Cosenza, dove tutto ciò che è pubblico diventa proprietà privata

I dipendenti si lamentano di non ricevere le dovute spettanze, le scuole cittadine fanno acqua da tutte le parti, la città è sporca, le strade piene di buche, i marciapiedi disconnessi con “scivoli” dissestati o inesistenti, le periferie sono abbandonate, la sanità è un’illusione, e oggi alla lunga lista di “disgrazie” (che non è certo finita qui, purtroppo) a cui i cosentini sono sottoposti da sempre, si aggiunge un altro fallimento comunale: l’Amaco. Un comune fallito, del resto, non può che continuare, in assenza di un piano di risanamento serio ed efficace, a produrre fallimenti. Alla faccia di chi diceva che il fallimento del comune non avrebbe prodotto effetti sulla quotidianità dei cosentini. Pezzo dopo pezzo i “sacrifici pubblici” sono finiti nelle tasche di pochi, a danno della città e della qualità della vita dei cittadini. Ai cosentini dell’enorme patrimonio pubblico è rimasto ben poco.

Milioni e milioni di euro sperperati in inutili, e spesso fittizi, lavori pubblici, che hanno fatto la fortuna di pochi, vedi le piazze occhiutiane. Beni comuni affidati da anni a privati che non hanno mai versato un solo euro nelle casse comunali, traendone enormi vantaggi economici. Privati che gestiscono attività commerciali in pubblici locali, spesso e volentieri, sconosciute al fisco. Tutto ciò che è pubblico a Cosenza, in un modo o nell’altro, diventa proprietà privata. Una infame pratica che alla lunga ha prodotto l’enorme buco nelle casse comunali e il fallimento del comune. Franz aveva annunciato l’operazione verità sui conti comunali, ma qualcuno gli ha fatto capire che non è il caso di portare i libri contabili in procura, qualche amico potrebbe offendersi, e se qualcuno si offende, a Cosenza, non si sa mai come va a finire. Gli scheletri nascosti nei tanti armadi della Franzamaglia che oggi governa la città potrebbero decidere di farsi un giro per le vie del centro. E non sarebbe una bella visione per i bimbi nel periodo di Babbo Natale, non siamo mica ad Halloween.

Franz ha provato ad uscire dal vicolo cieco nel quale si è cacciato tartassando i cosentini, nel vano tentativo di recuperare un po’ di liquidità per mandare avanti la baracca, ma l’esperimento è fallito. I cosentini non pagano, il che si può considerare una sorta di sciopero fiscale per protestare contro la mala gestione del denaro e del patrimonio comunale. Francamente pagare le tasse per ingrassare Capu i Liuni e compari, non è cosa. Meglio passare per evasori tanto, o paghi o non paghi, i servizi saranno sempre carenti o inesistenti. La situazione, purtroppo, non può che peggiorare, altre tegole si abbatteranno sul comune, e a nulla servono i finti piani di risanamento approvati dalla Franzamaglia, uno specchietto per le allodole, un modo per tirare a campare, ma di soluzioni concrete non ce ne sono, se non quella di rendere, una volta per tutte, pubblici i conti comunali, e poi chiru ca vo succeda, succederra