Cosenza corrotta: Spagnuolo non firma l’arresto di Potestio disposto dalla Manzini

Se non fosse per la mancanza di coraggio a Marisa (Manzini) non le mancherebbe niente. È bella, è brava, è intelligente, è umana, è onesta, è pure una scrittrice, ma soprattutto è una superba pettinatrice di bambole. L’arte dove Marisa dà il meglio di se. Ma resta, ahimè, priva di coraggio.

Ha qualità e doti che in pochi conoscono – anche perché Marisa non ama vantarsi – e una classe d’altri tempi. L’eleganza nel portamento, nei gesti, nel linguaggio, la rendono, per certi versi, unica agli occhi di chi la guarda. Un po’ meno nell’abbiglio, non sempre all’altezza della sua figura. Diciamolo: veste un po’ pacchiana. Quei tailleur rosa, azzurri, giallo canarino, evocano la brutta copia della regina d’Inghilterra.

Marisa ha tutto quello che una donna può desiderare. Neanche il tempo ha intaccato il suo lieve viso. Un dono che in tante vorrebbero, ma tutto questo ben di Dio, senza quella ‘nticchia di coraggio necessario ad affrontare la vita, mi chiedo: a cosa serve? A niente! Che te ne fai della bellezza se hai paura di mostrarti? Che te ne fai dell’intelligenza se hai paura di usarla? Che te ne fai della toga se hai paura di arrestare i delinquenti?

Non nascondiamoci dietro un dito: lo sanno tutti nel tribunale, e di conseguenza anche noi, delle paure della Manzini e delle sue continue richieste di aiuto a Spagnuolo.

Mi spiego: sono settimane che Marisa cerca di spiegare al suo capo, Spagnuolo, la paura che incontra a firmare da sola l’ordinanza di arresto per Carmine Potestio, pronta da più di un mese, e che sarebbe di grande aiuto per lei, in questa fase, non restare da sola. Ma Spagnuolo, e questa volta ci dispiace dirlo ma siamo d’accordo con lui, si è sempre rifiutato di apporre la sua firma a questa ordinanza, non per insabbiare o coprire Potestio, come è facile immaginare, ma per spronare Marisa ad affrontare le sue paure. E mi sembra anche giusto. Prima o poi bisogna imparare a camminare con le proprie gambe.

Del resto, e dice bene Spagnuolo, nessuno vieta a Marisa di determinarsi giuridicamente da sola nel portare avanti questa ordinanza: ne ha facoltà. Non serve necessariamente la firma del capo per procedere. Ecco perché Spagnuolo non firma: vuole dare una lezione di vita a Marisa, una scossa che la smuova e che le faccia ritrovare quel po’ di coraggio necessario per svolgere il suo lavoro. Un insegnamento da Maestro ad allieva che a Marisa può solo che giovare. Anche se tutto ciò Marisa non l’ha capito. Pensa a dei dispetti da parte del suo capo, piuttosto che a parole dette con il cuore e per il suo bene.

Nonostante l’apprensione di Spagnuolo nei suoi confronti, Marisa continua ad essere titubante, timida, paurosa. E tutto ciò la rende triste, malinconica, sconsolata, infelice. Eppure l’ordinanza è fatta bene e con i dovuti riscontri documentali. Non c’è nulla da temere, se è un rigetto che si teme. Le prove sono granitiche: intercettazioni, documenti, foto, che descrivono, senza margine di errore, le pratiche truffaldine del Potestio, compresi i suoi agganci in tribunale. E allora cos’è che spaventa Marisa?  Perché continua a chiedere a Spagnuolo quella firma che mai potrà avere?

Ci sono domande destinate a restare senza risposte, ma sul perché della sua infelicità una risposta la possiamo dare, (citando Seneca): se c’è la paura, non c’è la felicità. Perciò, cara Marisa,  prima ti fai coraggio, e meglio è per tutti. La città è con te.

P.S. dai che ce la fai!

GdD