Cosenza. Giocavamo nelle scale, eravamo i ragazzi del corridoio (di Franco Panno)

di Franco Panno

Giocavamo nelle scale. Qualche lamentela, ma null’altro. Eravamo a portata d’occhio. I corridoi erano il nostro campo di calcio, l’autodromo di Monza, le sedie rovesciate i bolidi, la pista olimpica per i cento metri. Era pure il palcoscenico del varieta’ e la location di film di cappa e spada visti in TV. La merenda era per tutti. Quanto basta per rendere un’infanzia indimenticabile. Non avere tutto, e a portata di mano, il segreto di una fantasia che non aveva confini. Quante cose in un corridoio.

Bruno viveva in una casa popolare, semifatiscente, i suoi genitori ex alluvionati, la ottennero come sistemazione provvisoria. Ci rimasero fino alla fine. Tutte le volte che lo invitavamo, si sentiva a disagio. Andare in ascensore era, per lui, come andare sulla luna. Il suo imbarazzo. Le ginocchia sbucciate, le scarpe col buco. La merenda pane e zucchero mangiata con compostezza nonostante la fame. Era uno di noi. Faceva parte del cast dei colossal che realizzavamo nel corridoio di quelli che allora erano definiti i palazzi nuovi. Le privazioni, il non avere tutto e dividere quel poco ci ha uniti indissolubilmente. Incontrare uno dei ragazzi del corridoio, a distanza di anni e sempre fonte d’emozione. In questo tempo veloce, tutte le volte che ci s’incontra, si trova sempre un attimo per ricordare i giochi sul pianerottolo. Per ricordare Bruno, le sue scarpe rotte e lo sguardo di gratitudine quando arrivava la merenda. Un tempo lontano, un po’ di chiasso nelle scale. Oggi, tanto silenzio.
Valley of dolls, Dionne Warwick
Buongiorno e buona Pasqua