Andrea Scanzi: “Euronani e ballerine: un po’ Ztl e un po’ bar di Guerre stellari”

(di Andrea Scanzi – ilfattoquotidiano.it) – Manifestare democraticamente è sempre cosa nobile, e in quella piazza c’era gente meravigliosa, ma l’“Adunanza Larghissima” voluta da Michele Serra si è rivelata così onnicomprensiva da risultare fatalmente velleitaria e inesorabilmente ambigua. Serra ha provato a risolverla così: “Una piazza che unisce idee diverse è considerata scandalo. Questo scandalo ha un nome, si chiama democrazia”. Sintesi sin troppo autoassolutoria: una piazza dove possono stare (senza parlarsi, altrimenti si accoltellavano) Fratoianni e Calenda è sì democratica, ma è pure qualcosa che somiglia più al vecchio Bar di Guerre stellari che non alla nuova Ventotene. È forzato anche il rimando ai Girotondi, periodo a cui molti si sono rifatti sin da quel “non perdiamoci di vista” di nannimorettiana memoria. In quella piazza c’era sì (sul palco) lo stesso côté borghese e benestante, ma chi manifestava per i girotondi sapeva benissimo perché scendeva in piazza. Sabato proprio no, e non si è forse mai vista in Italia una manifestazione così vaga e dunque annacquata, “maanchista” e cerchiobottista.

Antonio Scurati, con la consueta umiltà e l’ancor più consueta allegria rutilante che lo caratterizza, ha scomodato Montale: “Sappiamo quello che non siamo, che non vogliamo”. Bello. Ha invece convinto meno la sua rilettura paradisiaca e disinvoltamente antistorica dell’Europa, Eden senza difetti che non massacra e tortura i civili (vero: paga Libia e Turchia per farlo), non rade al suolo le città (ma se ne frega quando accade, vedi Gaza), non invade i paesi confinanti (i bombardamenti su Belgrado del ’99 erano gesti d’affetto) eccetera. È vero che in quella piazza c’erano anche molti pacifisti (gli stessi che Calenda-Friedman, in piena fase da “erezione continua da napalm”, chiama con compiaciuto disgusto “pacifinti”). Parevano però lodevoli “foglie di fico” in mezzo a una maggioranza (sul palco) collocata politicamente nella Ztl (ops) del Pd anti-Schlein e pro-Von der Leyen. Il Pd dei presunti “padri nobili”, categoria così ampia da inglobare tanto Prodi quanto Letta e Zanda (aiuto!). Se quella piazza aveva un messaggio politico chiaro, era il seguente: “Conte è come Salvini, torniamo con Renzi”. Un bell’esempio di gattopardismo, dove il M5S è uguale alla Lega, ma – chissà perché – il Pd delle Annunziata non è uguale a Tajani e Meloni. Pure la Schlein, che all’intellighenzia è piaciuta da matti finché ha fatto la Bonaccini, ora è diventata indigesta perché sta cominciando a fare ciò per cui ha vinto le primarie: trasformare radicalmente il Pd.

Ormai vale tutto, e capita persino di rivedere in prima fila il peggio del peggio del renzismo. Gente tipo Filippo Sensi e Sandro Gozi, tra i primi a firmare l’appello lanciato da Pina Picierno (non è una battuta), e già solo l’idea che esista al mondo qualcuno pronto a firmare qualcosa pensato (sic) dalla Picierno mette più tristezza di un fan club dedicato al semolino scondito. In mezzo a siffatto variegato mondo – più vicino al Foglio che non a Repubblica – non poteva mancare Parsi: ovvero il Fassino Tronfio della geopolitica, colui che da tre anni sull’Ucraina non ne prende mezza, ma che – cionondimeno – non smette mai di sfoggiare quell’aria adorabile da “io so’ stocazzo”. Sabato mattina, nel simposio ameno dei picierniani, ha pure detto che Marco Travaglio “crede di essere l’erede di Scalfari, ma al massimo è il nuovo Pecorelli”. Wow, che battutista! Non si sa se dirgli bravo per il garbato (e beneaugurante) riferimento a un giornalista morto ammazzato, o se invece consigliargli di cambiare pusher dopo avere sostenuto che Marco si ispira a Scalfari (con cui non ha mai lavorato, anzi ha spesso fatto a sportellate). La pazzia è totale, e se il Pd tornerà renzista scenderà al 4% (rimandando il M5S al 20). Tanto vale citare pure noi Moretti, così qualcuno è contento: “Continuiamo così, facciamoci del male”.