Cosenza. Dopo Cannizzaro, Tomao e Galeone, un altro prefetto che non vede, non sente e non parla

Come si sa la nomina del prefetto, del procuratore capo, del questore, del comandante dei carabinierie  della Guardia di Finanza, ha sempre un padrino o uno sponsor politico.

Sono quasi sempre i politici del territorio, ovviamente quelli intrallazzati, ad indicare il nome di chi deve occupare tali ruoli. È chiaro che tali nomine avvengono solo se i nominati si rendono disponibili a ricambiare questo grande favore a chi li pone su un bel piedistallo. Ed è così che va avanti a Cosenza almeno da 40 anni a questa parte. Cosenza vanta record che altre città possono solo sognare: abbiamo avuto procuratori in servizio permanente effettivo per 20 anni di fila, altri non meno di 12 anni. Quando la “regola” per non creare conflitti di interesse, vista la delicatezza del ruolo, dice che dopo 5 anni è necessario “ruotare”, ovvero cambiare ufficio. Ma Cosenza non fa parte dell’Italia. Qui contano solo le importanti amicizie masso/mafiose in grado di condizionare perfino il governo. Sono loro che decidono come, quando e dove. Da qui è facile anche capire perché, a differenza del resto della Calabria, Cosenza, in materia di corruzione, voto di scambio, collusione, evasione, riciclaggio, abuso d’ufficio, e ogni altro tipo di reato contro lo stato e la pubblica amministrazione, è considerata da tutti un’isola felice. Perché nessuno degli organismi istituzionali, preposti a farlo, ficca il naso negli affari degli amici degli amici. A Cosenza puoi riciclare milioni di euro senza che nessuno ti chieda come li hai guadagnati.

E la prova di tutto questo sta anche nel fatto che Cosenza, almeno negli ultimi 10 anni, non ha mai avuto un prefetto veramente al servizio del cittadino. Basta ricordare alcuni nomi: Cannizzaro, Tomao, Galeone, sempre silenti sui problemi della città e sulle tante denunce giunte sul loro tavolo, sul malaffare nella pubblica amministrazione. Stessa cosa per il questore: Anzalone e Liguori su tutti, sempre pronti a coprire ogni intrallazzo messo in atto dal sindaco Occhiuto, cosa risaputa da tutta la città e che l’inchiesta della Dda su piazza Fera/Bilotti ha definitivamente messo nero su bianco “certificando” l’avvenuto “appattamento”, con tanto di tarocco dei documenti, tra i responsabili dei lavori di piazza Fera/Bilotti e il questore Liguori, avvenuto nel suo ufficio, per permettere al sindaco Occhiuto di svolgere il suo concerto di Capodanno nonostante il rischio crollo della piazza. E questo per 4 anni di seguito. Pur di far piacere ad Occhiuto se ne sono fregati della sicurezza dei cittadini. E questo non lo diciamo noi ma il dottor Gratteri nell’ordinanza di sequestro della piazza.

Dopo l’arresto del prefetto Galeone per aver intascato una bustarella, il 20 gennaio è stata nominata ufficialmente come nuovo prefetto della provincia di Cosenza Cinzia Guercio. Già prefetto di Isernia.

Laureata con lode in Giurisprudenza alla “Sapienza” di Roma, ha al suo attivo scuole di specializzazione e pubblicazioni ed una carriera nella Polizia di Stato. Nominata per la prima volta Prefetto ad agosto 2011 ha presieduto diverse commissioni straordinarie di comuni ed enti. Dal 2013 al 2015 è stata anche responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza al ministero dell’Interno. Dal febbraio 2017 fino ad agosto 2018, è stata direttore centrale dei Servizi tecnico-logistici e della gestione patrimoniale del dipartimento della Pubblica sicurezza.

Un curriculum che lasciava sperare in un cambio di “passo” per via della sua esperienza in materia di prevenzione della corruzione, e invece da quando si è insediata, e nonostante l’emergenza sanitaria, non si è mai sentita. Non una parola, ad esempio, sulla gestione dei buoni spesa da parte dell’Amministrazione Comunale, non una parola sui problemi che i tanti sindaci gli hanno posto in piena emergenza, non una parola sulle RSA, non una parola a tutela dei lavoratori rimasti disoccupati, niente di niente. Né si vede né si sente. E stamattina, giusto per concludere la galleria dei silenzi, non solo non ha ricevuto chi da più di settanta giorni si trova in prima linea a fronteggiare con le proprie forze questa dannata emergenza, ma ha permesso alla polizia di usare modi pochi ortodossi nei confronti di cittadini che denunciavano pacificamente e nel rispetto delle regole, la grave situazione di disagio economico in cui versano centinaia di famiglia in città.

Una delusione totale. Un metodo, quello usato dal nuovo prefetto, che ci fa capire che nulla è cambiato e che dei problemi della povera gente non gliene frega a nessuno, così come è sempre stato, ma soprattutto ci fa capire che la regola per chi occupa tali ruoli è sempre la stessa: non vedo, non sento, non parlo. E la vergogna continua!