui aveva ribadito che non avrebbe ritirato la sua. A nulla erano valsi i tentativi di chiamarlo da parte dei parlamentari e mezzo governo per chiedere l’unità, inclusi quelli del sempre più penoso Nicola Irto. A questo punto sarebbe intervenuto direttamente nientepopodimenoche il segretario Letta con il giovane Pecoraro, che lo avrebbe persuaso dopo due ore di colloquio della necessità di trovare una quadra unitaria. L’alternativa sarebbe stato il nuovo e prolungato commissariamento di Boccia. Lo stesso Pecoraro, allora, avrebbe convenuto che sarebbe stato meglio andare sulla debole Locanto che non su nomi terzi come la Dorato, vicina a Bevacqua (arrassusia) o addirittura una certa Filippo di San Lucido, cugina della famigerata Maria Antonietta Ventura (ari… arrassusia), ex candidata presidente al Consiglio regionale in quota… Boccia.

Adesso, quindi, assisteremo al tragicomico epilogo della povera anima pia della Locanto, che andrà a fare la segretaria senza poter decidere neanche di… andare al bagno. La Locanto comunque è una brava signora che a Cosenza è conosciuta principalmente per come recita i rosari nelle parrocchie (con tutto il rispetto per i rosari, sia chiaro), la sua appartenenza al codazzo clericale che fu di Riccardo Misasi suo zio e di tutti i suoi “bidelli” e le sue leggendarie sbandierate al Comune dopo la vittoria di Franz Caruso l’incappucciato designato a fare il prestanome di Capu i Liuni e Madame Fifì al Comune di Cosenza.

Insomma, Pecoraro sarà anche scaltro e con tante relazioni “pericolose”, ma ha combattuto e riconosciamo che ci ha provato. Dalla difesa di Iacchite’ (ha rifiutato di querelarci) alla guerra ai colonnelli locali del Pd che fanno i malandrini in mezzo alla strada e negli uffici pubblici accompagnandosi con i peggiori soggetti della malapolitica che sostiene i gruppi paramafiosi della sanità privata.

Il problema è che il Partito Democratico non cambierà mai ovviamente e non capiamo veramente cosa ci sia di democratico nel far vincere un congresso a chi come la Locanto l’aveva perso. Cosi abbiamo la segreteria nazionale del Pd che chiama una signora di 60 anni a fare la segretaria e chiede un passo indietro a uno di trenta, che è stato clamorosamente “venduto” e strumentalizzato solo perché qualcuno deve continuare a incassare denari e prebende per i suoi “capi” e per se stesso. Il solito squallore, in tutti i sensi.