Si è svolta stamattina al Tribunale del Riesame di Catanzaro l’udienza relativa al ricorso presentato da Maximiliano Granata, presidente del Consorzio Valle Crati, contro l’interdizione dai pubblici uffici per un anno sanzionatagli dal Tribunale di Cosenza.
Secondo il gip Greco e la procura cosentina, Granata si è reso colpevole di corruzione elettorale e abuso d’ufficio. La difesa, rappresentata dall’avvocato Angelo Pugliese, ha sostenuto che le intercettazioni a carico di Granata sono “inutilizzabili”. Il Tribunale del Riesame si è riservato la decisione.
E Granata, che è abituato a promettere e millantare, andava cianciando (fino a poche ore fa!!!) di un nuovo soggetto giuridico che funzionerà da carrozzone politico-clientelare e sbandiera posti di lavoro come noccioline.
Ecco cosa scrivevamo della famiglia Granata pochi mesi fa fa a proposito di una delle tante candidature di scambio presenti nelle liste di Occhiuto.
Il settore depurazione, del resto, è largamente presente nell’Armata Brancaleone di Mario Occhiuto detto il cazzaro. Anni di manovre e di intrallazzi che vengono suggellati dalla candidatura. Il solito rituale delle candidature di scambio.
Maximiliano Granata, presidente del Consorzio Valle Crati in quota Occhiuto, passerà alla storia come l’affossatore di un ente che è stato saccheggiato dalla politica. Gli ultimi sono stati loro. Granata ha schierato il fratello Vincenzo nella lista Democrazia Mediterranea e sta promettendo posti a tutti perché dalle ceneri del Consorzio vorrebbe diventare il “capo” della nascente ATO. Follia allo stato puro. Addirittura bipartisan, perché il signorino è intrallazzato anche con il PD.
Il prode ingegnere Rino Bartucci, l’uomo dello studio di fattibilità dell’appalto del CIPE, quello che finisce sempre per primo nella rete dell’illegalità, ha mandato in campo la moglie Marina Del Sordo, sempre nella lista Democrazia Mediterranea.
Ma solo Vincenzo Granata è stato eletto.
Ora la Finanza e la procura indagano e le motivazioni sono serie.
Giova ricordare che il signor Maximiliano Granata era stato già indagato per lo stesso reato ai tempi di Pino Tursi Prato e Franco Pino ma soprattutto che si sent(iva) intoccabile perché sua moglie, Lucia Angela Marletta, svolge il lavoro di giudice proprio dentro il Tribunale di Cosenza. E la circostanza già più volte è balzata alla ribalta delle cronache in occasione delle sparate e della smargiassate di Granata.