Cosenza e Rende unite per il business della legna alla centrale a biomasse

Tra Cosenza e Rende ormai da un po’ di tempo è partita una singolarissima “gara della legna”. Ovvero: chi riesce a tagliarne di più? E vi assicuriamo che sono scesi in campo veri e propri “Campioni”.

L’obiettivo finale è quello di rifornire la centrale a biomasse di Rende. Sì, perché i nostri Campioni del taglio selvaggio degli alberi e della legna in generale, vanno a finire tutti lì.

L’impianto termoelettrico è stato realizzato da Silvateam a Rende, con una caldaia alimentata a biomassa, costituita per il 60% da legno (appunto…) e il 40% da sansa esausta.

La centrale è entrata in esercizio nel gennaio del 2001 al termine di un programma triennale di investimenti. Ha usufruito delle incentivazioni derivanti dalla produzione di energia elettrica utilizzando fonti rinnovabili, CIP6, che sono terminate nel 2008. Attualmente la centrale è di proprietà del Gruppo Falck.

Riepilogando: la centrale elettrica a biomasse, tra i pochi impianti di questo tipo in Italia, produce energia dai residui di lavorazione del legno.

A Cosenza e Rende ci sono due ditte, la Co.Imm e la Agriforest, che hanno avuto l’affidamento diretto del servizio, a titolo gratuito senza alcuna spesa per le amministrazioni comunali, di disboscamento, di taglio di alberi, canneti e rovi compresi il trasporto e lo smaltimento, sui rispettivi territori comunali. Ma ne sono seguite anche altre, tutte comunque strettamente “legate” tra di loro.

Praticamente Cosenza e Rende pagano questi “eroi” con la legna che tagliano. Più tagliano, più guadagnano. Senza gara né manifestazione d’interesse. Per investitura dello “spirito santo”… E non si capisce come fanno a decidere quali alberi devono essere potati o tagliati. Fanno tutto loro. A Villaggio Europa a Rende i cittadini hanno denunciato a più riprese questi tagli selvaggi. A Cosenza, qualche giorno fa, molti cittadini hanno protestato perché è praticamente sparita la villetta di Città 2000.
Premesso che la procedura è sostanzialmente legale ma anche che a nostro avviso non rappresenta una buona prassi amministrativa, ricostruiamo il meccanismo attraverso la Determina n. 273 del 16/12/2014 del Comune di Rende.

Il Dirigente del Settore Lavori Pubblici evidenzia come “si renda necessario provvedere con urgenza alla messa in sicurezza degli alvei fluviali mediante pulizia degli stessi da canneti, rovi e alberi pericolanti nonchè al taglio degli alberi a rischio caduta”.

Considerato che due ditte specializzate fanno richiesta all’Ufficio Tecnico Comunale rendendosi disponibili GRATUITAMENTE all’esecuzione dei lavori, al pagamento di ogni onere all’espletamento delle attività, all’ottenimento del rilascio di tutte le autorizzazoni necessarie in cambio (art. 1 comma 2) o meglio “a condizione che il materiale legnoso venga dato alla stessa ditta esecutrice a compenso dei lavori medesimi” (Traduciamo, tu azienda mi fai i lavori gratuitamente ed io ti pago in natura), ci chiediamo – essendo sempre i soliti malpensanti: non è che il Comune che ha un bilancio dissestato si è messo d’accordo con la ditta per un tot di alberi sani o marci in cambio dei lavori di manutenzione realizzati nell’alveo dei fiumi?

A dire il vero, nel migliore dei mondi possibili, questa pratica sarebbe addirittura geniale se effettivamente la ditta tagliasse solo gli alberi pericolanti e marci. Purtroppo, al contrario, conosciamo le dinamiche del nostro mondo imperfetto e quando la ditta ti dice che deve tagliare “una quarantina di alberi”, comincia da quelli verdi dicendo che nella lista non ci sono tre alberi secchi segnalati dal comitato da sei mesi e procede a tentoni chiedendo ai residenti quale albero è più opportuno tagliare, qualche dubbio viene.

Il dubbio dilaga quando poi nella determina si legge che la ditta procede “allo smaltimento del materiale legnoso estratto dai lavori in oggetto, presso gli impianti a biomassa”. Il cerchio si chiude, il bilancio in rosso, l’urgenza della messa in sicurezza, il patrimonio naturale del verde urbano da “valorizzare”, la centrale a biomasse che insiste in un’area già fortemente inquinata (zona ex Legnochimica).

Ricordiamo che le centrali a combustione diretta di biomasse hanno un impatto ambientale molto gravoso. Tutte le biomasse bruciate liberano in atmosfera quantità enormi di sostanze altamente inquinanti che per ricaduta vanno ad inquinare l’ambiente e in particolare i terreni agricoli, oltre a formare ulteriori aggregazioni chimiche inquinanti che vanno a depositarsi anche nei polmoni di animali e umani. Infatti a temperature elevate, fino ad 800° C, gli impianti liberano fumi con molte sostanze inorganiche che volatizzano per poi ricombinarsi sotto forma di polveri sottili ovvero di particolato. E tutti sappiamo che la centrale a biomasse della zona industriale di Rende produce i suoi effetti negativi in tutto il comune.

Ultima annotazione: il deus ex machina di queste operazioni, sia a Rende che a Cosenza, è un tale che si chiama Massimino Max Aceto, esponente di spicco della banda di Marcello Mazzetta, che vanta tra le sue “conoscenze” anche quella di Carmine Manna, alias “Belli Capelli”, ex assessore di Occhiuto e amico degli amici… E l’affare è fatto. E poi dicono che a Cosenza e Rende non ci sia la “città unica”. Non solo c’è ma continua a sguazzare. Sempre a futura memoria.