Non c’è cosa più bella di rispondere alle falsità e ai deliri dei potenti o di coloro che si ritengono tali solo perché vanno a braccetto con chi lo detiene e lo sbandiera magari dietro a una toga di magistrato o una divisa (sporca) di poliziotto, con le parole dei propri familiari. Sì, perché in questa diatriba ormai anche stucchevole con il novello pentito Buscetta dell’informazione calabrese, al secolo Lino Polimeni, se c’è stato uno che ha messo in mezzo le famiglie quello sei proprio tu, pentito di Serie D, con tutto il rispetto per la… Serie D. Di seguito, i miei lettori possono leggere le repliche ai deliri di “don Masino” da parte dei miei familiari più cari. (g.c.)
di Laura De Franco
Caro Lino Polimeni, sono stata costretta, mio malgrado, ad ascoltarla. Ho dovuto assorbirmi il suo ricatto a Gabriele Carchidi. Io sono la madre di due dei suoi figli. Lei lo minaccia annunciando che racconterà la sua storia privata al suo discutibile pubblico. Con questo annuncio anticipa il livello scelto. Chiamarlo gossip, sarebbe elegante da parte mia così come usare sensazionalismo: il suo potrà essere solo rumor di bassa lega. Eppure anche il pettegolezzo necessita di tecnica narrativa, di stile e lei in questo fatica e non poco. Ecco perché usa le telecamere, molto utili a chi non ha potenza lessicale né grammaticale, figuriamoci forza argomentativa. Usa l’urlo, e la dice lunga, per i monologhi servirebbe un autore, ma che possiamo fare…
Annuncia di mettere in piazza le questioni personali di Gabriele, allora sì che tutto si spiega, lei è una buona comare. Una comare acida che. affacciata sul pianerottolo, freme aspettando qualcuno con cui sparlare, mi verrebbe da citare “razza di vipere” ma sarebbe irriverente.
E alla fine del video sorride. Videogenicamente quella posa non le converrebbe. È brutta. Ma tant’è. È innegabile che sia un’immagine inquietante. Rievoca la iena, la iena ridens, appunto. La iena mostra i denti come segnale di aggressività, lo fa soprattutto davanti al leone e non riuscendo a morderlo alla gola, attacca i cuccioli. Per ottenere la vittoria è costretta a cambiare preda, sceglie la più fragile, attua un gioco meschino per natura. È quasi impossibile non avere tale rimando. In più sparla tanto e parla veramente male.
Veniamo però al dunque. Gabriele come padre. In verità le uniche persone che possono parlare bene o male di un padre sono i propri figli e non altri, lei però insiste. Si sente offeso perché suo figlio è stato toccato ma sbaglio o è un personaggio pubblico? Mi sembra faccia politica… I nostri figli sono minorenni e così intervengo io. Vede, l’orco, alias Gabriele Carchidi, non ha mai divorato i suoi bambini né per fame né per errore. Come padre se la cava in modo straordinario, ma non le racconterò cosa fa, perché a lei mancano le basi, non ha i numeri per capire raffinatezze e profondità di sentimenti. Lino, è inutile, neanche essere iena lo aiuterà.
Andiamo avanti. Asia Martinelli (pseudonimo che utilizza sui social) è mia figlia e di professione fa la psicoterapeuta. Ha cercato inutilmente di rispondere direttamente a Polimeni/Buscetta sotto il suo post dopo il primo dei suoi deliri isterici ed è stata “bloccata” per impedire che i suoi seguaci potessero leggere quello che ha scritto, che evidentemente gli dava fastidio e non poco. Come si può evincere dallo screenshot… Per chi non riuscisse a leggere bene trascriviamo…
di Asia Martinelli – bloccata da Polimeni/Buscetta –
“Non è mia abitudine espormi. Così come rispondere a chi farnetica sui social o ad un’utenza che potrei trovarmi, un giorno, a trattare professionalmente, ma essendo stata citata farò un’eccezione. Vorrei ricordare ai più che Facebook non è la vita reale e che si usano pseudonimi proprio perché non siamo su Linkedin ma su un social che io uso per svago (concezione, come vedo, non comune a tutti, ahimè). Nella vita reale sono orgogliosissima di essere una Carchidi e soprattutto di mio padre. Per richiedere un TSO invece posso darle una mano.
PS. Cancellare il commento e applicarmi una restrizione sulla diretta è un gesto alquanto vile. Se si diffama e ci si riempie la bocca di illazioni, si dovrebbe anche avere il coraggio di un confronto”.
Pensavo che ciò di più imbarazzante che avessi visto fosse il Bagaglino e invece…
Non nego che alla visione di tali (commoventi) dirette ho anche temuto per la salute di costui temendo ipertensioni arteriose, riduzioni dell’afflusso di sangue al cervello, ipossia. Eh sì, perché bisogna stare ben attenti a non essere troppo concitati quando si vede un (purtroppo) collega, ottenere solidarietà e affiliazione a livello nazionale, e vedersi invece costretti a girare patetiche dirette dalla propria macchina con un seguito ridicolo, come i contenuti. Riguardo al “contenuto” consiglio una collaborazione con Gianni Rodari poiché c’è per forza del talento nel costruire fiabe così strutturate, come “il Killer dalla penna assassina”. Ciò che un po’ mi duole è veder censurare chi lui stesso cita, ovvero me, la figlia del suo -a quanto pare- tormento. Ciò non può che rimandarmi a citare quello che Piaget chiamava “Egocentrismo Infantile” una fase di crescita in cui il bambino si relaziona con il mondo unicamente dal proprio punto di vista, senza essere capace di percepire la differenza tra la propria visuale e quella altrui, in questo caso censurando ed eliminando i commenti che attestano il contrario della realtà che si racconta. E mi fermo qui, “CHE È MEGLIO” come diceva Puffo Quattrocchi (per restare in tema)…