Cosenza, Gaetano Fontana: la fantasia al potere

Gaetano Fontana ha firmato il contratto in forza del quale è diventato il nuovo allenatore del Cosenza Calcio superando così la candidatura di Stefano De Angelis, che dovrà cercarsi un’altra panchina.

Fontana, catanzarese, 47 anni, ha alle spalle anzitutto una importante carriera di calciatore. Era un regista, un centrocampista di qualità e dopo i primi passi nella sua Catanzaro ha giocato nella Reggina e poi nel Padova, la prima vera svolta della sua carriera. All’alba degli anni Novanta, in Serie B, gioca addirittura al fianco di un giovanissimo Del Piero, conquista la Serie A ed esordisce nel massimo campionato. Poi ancora tante altre esperienze: Alessandria, Juve Stabia ma soprattutto Ascoli, squadra di cui diventa presto capitano e con la quale ottiene un’altra promozione importante, anche se in Serie B, nel 2001-2002.

La parte finale della sua carriera di calciatore, poi, lo porta in due grandi realtà, che in quel periodo erano decadute: prima a Firenze, dove contribuisce alla promozione in Serie A e poi a Napoli.

Passando alla sua carriera di allenatore, invece, dopo i primi passi tra i dilettanti, il punto di svolta arriva nel 2013 quando gli viene affidata la panchina della Nocerina in Lega Pro e quando arriva un giorno che né lui né tanti altri potranno dimenticare.

Esattamente il 10 novembre 2013. Allo stadio Arechi di Salerno si gioca il derby tra Salernitana e Nocerina, all’epoca entrambe in Lega Pro. I giorni precedenti alla partita furono caratterizzati da un mare di polemiche, per il divieto imposto ai tifosi rossoneri di seguire la squadra in trasferta. Gli stessi tifosi che poi minacciarono i propri giocatori, chiedendo loro di non scendere in campo. Il risultato? La Nocerina effettua tre sostituzioni a inizio gara, cinque calciatori si fingono infortunati lasciando la squadra in 6 e causando la sospensione dell’incontro. Di male in peggio. Perché poi la società viene esclusa dal campionato e riparte dall’Eccellenza.

E per Gaetano Fontana, allenatore proprio di quella Nocerina, da quel giorno iniziò un lungo calvario a causa di una squalifica di 3 anni e mezzo inflittagli dal Consiglio Federale. Un incubo interrotto il 22 marzo 2015, quando la FIGC ha concesso all’allenatore la grazia condonandogli i 15 mesi di squalifica rimasti.

“E’ stata una lontananza sofferta – ha raccontato Gaetano Fontana a GianlucaDiMarzio.com – proprio perché figlia di una squalifica non meritata. Questo è stato uno dei motivi che poi ha portato la FIGC a concedermi la grazia. E’ stata dura rimanere in piedi, ma l’obiettivo era arrivare a vivere ciò che sto facendo oggi. Per ottenere ciò, mentalmente ogni giorno allenavo la mia squadra ideale al fine di farmi trovare pronto. Ma l’episodio di Nocera è ormai un capitolo chiuso della mia vita, dal quale ho tratto degli insegnamenti da tenere sempre presenti”.

L’occasione del riscatto gliela concede la Juve Stabia, squadra in cui Fontana ha anche giocato nella sua lunga carriera. Piazza calda quella di Castellammare, che sogna in grande dopo aver vissuto tre anni di Serie B tra il 2011 e il 2014 ed essere ritornata in Lega Pro. La Juve Stabia è stata capolista e poi a lungo terza, a pochissimi punti dalle due favorite Foggia e Lecce. Poi scelte societarie discutibili hanno smantellato la squadra e, nel corso del girone di ritorno, per Fontana è arrivato l’esonero ma il tecnico può ugualmente archiviare questa esperienza come positiva e infatti a fine torneo molte società lo hanno cercato.

Fontana allenatore esprime un calcio propositivo, di qualità, puntando sempre al possesso palla. Rispecchiando un po’ quelle che erano le caratteristiche del Fontana calciatore.

Gaetano Fontana

“Penso che l’obiettivo di una partita sia il gol. Credo che questo vada raggiunto attraverso un’idea di gioco, ciò prescinde da quel che io ero da giocatore. Per me è importante la qualità del lavoro perché dietro la qualità c’è sempre il risultato”.

Da calciatore Fontana era il classico regista, quello che fa girare la squadra. Un allenatore già in campo. Poi lo è diventato per davvero, in panchina. “Da calciatore mi sono sempre interessato alle dinamiche tecnico-tattiche della squadra per una mia conoscenza personale. La conseguenza è che l’amore verso questo sport mi ha portato a continuare a viverlo da allenatore, ruolo che sento pienamente”.

Fontana, in campo, era un calciatore con grande estro e fantasia. Quanta fantasia? Tanta da inscenare un finto litigio in campo per chi doveva battere una punizione, per poi tirarla all’improvviso e cogliere di sorpresa il portiere. “Sì, è uno degli episodi che ricordo con più simpatia. Accadde a Napoli contro la Sangiovannese, quando litigai per finta con Capparella al fine di distogliere l’attenzione dei nostri avversari. L’esito fu positivo, è un episodio ormai noto che ancora in tanti oggi mi ricordano. Napoli, così come Firenze, è stata un’esperienza fondamentale per la mia crescita ed un premio alla mia carriera. Ed ho avuto la fortuna di vincere in queste due piazze così importanti”.