La fusione amministrativa tra due Comuni di media entità demografica è sempre cosa buona. E non tanto per le chiacchiere che Occhiuto e compari vanno raccontando, ma piuttosto per il potere contrattuale, di natura politica, che il nuovo “Comune Unico” assume e può esercitare nei confronti degli altri enti: regione e stato. Anche in ragione dell’aumento del cosiddetto “bacino elettorale”. Una unione tutta a vantaggio di vecchi e nuovi potentati politici che nel Comune unico vedono la possibilità di allargare clientele e intrallazzi. Nonché la possibilità di unificare cordate di potere truffaldino ora operanti ognuno nel proprio territorio.
L’unificazione di Cosenza e Rende non è una formula magica che appena pronunciata cambierà le cose: tutti i dipendenti pubblici dei due comuni di colpo diventeranno bravi, professionali e ligi al dovere. Stessa cosa per i politici: una volta unificati i comuni tutti diventeranno onesti e dediti all’attività amministrativa solo per amore ed interesse del cittadino. Oppure: tutti i disoccupati non appena unificati i comuni troveranno lavoro. Se bastasse solo questo, cioè unificare i comuni, per far cambiare le cose ci metterei la firma subito.
Ma sappiamo tutti che non è così: si u ciucciu unnà misu a cuda a tre anni, non la mette più. E’ questo il dato da tenere in considerazione. Se a promuovere l’idea di una città unica è la stessa classe dirigente che ci ha costretti ad un futuro di disoccupazione e miseria, capite che è tutta na giobba. Un passatempo per Occhiuto e Manna, al minimo storico di appeal, che già di loro non riescono a gestire i rispettivi comuni, figuriamoci un’area urbana più vasta. Giocano a fare gli statisti.
Parlano di vantaggi per il commercio come se adesso esistesse una frontiere tra Cosenza e Rende, ed ogni acquisto fatto da un cosentino a Rende e viceversa dovesse passare dalla dogana per essere tassato, inibendo ogni scambio commerciale tra i due comuni.
Parlano di “economia di scala” gli scienziati di Occhiuto come se a Cosenza o a Rende esistessero “poli produttivi” di un certo livello e grandi imprese capaci, con l’unione dei comuni, di diminuire il costo medio unitario di produzione in base alla crescita della “scala di produzione” che dovrebbe avvenire solo perché ci sarà un sindaco per tutti. Siamo all’arzigogolo da dare in pasto ai soliti caggi pronti a credere che basterà questo per cambiare la loro vita.
Se tutto questo fosse possibile, viene da chiedersi: perché non l’hanno mai fatto? Perché non hanno, quantomeno, provato a proporre una “economia di scala” nei rispettivi comuni? Chi gli ha impedito di fare questo?
Non l’hanno mai fatto perché a Cosenza e a Rende non esiste nessun polo produttivo, tant’è che a vincere i maggiori appalti pubblici da noi sono tutte ditte di fuori. A Cosenza e a Rende non riescono neanche a fare una ATI, figuriamoci se quel poco che c’è, come impresa, che fa fatica ad andare avanti, può pensare all’economia di scala. L’unica vera impresa in questo territorio è l’Università della Calabria, continuamente in espansione, ed è il vero oggetto degli appetiti dei marpioni politici locali. Tolto questo non c’è niente. E questo che realmente interessa alle cordate di potere politico/economico: mettere in qualche modo mano all’Università.
Non siamo contro l’unificazione dei comuni, quello che ci preoccupa di questa ennesima pensata pubblicitaria di Occhiuto, è l’unificazione degli intrallazzi e la possibilità che si apre a vecchi e nuovi marpioni di costituire nuovi potentati, magari, più forti e agguerriti di adesso.
L’ultima parola, semmai questa cosa dovesse andare in porto, spetta ai cittadini che avranno modo, attraverso il voto di dire la loro. E a questo responso tutti, dovranno attenersi. Aspettiamo.
GdD