Cosenza, Covelli e Petrone novelli francescani

Siamo al tragicomico. La tragedia che si trasforma in commedia. E a recitare questa farsa non potevano che essere i nuovi Gianni e Pinotto della politica cosentina, due novelli comici: Gabriele Petrone e Damiano Covelli.

I due, dopo aver attraversato tutte le stagioni politiche ed amministrative cosentine degli ultimi 30 anni, si accorgono solo adesso che a Cosenza esiste la povertà e chiedono a Mario Occhiuto di impegnarsi di più. Parlano, in un loro palloso e lungo comunicato, di un disagio sociale diffuso nei quartieri e in special modo a Cosenza Vecchia. Che entrambi conoscono bene.

Dopo decenni e decenni di mani in pasta in tutte le amministrazioni, i due restano fulminati sulla via di Damasco. Si riscoprono oltre che comici, anche umani. Quella umanità che non hanno mai dimostrato durante i tanti anni di dominio politico/amministrativo incontrastato di Nicola Adamo e Madame Fifì. Praticamente i loro genitori politici. Non si preoccupavano, a quei tempi, dei poveri. Non li vedevano e pensavano nemmeno. Specie quando Madame Fifì depredava il futuro di una intera generazione di giovani calabresi. Non li vedevano e pensavano nemmeno neanche quando Nicola Adamo intrallazzava e svendeva il patrimonio pubblico agli amici degli amici. Non li vedevano e sentivano, sempre i poveri, neppure quando il loro becero clientelismo favoriva sempre gli stessi. Emarginando tutto il resto.

Oggi, dopo la batosta referendaria, hanno deciso, come novelli francescani, di impegnarsi per i poveri. Spogliarsi di ogni loro bene e donarlo agli altri che tanto hanno bisogno. Ma non si fermano qui. Vanno oltre i due nel loro delirante comunicato, permettendosi anche il lusso di indicare ad Occhiuto la strada da seguire: meno soldi per luminarie ed effimero, più soldi alle famiglie e alle persone bisognose.

I discendenti del metodo del Cardinal Franco Ambrogio che diventano moralizzatori. Fa bene Occhiuto che li prende a pesci in faccia, così come alle ultime amministrative hanno fatto i cosentini.

Quello che scrivono questi due assistiti della politica è la prova che hanno capito che il loro tempo sta per finire e pensano che dimostrandosi sensibili verso i bisogni altrui, in maniera fittizia, possa fargli recuperare quel minimo di credibilità che non hanno mai avuto.

Hanno annusato l’aria di sconfitta e temono che un prossimo e sempre più probabile governo Grillo, decreti il loro l’esilio, sia dalla vita politica che dalla pubblica amministrazione. A loro dei poveri non gliene frega niente. Né adesso né prima. Ed ora che sono alla frutta fanno ricorso a questo squallido appello. Questa gente non cambierà mai. In un modo o nell’altro cercano sempre di fregare il povero, sia quando non lo vedono che quando fanno finta di vederlo. 

Ma questa volta sarà difficile che qualcuno ci caschi o ci ricaschi in questo infame giochetto. La gente ha capito e conosce i soggetti. Fuori della loro sempre più misera cerchia, non li voterebbe mai nessuno. E mi sa tanto che gira gira, questa volta, u citrulu non finirà in culo all’ortolano.

Guido La Vespa