Cosenza. Dichiarazione dei redditi a sorpresa: Mario Occhiuto ancora presidente del “mOa”, com’è possibile?

Anche i parlamentari, e ci mancherebbe altro, come tutti i cittadini italiani, devono presentare la famigerata dichiarazione dei redditi e renderla pubblica attraverso il sito istituzionale della Camera e del Senato.

A sbirciare i tanti Pdf che illustrano la situazione economica (2023) dei nostri parlamentari, spicca, a sorpresa, Mario Occhiuto che risulta tra i paperoni del Senato. Con un imponibile di 153 mila euro all’anno. Nonché titolare di partecipazioni in Teleuropa srl, Pubblietere srl, e detentore del 55% delle quote dello studio “mOa Architetture srl”.

E poi: presidente del Cda di “mOa” Architetture; componente del Cda della Fondazione “Attilio ed Elena Giuliani Ets”; vicepresidente della Fondazione Italia-Usa; vicepresidente della Fondazione Patrimonio Comune. E scusate se è poco. Anche se Mario nella sua dichiarazione dei redditi giura sul suo onore che alcune di queste cariche sono a titolo gratuito, che detto da Lui suona un po’ come una presa in giro: Mario che giura di dire la verità e che dichiara di offrire la sua preziosa esperienza pluritrentennale di intrallazzatore seriale a gratis, non si può sentire. Se non prende uno stipendio per la carica occupata in Fondazioni e consigli di amministrazione (magari perché “incompatibile” con il ruolo di Senatore, oppure perché non gli conviene dichiarare altre entrate), di sicuro ha trovato un altro modo per farsi pagare. O meglio per intrallazzare. Su questo non ci sono dubbi.

La prima cosa che salta agli occhi nella sua dichiarazione dei redditi, oltre all’imponibile di 153 mila euro all’anno, è che ancora oggi Mario dichiara di possedere il 55% delle quote del “mOa”, Mario Occhiuto Architetture, la madre di tutte le scatole cinesi costruite dal cazzaro, il punto di partenza di tutte le sue truffe che hanno prodotto un debito che supera i 28 milioni di euro, con 18 società fallite.

Far fallire le società è sempre stata la sua specialità. E la bancarotta il suo strumento di lavoro preferito. Tutto inizia nelle storiche stanze di Palazzo Salfi quartiere Paparelle, dove il “mOa” prende vita, insieme al ristorante “Le Cucine di Palazzo Salfi”. Ed è proprio in quello storico palazzo che la montagna di debiti, già con una solida base, inizia a crescere verso la vetta. È il “mOa” l’origine della voragine dei debiti prodotti da Mario, la prima società a produrre, come dicono le carte, una bancarotta degna della sua fama. Diventa perciò legittimo chiedersi: come fa Mario, alla luce dei tanti fallimenti e pignoramenti a cui è sottoposto, a detenere ancora il 55% delle quote del “mOa”?

Le carte su Palazzo Salfi, sede del “mOa”, dicono che il Banco di Napoli ha effettuato un pignoramento monstre di 2 milioni 194 mila euro. La procedura si riferisce a un pignoramento presso terzi da parte di Equitalia Sud, che lo ha notificato al Banco di Napoli determinando la chiusura del “mOa” e del ristorante Le Cucine di Palazzo Salfi. Di più: la Zeta Tre Srl risulta aver ricevuto in pegno le quote della società di Occhiuto nella sua qualità di creditore pignoratizio.

Allora: se le quote della società sono state pignorate dalla Zeta Tre Srl, e Equitalia Sud ha pignorato l’intero storico palazzo, come da visura camerale, questo 55% di quote, ovvero la maggioranza della società, ancora in possesso di Mario come si spiega? Come mai le sue quote non sono state pignorate, vista l’enormità del debito oggi lievitato a quasi 3 milioni di euro? Ma soprattutto dove ha sede oggi la società “mOa”, dato che Palazzo Salfi è pignorato? A noi risulta sempre in via Paparelle 4, ovvero all’interno di Palazzo Salfi. Nonostante il pignoramento del palazzo e delle quote, Mario continua ad usufruire di beni che non gli appartengono più. Se mai sono stati realmente suoi. Uno dei tanti misteri del porto delle nebbie. O meglio, una delle tante prodezze del porto delle nebbie che, evidentemente, non ha messo in moto la macchina per arrivare alla confisca di beni e quote e fino a quando non arriva, Occhiuto può persino dire di rispettare la legge. Il problema è che si tratta del rispetto della legge dei corrotti ma tant’è. 

Se continuiamo a fare in conti in tasca a Mario Occhiuto è solo per sottolineare che noi non lo abbiamo mai diffamato, al netto di qualche aggettivo dispregiativo. Su di Lui abbiamo sempre scritto la verità, e i 5 procedimenti penali a suo carico lo dimostrano. Abbiamo sempre scritto di 28 milioni di euro di bancarotte fraudolente organizzate e portate a termine da Mario. E allora ricapitoliamo le sue truffe per tirare le somme, e capire chi mente.

“Ofin”, un crac da due milioni di euro per il quale Mario è stato condannato in primo grado a tre anni e sei mesi; “Oltrestudio”, un crac da 11 milioni di euro, con conseguente processo per bancarotta fraudolenta iniziato il 5 dicembre; “Mostre e servizi d’Ingegneria”, 7 milioni di euro di debiti, ennesimo crac, ennesimo processo per bancarotta fraudolenta; “mOa”, 3 milioni di euro di debiti. Totale dei vrusci certificati dai processi in corso e dalle carte: 23 milioni di euro di bancarotte. Mancano ancora 5 milioni di euro al nostro appello, e per sapere che fine hanno fatto, bisogna capire se al Gattopardo conviene “tirarli fuori”, oppure no. Ma, visti i tempi delle confische, Mario Occhiuto può stare tranquillo.