Cosenza. Giustizia di famiglia: la colletta in Tribunale per il matrimonio del figlio del Gattopardo

Che il Tribunale di Cosenza, e in particolar modo la procura, sia un luogo dove la giustizia è “cosa di famiglia”, lo sanno anche le pietre del castello. Ma non pensavamo fino a questo punto. Per carità, ci sta offrire un pasticcino e un bicchiere di spumante ai colleghi di lavoro in occasione delle nozze del proprio figlio, ma da qui a chiedere a tutti i dipendenti del “Palazzo di Giustizia” di contribuire alle spese per il viaggio di nozze dei novelli sposi, ci sembra davvero troppo.

A chiedere di partecipare ad una mega colletta per sostenere le spese del viaggio di nozze del figlio, il procuratore capo di Cosenza Mario Spagnuolo, alias il Gattopardo, che ha appeso sulla bacheca della procura cittadina, posta al quarto piano del “Palazzo di Giustizia”, dove generalmente sono affissi “atti di ufficio”, un cartello che recita così: “La vostra presenza al nostro matrimonio è il  dono più gradito, ma se desiderate farci un regalo potete contribuire al nostro viaggio di nozze”. Intestatari Emanuele Spagnuolo e Maria Concetta Filippelli. Seguito dall’ Iban con tanto di causale: viaggio di nozze. Lo sposino in questione, a cui vanno i nostri migliori auguri, è  il figlio del Gattopardo.

E fin qui niente di male: non c’è niente di strano a chiedere agli invitati al banchetto nuziale come dono un “pensiero” in denaro al posto del solito frullatore. Ma così non è, perché tale cartello è apparso sulla bacheca della procura dopo il matrimonio, avvenuto il 10 settembre, accompagnato da un “rinfresco in procura” offerto dal Gattopardo a tutti i dipendenti, per la precisione giorno 14 settembre. Dunque, il cartello non è da considerarsi un “invito a partecipare al banchetto nuziale” (anche perché il matrimonio è già stato celebrato), come vorrebbe far credere il Gattopardo lasciando nell’incipit della comunicazione l’invito a partecipare al “convivio”, ma un invito (che non si può rifiutare) a contribuire alle spese del viaggio di nozze del figlio a tutti i dipendenti del Tribunale. E infatti, molti hanno aderito all’invito, versando sull’Iban cifre che vanno da 5 euro, fino a 200 euro. Tutti vogliono far vedere al procuratore, che controlla chi versa e chi no, di aver partecipato alla colletta  per il viaggio di nozze del figlio. Una tamarrata di cattivo gusto che, francamente, il procuratore capo poteva anche evitare… fare colletta in ufficio, per mandare il figlio in viaggio di nozze, è il segno evidente del livello di piddrizzuneria ma anche di arroganza in cui versa la procura cittadina.