Cosenza. Diritto di replica alla società Marca

Riceviamo e pubblichiamo per diritto di replica alla dichiarazione di Kevin Marulla (https://www.iacchite.blog/cosenza-kevin-marulla-annuncia-la-mia-famiglia-ha-denunciato-il-marca-la-concessione-del-comune-e-scaduta/).

Comunicato ufficiale del MARCA

La società Marca, nella persona del suo Amministratore Unico Andrea Cariola e dell’altro socio Vincenzo Cosa, all’indomani delle calunniose dichiarazioni del figlio di Gigi Marulla, apparse recentemente sui social, nello spirito di trasparenza e correttezza che contraddistinguono il ruolo e le persone che lo hanno ricoperto, seppur controvoglia, prediligendo incontri e confronti reali – questi si cari all’invocata, ma mal predicata, tutela della riservatezza – a quelli virtuali, si vedono costretti a ricondurre a verità fatti e circostanze che l’incauto giovane figlio di Marulla ha ritenuto dovessero esser di dominio pubblico.

Mentiremmo se ci dichiarassimo sorpresi dal rancoroso comunicato del figlio di Marulla.
L’iniziativa, che viene presentata – come se la cosa potesse anche solo impensierirci – come “una delle tante azioni che verranno fatte”, si svela come una rarissima piccata d’orgoglio del figlio di Marulla, all’indomani dell’ordinanza del Gip di Cosenza che, respingendo la richiesta di archiviazione avanzata dal Pm, dopo meno di un mese dalla denuncia della famiglia di Marulla, ha disposto 90 giorni di indagini volte ad acquisire documentazione contabile.

Il reato, allo stato solo ipotizzato, rimane l’art. 2634 Codice Civile per la questione del rinnovo della concessione del campo comunale E. Morrone al Marca.
Contrariamente ad ogni tentativo fatto dal figlio di Marulla di rappresentare il Marca come il luogo delle peggiori malefatte – tra tutte anche una serie di appropriazioni indebite ai danni del socio Gigi Marulla, con tanto, addirittura, di falsificazione della firma della bandiera Rossoblù.

Anche qui, ci preme chiarire come, contrariamente a quanto riportato dal figlio di Marulla, la concessione del campo comunale NON è in regime di proroga… di fatto, subdolamente lasciando credere che il Comune di Cosenza strizzi l’occhio al Marca ed al suo Amministratore, ma in regime di proroga legale a seguito della pandemia che ha paralizzato l’attività sportiva per quasi due anni.

Ciò detto, suona canzonatoria e, ce lo si conceda, irriverente e ingenerosa l’accusa rivolta all’amministratore Andrea Cariola di lucrare sul nome di Gigi Marulla per un – non meglio specificato – tornaconto personale e di aver “tradito” la memoria ed il sogno di Gigi della scuola calcio.

Ovviamente, non ci appassiona il dibattito che tende a “misurare” gli affetti ma, trascinati (non certo per volontà del Marca) nella discussione social, ci preme raccontare, per dare la misura della gravità delle parole del figlio di Marulla, la storia ed il sogno del MARCA (acronimo – il che la dice tutta – di: MARulla-CAriola), attraverso le parole e il ricordo proprio del suo cofondatore Andrea Cariola:

«Il progetto della scuola calcio nasce dal lontano 1995 quando costituisco la prima società di settore giovanile ed intraprendo questo percorso. Nei primi anni di attività fittavo campi di qua e di là e protocollavo richieste al Comune di Cosenza per avere una struttura tutta per me. Infinite ore di attese dietro le porte dell’Ing. Luigi Zinno ed il Geom. De Pasquale. Giacomo Mancini, allora Sindaco, si raccomandava con i due Dirigenti di trovare una soluzione.

Negli anni successivi individuarono e mi affidarono alcuni campetti in c/da Guarassano alla fine del Parco Fluviale. Lo ristrutturai e rendemmo viva quella zona periferica ma purtroppo durante la notte veniva presa d’assalto da continui furti e danneggiamenti fino a costringermi a riconsegnare le chiavi al Sindaco e all’allora responsabile degli impianti sportivi del Comune Pino Abate. La promessa del sindaco Mancini fu quella di assegnarmi l’E.Morrone di via Popilia (attuale Marca) una volta dissequestrato dalla procura.
Nella notte dell’ 1 Maggio del 2001 cedette la copertura della tribuna. Purtroppo il Grande Giacomo Mancini non fece in tempo per via della sua scomparsa e soltanto nel 2005 si sbloccó la vicenda giudiziaria e venne messo a bando l’impianto.

Conoscevo Gigi Marulla da tempo e trascorreva molte ore del suo tempo libero nel mio negozio di articoli sportivi di Rende. Tanti aneddoti e risate. In quel periodo in attesa di trovare una sistemazione definitiva, avevo rifondato la Morrone sul campo della Popilbianco di Carbone e spesso invitavo Gigi a farmi qualche seduta di allenamento con i ragazzi.
Da quei lunghi pomeriggi insieme nasce la voglia di condividere il mio progetto con lui. Chiesi quali progetti avesse per il futuro e mi rispose che non aveva le idee chiare ma che allenare i “grandi” se non per realtà importanti non era cosa per lui.

Praticamente nel suo riconosciuto ermetismo avevo intuito il: se ti fa piacere sono con te!
Da quel momento in poi le nostre ore di frequentazione si moltiplicavano giorno e notte. Un rapporto fraterno fatto di grande complicità e rispetto. Ricordo ancora il momento in cui decidemmo il nome della società eravamo in macchina di ritorno dalla Onze del prof. Turano il quale ci suggeriva di sfruttare il nome di Gigi per la scuola calcio.
Dovendo scegliere i colori sociali Gigi mi guardò e mi disse: “nerazzurri?” (conoscendo la mia passione per l’Inter) Io: “me lo chiedi?”

Al rientro da San Marco Argentano, pensando al nome della società, si voltò e mi disse: “ti piace Carma?” Risposi, scherzando: “e gesso Gi?” con una risata… ci guardammo negli occhi come se avessimo trovato a quel punto la soluzione invertendo le iniziali dei nostri cognomi: MARCA! Stupendo…ha tanti significati a partire dal verbo a finire al nome del giornale sportivo spagnolo. In realtà legavamo per sempre i nostri cognomi, le nostre storie, i nostri sogni, pensavamo in maniera indissolubile…

Vincemmo la gara di aggiudicazione della struttura al Comune per le migliorie proposte nel progetto. Iniziarono i lavori di rifacimento del centro sportivo e Gigi si trasformava in elettricista, carpentiere, falegname, giardiniere, idraulico. Un tuttofare instancabile che supportava tutte le ditte che si avvicendavano al fine di completare i lavori.
Aveva trasformato una segreteria in una cucina vera e propria. Una sua grande passione. Viveva li 24h al giorno. Si faceva il bucato etc etc. In oltre quindici anni di assidua frequentazione mai uno screzio, chi aveva più soldi da investire li metteva giù per tutti. L’investimento era molto oneroso e dopo poco si propose di entrare a far parte della squadra Vincenzo Cosa ancora in attività agonistica. L’ingresso di Vincenzo fu importante in quel momento anche sotto l’aspetto finanziario.

Il resto della storia è abbastanza noto a tutti. 10 anni di grandi successi sportivi dal 2005 al maledetto 19/07/2015. Da quel giorno sono cambiate molte cose anzi tutto…. I miei rapporti con gli eredi Marulla erano familiari, idilliaci. Un transfer probabilmente. La notizia della morte di Gigi ha devastato tutti. Non riuscivo a capacitarmi, pensavo fosse un sogno invece vivevo un incubo. In quel momento ho letto smarrimento negli occhi di tutti i familiari che mi chiesero di provvedere a tutto quello che doveva essere l’iter.
Rimasi tutto il 20 luglio da solo nella camera mortuaria dell’ospedale di Cetraro. Io e lui e le centinaia di persone che passavano per un ultimo saluto. Mi diedero la chiave di quella camera e chiusi su insistenza di mia moglie incinta a tornare a casa verso mezzanotte. Ricevetti alle 6:00 del mattino una telefonata dall’ex presidente del Cosenza Antonio Serra che mi aspettava davanti quella porta. Poi il funerale quel caldo asfissiante.

Nei giorni successivi protocollai la richiesta di intitolazione dello stadio a Gigi Marulla al Sindaco Occhiuto specificando, nella stessa, che la città gradiva il nome Gigi e non il nome di battesimo Luigi. Mi recai al cimitero per la tomba gentilizia. Feci tutto quello che si potesse fare nei confronti di un “fratello”. In tutto questo c’era da mandare avanti il “nostro” progetto.
Chiamo a raccolta i suoi i nostri vecchi amici di sempre : Gigi De Rosa, Ciccio Marino etc etc. “Ragazzi dateci una mano e portiamo ancora più in alto il nome del Marca.” Abbiamo avuto con grande onore e piacere l’aiuto di tutti.

Ma sin da subito gli eredi mostravano atteggiamenti poco collaborativi anzi mettevano il veto su tanti aspetti che a noi sembravano assolutamente normali.
In quei mesi successivi chiunque si alzasse una mattina stampava maglie di Marulla, murales, gruppi social, cose di ogni genere. Mi sono permesso di stampare 300 t-shirt celebrative con lo scopo di raccogliere fondi per realizzare una statua da mettere all’interno della struttura. Non mi è stato concesso. Sono tutt’ora confezionati in un cartone in soffitta.
Ho chiesto di organizzare un grande memorial e mi è stato detto che volevo speculare sul nome di Gigi. Abbiamo fatto un murales per ricordarlo all’esterno del centro e ci obbligavano a togliere le immagini che rappresentassero Gigi. Mi hanno mandato il titolare dell’agenzia funebre che ho contattato io quel giorno perché avrei dovuto pagarlo come Marca. Mi hanno accusato di essere andato a casa loro a minacciarli quando dopo la morte di Gigi non ho mai messo piede in casa loro. Ho subito un attentato da ignoti in casa il 15/10/2015 con colpi di pistola con mia moglie incinta di 8 mesi. ricevuto telefonate minacciose, tutte denunciate. Una settimana dopo, un candelotto esplosivo lanciato nel Marca alle 23:30. Nonostante tutto ci siamo rimboccati le maniche senza vittimismo ma con la testa alta ed abbiamo portato avanti con grandi sacrifici il progetto». 

Questa la storia del Marca, questa la storia di un sogno tanto di Gigi quanto di Cariola (e di quanti lo hanno sposato, condiviso e sostenuto).
Davvero non ci stiamo a passare per i cinici approfittatori tratteggiati dal figlio di Marulla.
Abbiamo tanto rispetto del dolore altrui, ma certo si dovrà convenire che non si eredita un sogno e ci se ne ricorda dopo 7 anni di totale disinteresse!

E ancora, quando si intende, finalmente (dopo oltre un lustro di silenzio), rinverdire e rilanciare il sogno ed il progetto Marca, non lo si fa chiedendo i freddi resoconti di un libro contabile… ma, anche sfruttando il rapporto privilegiato corrente col socio Cosa, partecipando “sul campo” – è proprio il caso di dirlo- all’attività della società, alle sue scelte ed ai suoi cospicui impegni finanziari!
Non si rilasciano, negli anni, interviste, tagli di nastri, film, cerimonie e passerelle varie senza mai citare e/o invitare il Marca!
Salutiamo con gioia il rinnovato interesse del figlio di Marulla di proseguire quella che era la visione del padre, ma registriamo, con disappunto, il fango, la vergogna e le menzogne vomitate sull’immagine del Marca e della sua accreditata attività sportiva, che vanno, evidentemente, nella direzione opposta.
In ordine all’episodio portato ad esempio dal figlio di Marulla quale indegnità “per crudeltà umana” dei soci del Marca, deve essere ricondotto proprio alla necessità di rispettare quel formalismo burocratico, tanto caro alla famiglia Marulla, che, causa anche il perdurante disinteresse di quest’ultimi, paralizzava l’aspetto finanziario della società.

La lettera ricevuta a Dicembre non voleva essere una mancanza di rispetto, anche solo pensarlo ci fa trasecolare, ma la società versava in un evidente problema.
A settembre la BCC Mediocrati ci segnalava, richiamandoci, che era scaduta l’adeguata verifica. Senza la nuova visura camerale da dove risultavano i soci che fanno parte della società, non si poteva operare sul conto. Essendo periodo di iscrizioni a campionati, era indispensabile avere l’operatività bancaria. Si sollecitò informalmente, più volte, la famiglia ad effettuare le operazioni di apertura e registrazione della successione e, rimanendo inevasa ogni richiesta, si formalizzò, con raccomandata, l’adempimento dovuto per legge… nessun cinismo, nessuna lesa maestà!

L’amministratore Cariola, come riconosciuto e testimoniato negli atti di indagine dal socio Cosa, ha dovuto compiere atti ordinari e straordinari per il bene ed il prosieguo delle attività, come la totale ristrutturazione del centro senza aver chiesto il contributo economico agli eredi così come a Vincenzo Cosa, persona informata quotidianamente su tutti i movimenti del Marca. Capitali personali e finanziamenti personali per sostenere quel progetto, fino allo scorso anno, certamente, abbandonato dal figlio di Marulla.
Tutto fatturato, documentato e tracciato bancariamente.

La vicenda giudiziaria promossa dalla famiglia Marulla sulla richiesta di rinnovo della concessione, attualmente in scadenza, del campo comunale, avanzata indistintamente quale Marca srl e Marca ASD Football Club (frutto di fusione sportiva, per acquisire il titolo di LND, del Marca srl con il Sant’Agata d’Esaro), troverà naturale definizione nella sua archiviazione.

Nessun isterico teorema del complotto, del malaffare, tutto è avvenuto alla luce del sole, come solare rimane il progetto sportivo del Marca e di chi lo ha voluto (Cariola e Marulla padre). I commenti che si leggono al post del figlio di Marulla, conoscendo personalmente i loro autori, i loro insuccessi personali e i loro precedenti giudiziari, ci lasciano totalmente indifferenti e ci ricordano una frase di San Francesco di Paola spesso ripetuta da Gigi: “Cosenza, conca d’oro e lingua di serpenti!”.

La scrivente società Marca srl, concludendo, comunica che nelle prossime settimane convocheremo un’assemblea per programmare la stagione e ripianare le povere casse della società che hanno tanto bisogno dopo gli ultimi esborsi.
Ovviamente, come sempre, siamo disponibili a colloquiare con gli eredi Marulla, verso i quali, si ribadisce, non abbiamo alcuna riserva o pregiudizio – ai quali, anzi, atteso il prestigioso ruolo che ricopre il figlio di Marulla in seno alla squadra cittadina, guardiamo con grande interesse ed aspettative per rilanciare il Marca – se non il rimprovero di essere stati, per oltre sei anni, assenti dalle vicende sportive, societarie e dagli impegni finanziari cui ci si è fatti, fin qui, esclusivo carico.