Cosenza, depurazione killer: se il mare è inquinato, la colpa è di questo soggetto

Se il nostro mar Tirreno è inquinato, lo dobbiamo solo a questo personaggio: Maximiliano Granata, ex presidente del Consorzio Valle Crati, che come tutti sanno, dopo il fallimento della società Valle Crati, si occupa di depurazione. Un affare che in Calabria vale centinaia e centinaia di milioni di euro.

Granata entra nel Consorzio Valle Crati per ferma volontà di Occhiuto, in rappresentanza del Comune di Cosenza che è anche Capo Bacino del Consorzio. Una volta occupata la poltrona, Granata dimentica subito statuto e funzioni e si adopera a costruire la sua nuova filiera clientelare per il suo gran ritorno in politica. Con la mole di denaro che amministra può comprarsi chi vuole. E poi è stato messo lì anche per salvaguardare gli interessi di persone che si nascondono nell’ombra. Nel mentre le fogne scaricano direttamente a mare. Lo sapete tutti: dove più, dove meno, il mare, anche quest’anno, come i precedenti, è inquinato fino all’ennesima potenza. Con qualche schiarita al mattino presto. Per il resto batteri fecali ovunque.

Quello che è riuscito a fare questo signore durante la sua presidenza è: far sparire il denaro e lasciarci la merda. Non ha mai fatto una ispezione, un controllo. Non ha mai verificato la funzionalità degli impianti.

Durante tutta la sua “reggenza” di presidente del Consorzio non è mai riuscito a far funzionare questi maledetti depuratori che costano milioni di euro. Una nomina, la sua, va anche detto, molto chiacchierata, e contestata. Ma che ha risolto subito: ha denunciato il suo avversario in Tribunale, luogo a lui familiare, che si è subito ritirato. Anni di presidenza dove l’unica cosa che ha funzionato sono stati gli stipendioni, i bonus, e rimborsi per tutti. E’ mai possibile che in tutti questi anni non è riuscito una volta a “regalarci” una stagione estiva senza mare inquinato? Ad ognuno il proprio giudizio. Del resto lo dice anche Gratteri: “Chi non controlla i depuratori è irresponsabile e in malafede”. E Granata, visto che spettava a lui, in tutti questi anni non ha mai controllato niente. Perciò, quando trovate la merda che galleggia sulle acque del vostro spicchio di mare, è a lui che dovete pensare: Granata.

C’è da chiedersi: ma perché Occhiuto ha voluto a tutti i costi mettere alla presidenza del Consorzio un incapace come Granata (e i risultati negativi parlano chiaro)? Presto detto, ricordandovi che siamo a Cosenza dove non si fa niente per niente.

Maximiliano Granata è il marito del giudice Marletta, ed ha sempre vissuto di denaro pubblico. Ha attraversato diverse stagioni politiche, spesso trombato, e non ha mai brillato per intelligenza e concretezza. Averlo in “squadra” per tanti marpioni politici di “vecchio e nuovo stampo” significava, e significa, ingraziarsi la moglie. Lo sopportavano, e lo sopportano, per questo. Un babbeo come Granata fa sempre comodo a certa politica intrallazzona. Se poi ci aggiungi pure che Granata è il cognato dell’allora Gip di Cosenza, ed oggi giudice a Roma, Nadia Plastina, famosa per la montatura del processo No-Global, capite tutti perché in tanti si davano e si sono dati da fare per trovargli una sistemazione. Quelle di Granata sono parentele pesanti che a Cosenza valgono tanto. Direi tanto oro quanto pesano. Ogni marpione che si rispetti sa quanto importanti sono “certe amicizie”, specie nei luoghi che contano.

Un vantaggio a cui Granata, da mediocre qual è, si è sempre aggrappato. Non si è mai fatto scrupolo di usare le sue parentele come arma di ricatto per minacciare ed intimidire chiunque abbia osato criticarlo. Ed è proprio per queste sue “doti” che Occhiuto ha voluto premiarlo. Le pesanti parentele hanno convinto subito Occhiuto a chiamarlo in squadra. Forte di questo Granata ha sempre fatto quello che ha voluto, maneggiando a suo piacimento il pubblico denaro senza paura di incorrere nella Giustizia. E nessuno ha il coraggio, per paura di ritorsioni da parte della moglie, di dirgli niente.

Ma qualcosa ultimamente deve essere andata storta e la sua tribù in tribunale ha perso potere. La moglie è stata trasferita dal penale al civile, che significa l’allontanamento dalle “carte e dagli uffici che contano”, e la Manzini, con l’ok di Spagnuolo, lo ha interdetto dalla presidenza del Consorzio per un anno. Un messaggio chiaro a chi deve capire: Granata in tribunale non conta più niente. E questo lo ha capito bene Granata. Ha capito che l’aria è cambiata, e che qualcuno è stufo delle sue ruberie che hanno messo a repentaglio l’appalto di oltre 250 milioni di euro destinati alla depurazione. E così è corso ai ripari. Spera che cambiando di nuovo pelle, cumu fannu i cursuni, e rivolgendosi a “nuove platee,” qualcuno lo prenda sul serio.

Tutto d’un tratto si è scoperto garantista, parla di ingiustizie, e si fa fregio dell’immagine di Tortora e e Pannella. Quasi come se avesse avuto una visione di quello che da qui a poco potrebbe capitargli. Si appella – oggi che ha capito che qualcosa si sta muovendo a livello giudiziario su questa vergogna della depurazione – al garantismo. Che secondo i suoi patologici criteri deve valere solo per lui, e i suoi sodali. A noi, ad esempio, secondo il delirio di Granata ci possono e ci devono arrestare anche senza aver commesso reati, e spedire in galere senza processo e prove. Perché secondo lui, che si basa sul mio vissuto politico, siamo dei sovversivi e, in quanto tali, dobbiamo stare in galera a prescindere. E non importa se siamo stati assolti da ogni accusa in merito al processo No-Global, dopo 13 anni di calvario e in ogni grado di giudizio, perché secondo il garantismo di Granata restiamo colpevoli lo stesso.
Inchiesta a cui tanto ha lavorato la cognata di Granata, il Gip Plastina. Così come resto colpevole, per Granata, nonostante le archiviazioni, delle tante accuse farlocche che certa procura cerca da tempo di affibbiarmi, tipo: bombe alla questura, lotta armata, spaccio e cazzate varie. Tutte queste violenze che abbiamo subito, secondo Granata, non sono ingiustizie, perché ce le meritiamo. L’ingiustizia è solo quella che colpisce lui.

Nonostante le note divergenze tra noi e la procura – per quel che ci riguarda su questioni di Giustizia, non c’è niente di personale, solo sete di Giustizia – c’è da dire che Spagnuolo e la Manzini hanno lavorato tanto sulla depurazione. E se indaghi sulla depurazione in provincia di Cosenza, non puoi non occuparti del Consorzio Valle Crati. E vuoi vedere che su questo “filone” la Manzini ci stupirà? Ho come l’impressione che questo argomento susciti interesse vero in procura a Cosenza. E che l’intenzione sia quella di agire.

Sarà perché hanno capito che l’argomento è sentito dalla gente, sarà perché sono in cerca di riscatto, sarà perché la Manzini e Spagnuolo amano la natura e il mare, sarà perché questa storia del malaffare deve finire, sarà perché è in atto una faida in tribunale, sarà perché qualcuno ha preso coscienza, ma sta di fatto che in procura in questi giorni si lavora su questo. E se è vero, come dice Spagnuolo, che saranno in procura anche a Ferragosto a lavorare, allora la cosa si fa seria. Per Granata si capisce.

Per pulire il mare c’è bisogno di mettere le mani nella merda, è proprio il caso di dirlo. E vedremo fino a che punto è disposta la procura a sporcarsi le mani. Se salverà il nostro mare oppure no. Io, questa volta, contro ogni pronostico, dico di si.

P.S. per Granata: non ho bisogno di creare fake per dire quello che ho già scritto e detto apertamente. Non sono scemo. Io nelle cose che faccio ci metto la faccia.

GdD