Cosenza corrotta: Manzini scatenata, nel mirino l’autista del sindaco

In principio erano bambole. Lunghe e oziose giornate passate a pettinare ogni tipo di bambola, tuppu compreso. Ore e ore spese a dosare creme e lozioni. E poi la permanente, i colpi di sole, le lisciature, il pelo e contropelo. E giù di phon nelle calde estati cittadine. Più che l’ufficio di un “aggiunto”, quello di Marisa Manzini assomigliava ad un coiffeur pour dames. Lisciare il pelo alle bambole, oltre ad essere un’azione a lei congeniale, era un modo come un altro di impiegare il tempo, visto che in procura non trovava altro da fare. Era da poco arrivata in procura (aprile 2015), a Cosenza, dopo una chiacchierata esperienza da “applicata” della DDA per il territorio di Vibo. Chiacchiere venute fuori da una interrogazione parlamentare, avente oggetto proprio Marisa, a firma dell’allora senatore cuneese del Pdl, Giuseppe Menardi. Una interrogazione dai toni pesanti dove si descrive Marisa come “magistrato a disposizione dei clan”. Un’accusa grave.

Secondo il senatore “il magistrato Marisa Manzini, durante il suo “periodo vibonese”, avrebbe omesso di investigare su personaggi collusi con latitanti, avrebbe trattenuto per anni fascicoli importanti sulla scrivania, avrebbe omesso di richiedere misure alternative per talaltri personaggi simpatici come una sanguisuga nella vasca da bagno e “qui viene il bello” avrebbe soggiornato gratis alla Clinica San Raffaele di Milano anziché pagare 13mila euro e avrebbe chiesto raccomandazioni per il marito, medico chirurgo”.

Un fardello di non poco conto quello con cui Marisa si presenta alla corte di Granieri. Siamo nell’era più buia della procura cosentina. Era il tempo della Giustizia “tanto al chilo”. Una mercanzia ovviamente costosa, e non accessibile a tutti. E Marisa è in questo quadro che si muove.

Che tipo è Marisa, nessuno dei “nuovi colleghi”, in quel primo periodo, lo ha capito. È una corrotta? È vittima di un complotto? Intrallazzini e onesti sospesi nel dubbio. I primi pensano: se è corrotta è capitata nel posto giusto. O meglio nella procura giusta. Si può sempre reclutare. Mentre gli onesti pensano: se è una persona corretta gli toccherà stare attenta, l’onestà nel covo di vipere non è ammessa. La vedranno come una spia. E dovrà guardassi sempre le spalle.

A guardare con “diffidenza” Marisa, da poco arrivata in procura, i due guardaspalle di Granieri, Tridico e Cozzolino. Una coppia di marpioni che non ti dico. I due non sanno se si possono fidare di lei, e se così non è devono stare attenti a condurre i loro intrallazzi. Avviano così una serie di “abbocchi” per sondare la disponibilità di Marisa a trafficare con loro, e tutta la paranza guidata da Granieri. Cercano di capire da che parte sta. E soprattutto se ci sta.

Se questo tentativo di coinvolgere Marisa negli intrallazzi sia riuscito o meno, non si può affermare con certezza, certo è che quel suo pettinare bambole altro non fa che alimentare i sospetti su di lei. L’impressione è quella che si sia adeguata all’andazzo dettato da Granieri che è quello di coprire tutti gli imbrogli di Occhiuto e degli amici degli amici. La sua sudditanza, di che natura non saprei, nei confronti di Granieri pare essere totale.

Ma è con l’arrivo di Spagnuolo che qualcosa inizia a cambiare. Marisa inizia a provare una certa insofferenza per gli ordini e si rifiuta di pettinare bambole. Sono giorni che nel suo ufficio le bambole sono spettinate. Non c’è un capello a posto. E questo preoccupa Spagnuolo che aveva ereditato l’andazzo criminale della procura da Granieri che l’aveva ereditato da Serafini che l’aveva ereditato da Nicastro. Marisa si è messa in testa di fare indagini, di investigare, di interrogare. E non semplici piddrizzuni, ma niente di meno che colletti bianchi, politici, e stimati imprenditori. Ed avvia, forzando la mano, le inchieste sugli appalti spezzatino, e ruberie varie alle casse comunali. E più scava e più viene a galla di tutto. Una gestione criminale della cosa pubblica a tutti i livelli.

Spagnuolo è in difficoltà: ha promesso ad Occhiuto, in continuità con Granieri, di lasciarlo intrallazzare in pace. In cambio dell’impunità, oltre all’assunzione del nipote, tutti i vantaggi e i privilegi che un “sindaco” può offrire. E non sa come fermare la Manzini. Quantomeno rallentarla. L’accusano di volersi rifare una verginità, viste le chiacchiere di mafiosità su di lei, sulle spalle del sindaco Occhiuto e dei suoi collaboratori. Ma Marisa resiste. Gli mettono contro il Gip che rigetta ogni sua richiesta. Ma non si ferma.

È costretta ad isolarsi e a lavorare a porte chiuse. È assediata da Cozzolino da sempre impegnato ad insabbiare tutto ciò che riguarda Potestio (ex capogabinetto del sindaco Occhiuto). Spagnuolo cerca di mediare, ma non c’è niente da fare. Marisa dice a Spagnuolo che non ha nessuna intenzione di fermarsi, e di tenere lontano da lei quel togato di un Cozzolino. Troppi sono i reati commessi a danno dei poveri cittadini, dice Marisa, la misura è colma. Bisogna mettere un freno a questo continuo e reiterato ladrocinio.

Emblematico il caso di Giuseppe Cirò, l’ex segretario del sindaco denunciato dallo stesso per essersi appropriato in maniera fraudolenta, incassando rimborsi non dovuti per viaggi istituzionali del sindaco mai avvenuti, della sommetta di 60mila euro dall’economato. Occhiuto aveva denunciato Cirò al suo pm preferito: Cozzolino. Per avere la sicurezza che l’indagine fosse circoscritta al solo Cirò e dargli una giusta punizione visto che si era permesso di ricattarlo. Ma Marisa pretende ed ottiene da Spagnuolo, facendogli una offerta che evidentemente il procuratore capo non ha potuto rifiutare, la rimozione di Cozzolino dall’inchiesta, e quella che doveva essere una esemplare punizione per Cirò, si trasforma, per Occhiuto, in un boomerang.  Il caso passa totalmente nelle mani di Marisa. La nemica numero 1 di Occhiuto. Una situazione che Occhiuto proprio non si aspettava: è l’occasione giusta che da tempo Marisa aspettava.

Ma il caso Cirò non è solo l’occasione che aspettava Marisa, perché da qui in poi cambia anche l’atteggiamento di Spagnuolo. Cirò, più volte sentito da Marisa, anche alla presenza di Spagnuolo, è un fiume in piena. Cirò ha capito il rischio che ha corso e allora restituisce pan per focaccia ad Occhiuto. Svela il sistema “economato” e racconta le giornate del sindaco in giro per la città scarrozzato da Fuoco e da Scornaienchi. Due vigili urbani fedeli ad Occhiuto. Che a detta di Cirò svolgono “il lavoro sporco” per il sindaco. Cirò fornisce prove che come quelle sugli appalti spezzatino, parlano da sole. Carta canta, e di carta Cirò ne ha fornito parecchia. E alle carte di Cirò vanno aggiunte quelle che in tutti questi anni hanno sequestrato i finanzieri al Comune. Per ultimo quelle relative alle missioni dei collaboratori del sindaco. Ovvero i vigili urbani assegnati alla tutela del sindaco.

Dopo la perquisizione avvenuta giorni fa al comando dei Vigili Urbani, qualche indiscrezione inizia a trapelare, e pare che i finanzieri oltre ai documenti relativi ai viaggi di Giacomo Fuoco, abbiano acquisito anche quelli dell’autista del sindaco, il vigile urbano Carlo Scornaienchi.

Negli ultimi dieci giorni Marisa ha accelerato in maniera visibile le sue inchieste, segno evidente che ha trovato quello che cercava. E questo grazie anche al cambio di atteggiamento di Spagnuolo. Il Gattopardo cambia registro e appoggia Marisa nella sua azione. E qui la prima domanda sorge spontanea: cosa ha fatto cambiare idea a Spagnuolo?

I finanzieri che lavorano da tempo a queste inchieste hanno raccolto tutto il materiale possibile e immaginabile. E le relazioni investigative già delineano il quadro. Che è quello della corruzione e del ladrocinio, senza ombra di dubbio. Gli investigatori in queste ore tirano le conclusioni del loro preciso e corretto lavoro. E non c’è altra strada se non quella dell’intervento giudiziario. Non si può lasciar correre dopo aver fatto tutto questo lavoro. A che livello sia arrivata Marisa non è dato sapere, ma il pieno coinvolgimento nell’inchiesta della stretta cerchia di Occhiuto lascia presumere che tra gli obiettivi ci sia anche il sindaco.

In tutto questo restano alcuni interrogativi legati a Marisa: perché Marisa nell’era Granieri pettinava bambole, e invece adesso sembra un treno in corsa senza freni? Cosa dice Marisa a Spagnuolo per fargli cambiare idea? Nel portare avanti il suo lavoro c’è solo la sincera e doverosa ricerca della verità, oppure ha messo in piedi tutto questo carrozzone per pararsi il culo da eventuali guai in arrivo di cui lei è a conoscenza? Fermo restando che i reati ci sono, e sono più che accertati, siamo sicuri che Marisa non usi questa inchiesta per ripulire un po’ la sua sbiadita immagine? Insomma cosa sa di così “importante” Marisa che noi non sappiamo?

Certo è che deve essere veramente qualcosa di grosso, quello che sa Marisa, se è riuscita a convincere anche il Gattopardo ad abbandonare Occhiuto. Non solo. Ha convinto Spagnuolo ad impegnare 4 pm che si occupano solo di reati contro la pubblica amministrazione. E che prima o poi dovranno presentare il risultato del lavoro. Vuoi o non vuoi, sincero o meno, un cambiamento c’è stato. Ma a che cosa porterà, al momento, non si sa…

GdD