Il disegnino proposto ai bambini delle scuole elementari è un distillato di finzione. Nel disegno riconosciamo con certezza il ponte di Calatrava, mentre l’altra struttura sulla destra dovrebbe essere il Planetario. Per la verità, come sospetta un mio amico, quella cosa a destra sembrerebbe una delle cupole geodetiche, smembrate dall’incuria e ridotta a simbolo del degrado.
E poi, in basso a sinistra, la bellissima e visitatissima statua di Alarico. Tutto attorno un idillio – davvero svizzero – di prati, alberi e un azzurro fiume. Sullo sfondo, infine, si indovina un borgo antico e magico. Mancano all’appello il cemento di piazza Fera con le impronte di Muto, le strade che circondano via Roma/Misasi piene di macchine impazzite, le ditte amiche, e soprattutto non c’è il centro storico, evidentemente già rimosso anche dall’immaginario, in attesa che crolli tutto e definitivamente.
Tutto questo perché i cittadini vanno educati alle favole sin da piccoli, visto che un giorno diventano elettori.
Ismaele Chiamatemi