Cosenza e Rende, il blitz di Gratteri. Chi, dove, come, quando e perché: le coperture sono cadute

di Saverio Di Giorno

Che cosa significa un arresto? Un arresto non è un avvenimento a sé stante che esce fuori improvviso e subitaneo senza preavviso. Chi è abituato a raccontare e ascoltare storie in Calabria, chi legge carte e riconosce corsi e ricorsi storici sa che gli arresti sono parte di un discorso. Arrivano in momenti precisi e su aree precise. Raccontano di intere aree, di meccanismi consolidati. E specie se sono confermati dalle stesse parole degli intercettati che parlano e parlano. Chiaramente. E quando si parla così e si è in 202, a cadere tra le parole possono essere in tanti. Ecco perché molti tremano dopo il blitz di Gratteri e provano a ricordare con chi hanno chiacchierato o fatto due passi. Se qualcuno li ha indotti a parlare troppo, anche perché le carte sono piene di omissis. Soprattutto dopo le elezioni che hanno dimostrato quanto siano indeboliti i pacchetti di voti: Gentile fuori, Magorno polverizzato, Occhiuto dentro per il rotto della cuffia e per la Bossio è culo. E meno voti, significa meno potere contrattuale, meno coperture.

In questo caso, ad esempio, emerge chiaramente non solo il controllo totale dell’economia cosentina, ma anche il feroce controllo militare della costola del clan Muto. Ad esempio. Ora su un territorio così vasto e vista la natura dell’indagine e i tempi con cui è avvenuta potrebbero preoccuparsi in molti. Ma per essere più chiari occorre analizzare l’operazione e rispolverare il vecchio metodo del giornalismo: le cinque W. Chi, dove, come, quando e perché.

Il quando.

Veniamo al quando. Quando un’operazione del genere si dispiega è evidente che succede perché i tempi sono maturi. È triste dirlo, ma è così. È un “rimprovero” che si può muovere facilmente a Gratteri: arriva quando i suoi obiettivi sono già ammaccati. Importanti eh, per carità, ma al crepuscolo della loro forza. Quando, cioè, se cedono non si tirano dietro tutto il cucuzzaro (leggasi anche cupola). Operazioni del genere che avvengono anche con l’aiuto di collaboratori di giustizia storici, come si legge sulle carte, oltre che da intercettazioni e investigazioni trovano solidità anche da testimonianze e lo si sa: nessuno butta nel burrone chi ha ancora potere ricattatorio (chi ancora può far male); non lo fanno né imputati, né testimoni, né pentiti… ricordate quando Buscetta diceva “ci sono cose per cui ancora la società non è pronta?”. Le elezioni hanno dimostrato che la società ora è pronta a nuovi passi. E Gratteri si è preparato la strada.

Il chi.

Per capire meglio questo discorso veniamo al chi. Si prenda Pittelli. Coordinatore di Forza Italia, capace di distruggere De Magistris e far sparire l’inchiesta di Lupacchini nei suoi anni d’oro. Ora è dentro. Certo, Gratteri gli ha dispiegato contro un plotone, ma è pur vero che il 2019 non era il 2007 e i tempi e gli equilibri sono cambiati. Così per Manna, l’anello debole di tutta una serie di amicizie, collegamenti e traffici che passano per lui. Non solo con la criminalità per tramite di Patitucci, ma dentro la Procura, ceti imprenditoriali e via di questo passo. Si potrà controbattere: usa gli anelli deboli per entrare a quelli forti. E su questo vedremo: le strade che si aprono da questa inchiesta sono molteplici e se ne è scritto a sufficienza; le amicizie sulla costa di Briguori (si legga Magorno), gli affari nella Cosenza bene degli “imprenditori” e dei loro lavori, degli affidamenti e delle ditte (si legga Occhiuto & Co.) e altri imprenditori ancora più in vista (si legga Publiemme oggi Diemme come le iniziali di Domenico Maduli da Limbadi). I tempi per questi sono maturi ora e molti di questi anelli sono molto più avvicinabili.

E sempre per restare sul “chi” anche la parte criminale, sembra la parte debole. Più che debole, goffa. Imprudente. Parlano, parlano. Sbragano tutto. Troppo sicuri di sé, forse. Ma queste loro chiacchiere rilassano anche chi parla con loro che si sente libero di andare a ruota libera senza sapere di cadere in “trappola”. Sembra di leggere un romanzo, più che un dispositivo di indagine. (Iacchite’ lo aveva già fatto notare: https://www.iacchite.blog/cosenza-il-blitz-di-gratteri-nelle-intercettazioni-in-chiaro-nessuna-precauzione-e-pesanti-sospetti-su-porcaro/?fbclid=IwAR2mQ3ZPQDBCAryBJmhju3GWZVJkFwz_oI0V-2MdsbLkZLuFzY2WRBHVIkU ) Eppure non sono certo novellini. Mentre Muto manda sempre intermediari e non parla mai di persona e nemmeno per telefono, altri (Patitucci, ma non solo) chiacchierano sempre persino in carcere. C’è una vecchia regola della criminalità che insegna che non bisogna mai parlare di fatti che interessano anche altri. Sarebbe un’infamità. Ci si è dimenticati tale regola? Impossibile. Più possibile è che invece si sentano sicuri di poter parlare. Perché? A questa “W” è difficile rispondere. Perché sono stati sempre garantiti, perché si sentono impuniti, perché pensano di avere le spalle coperte. Chissà…

Il dove.

Si è scritto e riscritto del controllo a Cosenza e provincia, ma non è l’unico territorio. Perché leggendo le carte si legge del terrore come controllo militare della costa sottomessa al clan Muto. E dell’escalation militare (autobombe, spari e proiettili) più volte si è dato l’allarme. Soprattutto per il silenzio della politica locale. Nelle carte elencano alcune attività commerciali interessate e fa il nome dei Pignataro come tramite http://www.iacchite.blog/cetraro-il-terrore-seminato-sul-tirreno-dalla-costola-del-clan-muto/. Pur senza l’indagine si era già scritto del silenzio della politica intorno a questi atti. A Bruni così solerte sugli amministratori si può rimproverare il silenzio totale sulla criminalità feroce. Si indicava anche il contesto nel quale inserirli. Quello, come appare confermato, di commerci, di permessi e via di questo passo. Quindi non è difficile chiudere il cerchio: che si parta dai colletti bianchi o dalle strade. Il sistema è uno. Esattamente per come si diceva a Cosenza.

E proprio per la facilità con cui si chiude il cerchio si arriva, finalmente, alla domanda finale: vista la quantità di persone coinvolte, la facilità con cui i diretti interessati parlano e i territori che toccano sono tutti sicuri dei loro incontri, dei loro dialoghi? Non sarebbe la prima volta che alcuni dialoghi con omissis scompaiano magicamente (successe con Magorno) e non se ne sappia più nulla… ma come si diceva prima ogni atto, compreso l’arresto, è parte di un discorso più ampio. E i tempi e gli equilibri cambiano e sono cambiati parecchio. Le coperture sono cadute.