Cosenza. Gli amigos della Digos e la farsa dello “straordinario obbligatorio”

“L’ho cercata da un mio amigos, negli uffici della Digos…”, così cantava uno strepitoso e affranto Lino Banfi, in versione “gitano”, alla disperata ricerca di Filomegna fuggita da Canosa e sparita chissà dove, in uno dei suoi film più riusciti, “Vieni avanti cretino”. Anche il povero Pasquale Baudaffi (il protagonista del film interpretato da Lino Banfi) deve aver pensato di rivolgersi, tramite un amigos, alla Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali, visto il nome altisonante, la sola unità di P.G. in grado di risolvere il complicato caso della fuitina di Filomegna. Chi meglio di loro, specializzati in investigazioni e operazioni speciali, avrebbe potuto risolvere il caso? La scelta di Pasquale Baudaffi, di rivolgersi alla Digos, appare, a questo punto della canzone, la più oculata.

Ma cos’è, e cosa fa la Digos? La Digos è una divisione della questura, dipendente dalla direzione centrale del ministero dell’Interno (la Direzione centrale della polizia di prevenzione), e si occupa solamente di indagini riguardanti reati che possono mettere in pericolo la sicurezza e l’ordine pubblico. In altre parole, la Digos interviene unicamente per le grandi investigazioni finalizzate a contrastare attività eversive dell’ordine democratico, ed esegue direttamente le “operazioni speciali”, frutto delle proprie investigazioni. Insomma una sezione specializzata in investigazioni di alto livello, guidata da gente che sa il fatto suo.

A Cosenza la Digos è guidata dal dottore De Marco e proviamo a capire se è uno di quelli che sa il fatto suo. Da quando si è insediato per volere della Petrocca mal consigliata, il dottore De Marco con la sua Divisione Investigata, composta da 18 unità operative, non ha mai prodotto nulla, investigativamente parlando, al di fuori dell’ordinario. Una affermazione che cozza però, a guardare il monte ore straordinario assegnato alla divisione, con il largo uso dello “straordinario obbligatorio”, da parte del dottore De Marco. La Divisione Investigativa utilizza mediamente 800/900 ore mensili di “straordinario obbligatorio”, il che lascia pensare ad un ufficio attivo e pieno di lavoro che ogni giorno ha tanto da investigare. Infatti, il dottore De Marco ha disposto, per necessità operative, dopo le 14 (l’ufficio Digos è aperto dalle 8 alle 14, mentre la segreteria, composta da una sola unità, fino alle 20) la presenza giornaliera di almeno 4 unità in “straordinario obbligatorio (permanente aggiungiamo noi)”. Una necessità dettata dal bisogno di far fronte all’enorme mole di lavoro a cui la divisione è sottoposta. Almeno così dovrebbe essere o meglio, almeno così appare. Se ogni giorno hai bisogno di personale in straordinario obbligatorio, vuol dire che in ufficio c’è tanto lavoro da sbrigare.

Ma qualcosa, in questo largo uso di straordinario obbligatorio non torna. Anche perché la Digos non è la squadra mobile, che ha altre incombenze; gli investigatori della Digos escono dagli uffici solo per investigare, va da se che lo straordinario è connesso a questa attività, non certo al disbrigo di scartoffie. A far traballare lo spregiudicato uso di straordinario obbligatorio da parte di De Marco, che evidentemente lo usa come premio per i suoi fedelissimi, un dato che non può essere sconfessato da nessuno: zero deleghe da parte della procura cittadina. Tradotto: la procura del Gattopardo non assegna una indagine agli amigos della Digos da almeno 4 anni. E allora la domanda non può che essere questa: se la procura non assegna inchieste alla divisione investigativa, a che serve tutto questo straordinario? Al netto di qualche iniziativa mensile di “ordine pubblico” (manifestazioni e cose così), e di qualche notifica qua e là, gli agenti della Digos, quando non sono impegnati a costruire dossier farlocchi sui presunti sovversivi cittadini, cosa fanno in tutte queste ore di straordinario? Cosenza del resto non è Roma dove si svolgono, mediamente, due cortei al giorno. Tutte queste manifestazioni in città, francamente, non si vedono.

Diciamolo: da quando il movimento sovversivo cosentino non esiste più, il lavoro per gli investigatori della Digos è calato del 100%. Ma nonostante ciò il dottor De Marco ha bisogno di amigos sempre disponibili e operativi. Per fare cosa… solo lui lo sa, ed è proprio in questo che crediamo che il dottore De Marco sappia il fatto suo. Non certo dal punto di vista investigativo, nonostante il ruolo che occupa. Una divisione che ha il compito di produrre investigazioni di alto livello che non produce nessuna indagine, nè su delega nè di iniziativa, appare un controsenso. E potrebbe starci se in città non succede niente, ma resta l’obbligo, per De Marco, di spiegare tutto questo straordinario. Che non può più essere giustificato, così com’è avvenuto in passato, con la solita pericolosa indagine su qualche gruppo estremista locale o di provincia, tipo anarchici, brigate rosse, e sovversivi vari. Un film che abbiamo già visto e che vorremmo non si ripetesse. Se il dottor De Marco non ha altro da fare è pregato di non inventarsi niente. E se non ha indagini da svolgere, beh, qualcuna gliela possiamo suggerire noi, magari tramite amigos.

Ritornando alla canzone di Lino Banfi, che narra la disperata ricerca, da parte del marito, di Filomegna sparita da Canosa, neanche gli amigos della Digos, sono riusciti a risolvere il caso, e questo perché nel finale, il protagonista, scopre che Filomegna non era sparita, ma si era data al mestiere più antico del mondo: “Filomegna fa la putegna”, è il titolo della canzone. Più che rivolgersi alla Digos, Pasquale Baudaffi, avrebbe dovuto rivolgersi alla “buon costume”, che è l’ufficio che dovrebbe dirigere il dottore De Marco, non fosse altro per dare una mano, visto il bravo investigatore qual è, al povero Lino Banfi, in cerca della sua amata Filomegna (che potrebbe essere un modo per giustificare tutto questo straordinario).