Cosenza contro la casta della sanità privata ed è solo l’inizio (di Francesco Campolongo)

SERVIZIO FOTOGRAFICO DI ANDREA ROSITO

Cosenza contro la casta della sanità privata

di Francesco Campolongo

Quando arrivano le crisi si portano via le convinzioni e le certezze radicate nel senso comune. Quello che ieri sembrava condivisibile e accettabile, non fosse altro perché non c’era altra alternativa, inizia a diventare inaccettabile e insopportabile. La pandemia sta mostrando con chiarezza le ingiustizia radicate dopo anni di malapolitica al servizio dei poteri privati. Per prima cosa le misure sociali adottate contro il virus, purtroppo le uniche misure che in assenza di vaccino risultano efficaci contro i contagi, tendono ad ampliare le diseguaglianze attuali. Dalla chiusura degli esercizi economici alla cassa integrazione per i lavoratori fino alla didattica a distanza: chi aveva di meno vede peggiorare ulteriormente la propria posizione. Quando arriva l’insicurezza economica e svanisce la prospettiva di futuro la gente si afferra alle narrazioni più comode, non importa se non vere, quelle che inconsciamente forniscono una soluzione semplice alla propria situazione complessa e drammatica.

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La manifestazione di novembre 2020 a Cosenza è stato uno dei momenti più importanti della storia recente della nostra terra. La Calabria non chiude per l’incidenza del virus ma per l’impatto della Malapolitica. In questi anni la politica regionale ha consegnato la sanità dei calabresi agli amici delle cliniche private. Questi, ovviamente, da veri parassiti, grazie al meccanismo delle convenzioni, lungi dall’essere dei veri imprenditori vivono di rendita, pagati dal pubblico (nessun rischio di impresa), attuano un contratto per i lavoratori molto peggiore di quello normale e offrono solo i servizi medici maggiormente remunerativi. Al termine di questo scempio pluriennale siamo la regione con la sanità peggiore d’Italia nonostante lo sforzo eroico dei suoi operatori. Un bell’esempio delle bugie sulla maggiore efficienza della gestione privata!

La piazza è stata chiara, coraggiosa e popolata. Variegata, arrabbiata, responsabile e determinata si è ribellata contro una classe politica di negazionisti che mentre ballava tarantelle sprecava le risorse necessarie per il nostro sistema sanitario. Lo ha fatto con proposte precise e chiare rivolte al governo nazionale. Da una parte un piano straordinario per la sanità calabrese e la sua totale ripubblicizzazione. Qualcuno dirà “siamo d’accordo, questo andrà fatto nel lungo periodo ma nel breve non possiamo fare nulla che aiuti contro la pandemia”. Sbagliato.

In questi giorni, come denunciato anche da questo giornale online, le strutture sanitarie pagate dai cittadini e gestite dai vari Morrone, Parente, Greco, ecc.. speculano perfino sui tamponi mentre la regione se ne fa donare circa 3 mila da Puglia e Sicilia non avendone abbastanza. La piazza ha fatto una proposta chiara che se il governo vuole può attuare domani stesso, come hanno fatto in Spagna: requisite le strutture private per potenziare il sistema pubblico. Semplice.

Ma visto che alcuni dimenticano che si muore sia di virus che di fame, che con il frigo vuoto e una famiglia affamata è difficile rispettare il lockdown, la piazza di ieri ha chiesto misure economiche e sociali straordinarie per una delle regioni più povere d’Europa. Come? In Giappone il governo ha istituito un reddito per tutti i residenti di 900 euro al mese per la durata di tutta l’emergenza. Qualcuno potrebbe dire “ma dove troviamo i fondi?”. Nella pandemia alcune fasce sociali non solo non hanno sofferto la crisi ma si sono arricchite ulteriormente. Serve far pagare qualcosa in più alla gente come Briatore e Agnelli perché tutti possano avere da mangiare. Semplice.

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Cosa c’è di strano nel chiedere misure economiche per permettere alla gente di rispettare il lockdown e non perdere il lavoro?
La moltiplicazione di negazionisti e complottisti segnala una reazione psicologica sociale dinanzi all’insicurezza della crisi. Che fare? Mettersi in un angolo e indicare buoni e cattivi, riunire quei pochi che la pensano esattamente come noi? La piazza ha fatto la cosa migliore che si potesse fare. Che la gente sia di destra o di sinistra si è resa conto dello stato della sanità di questa regione, si è resa conto dello strapotere dei privati della sanità che guadagnano sulla tua salute, si è resa conto del frigo vuoto, del figlio che parte, dell’assenza di futuro e prospettiva.

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Tutto questo non per un semplice caso ma per la responsabilità di una classe politica indegna, al servizio delle lobby e non dei cittadini. Proprio per questo la piazza di ieri ha ribadito che il virus esiste, che uccide e che dobbiamo ringraziare lo sforzo eroico degli operatori sanitari lasciati soli dalle istituzioni. Il problema è che non esistono le istituzioni e che il virus, come il negazionismo, si sconfigge con la sicurezza sociale ed economica.
Per tutte queste cose semplici, però, ci vuole coraggio e la volontà politica. La piazza di ieri ha mostrato la dignità e il coraggio dei calabresi, quella che non ha la nostra classe politica.

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Il problema è sottrarre la politica, la possibilità di decidere tutti assieme del nostro futuro e destino, ai politicanti. I calabresi e le calabresi devono sottrarre le istituzioni alla malapolitica per usarle in nome dei diritti di tutti e tutte, contro lo strapotere delle lobby private che speculano perfino sulla nostra salute. E’ finito il tempo dell’antipolitica, è iniziato quello della buona politica piena di rabbia e dignità, fatta dal popolo calabrese contro i politicanti che ci hanno portato a questo nuovo lockdown. Grazie ai manifestanti e alle manifestanti di ieri che riscattano la dignità e l’immagine della nostra regione offesa da ogni singolo gesto e parola dei suoi rappresentanti istituzionali. Lo dicevo all’inizio, le crisi possono cambiare tutto, costruire nuove consapevolezze e rendere possibile quello che ieri era impossibile. Per una Calabria senza povertà e piena di diritti i cittadini devono riprendersi la politica, vaccinare questa regione contro il virus di questa classe politica al servizio dei privati. Quello di ieri è solo l’inizio.

Nelle vostre villette, mentre vi fate i conti per le prossime regionali e magari state pensando a come ricattare i lavoratori di qualche clinica o call center per farvi rivotare, accendete la tv, alzate il volume, sentite i vostri nomi urlati dalla piazza come marchio d’infamia per come avete ridotto questa terra? Il vento si è alzato e vi spazzerà via.