Cosenza, “Festival delle candele”: ingresso a nero e privilegi per i soliti noti

Egregio direttore,

Voglio raccontarle una storia: sabato 12 maggio io e mio marito decidiamo di andare al “Festival delle candele” al Castello di Cosenza; leggiamo il programma e ci rechiamo a piazza dei Bruzi dove c’erano tante altre persone ad aspettare le cosiddette navette. Arriva la prima che non riesce a contenere tutte le persone che in maniera fantozziana si danno all’assalto del mezzo in cerca di qualche centimetro quadrato su cui sistemarsi; arriva la seconda dopo più di mezzora di attesa, e la situazione fantozziana si ripete. Non riusciamo ad entrare, così decidiamo di raggiungere il maniero in auto.

Arrivati all’ingresso della stradina che porta al Castello, cioè a Portapiana, dopo aver fatto non poca fila, vista l’enorme affluenza di persone, troviamo lui, l’integerrimo omino con una non meglio specificata casacca messo lì a decidere chi far passare e chi no. Mio marito dice all’omino che la moglie (io) è al settimo mese di gravidanza, anche uno zotico se ne sarebbe accorto, e gli chiede se può accompagnarmi fino al maniero, lasciandogli un documento, per poi ritornare a parcheggiare dove consentito; ma lui, il paladino, l’integerrimo omino di chissà quale associazione, dice che non può passare nessuno.

Per non rovinarci la serata decidiamo quindi di parcheggiare in “culonia” e di incamminarci a piedi verso il maniero.

E qui inizia lo show: durante la mezzora che abbiamo impiegato ad arrivare (in salita) al maniero, ci soffermiamo a guardare l’omino con casacca che non ci aveva fatto passare, capendo che il divieto di raggiungere il maniero in auto vale solo per i comuni mortali. Ed infatti vediamo passarci di fianco, mentre io al settimo mese di gravidanza arranco in salita, auto con a bordo di tutto e di più: sbirri, pseudo politici, leccaculo del sindaco e vrinzulicchie più o meno note al jet set cosentino.

Altro che non poteva salire nessuno! Stavo quasi per partorire tanto è stato lo sforzo nel fare la salita.

Ma il bello della storia arriva all’ingresso del maniero: fatti i biglietti (6 euro l’uno), faccio notare a mio marito che i “biglietti” non hanno nulla di simile agli scontrini fiscali, così decido di conservarli per poi chiedere lumi.

Vi risparmio la descrizione dell’evento, anzi ve lo riassumo in poche parole: i soliti granni i culu che col bicchiere in mano si atteggiano ad allitterati, qualche composizione di candele che sembravano appartenere a un cimitero settecentesco e cose simili. Insomma: na sola!

Il giorno dopo cerco su internet la dicitura riportata sul tagliando spacciato come biglietto d’ingresso, che dice: “sigillo emesso”.

Ebbene, dalla mia ricerca mi rendo conto che i “sigilli” li usano le agenzie di vendita ticket. Cioè: “sigillano” l’acquisto di un ticket, a cui segue, obbligatoriamente, il rilascio di un normale ticket “fiscale” all’ingresso della struttura dove si svolge l’evento.

Cosa non accaduta all’ingresso del Castello. Ma la sorpresa più grande è stata quella di leggere lo stesso “numero di sigillo” su entrambi i nostri biglietti. Che allego alla lettera.

Si può, a questo punto, tranquillamente ipotizzare che i 4 o 5mila ingressi al Castello, tra venerdì e sabato scorsi, sono stati incassati tutti a nero.

Ahimè, quando ci sono di mezzo i soliti potenti (la SVEVO SRL) che tutti sanno essere una costola del sindaco, l’arroganza e l’impunità non hanno mai fine. Dire che sono indignata, è dire troppo poco. Cosenza non è questa, quantomeno non è di questi signorotti arroganti e presuntuosi. Spero che qualcuno si attivi per verificare il tutto. Le chiedo di mantenere il mio anonimato per ovvi cosentini motivi: questi sbruffoncelli hanno agganci dappertutto, e mio marito è un commerciante. Le lascio immaginare le ritorsioni.

Una signora in rossoblù