Scommesse su siti illegali online, un black market da 20 miliardi l’anno

di Martina Amante

Fonte: Il Sole 24 Ore

Dodici calciatori di Serie A sono indagati per scommesse illegali. Non scommettevano sulle loro partite, né hanno provato a truccarle, secondo le prime indicazioni dell’inchiesta. Neanche tentavano di arricchirsi, visto che ciascuno di loro guadagna diversi milioni di euro a stagione. Lo facevano per noia e attraverso siti non legali, pagando i loro debiti di gioco con l’acquisto simulato di orologi di lusso. D’altronde, come riporta Agipronews, è l’unico modo per giocare senza essere individuati dal sistema legale del gioco pubblico, che detiene presso Sogei l’anagrafe di tutti i giocatori italiani ed è in grado di analizzare – attraverso l’azione di monitoraggio dell’Agenzia delle Dogane e dei concessionari – comportamenti, spesa e giocate di ciascun consumatore.

Quasi 11 mila siti bloccati in Italia

«Ecco perché i calciatori sotto inchiesta si sono rivolti ai gestori di siti “paralleli” – privi di licenza e di ogni forma di controllo – che prosperano in un mercato che vale, secondo le stime dell’industria italiana, circa 20 miliardi di euro all’anno» scrive in una nota Agipronews. «È il black market del gioco online, ancora prospero malgrado le azioni e i controlli del Mef e i blitz delle procure di mezza Italia (l’ultimo in ordine di tempo tre giorni fa a Messina: 22 arresti). Un nemico invisibile e spesso difficile da individuare. L’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Adm) ha inibito l’accesso, dal suolo italiano, a quasi 11mila siti di gioco illegali e accessibili ai giocatori italiani ma non basta per sconfiggere i criminali».

Il finto acquisto di beni

«I vantaggi per chi gestisce giochi fuori dalle regole sono cospicui: quote più alte per le scommesse e vincite più alte per quanto riguarda i casino games, minori vincoli (dalla registrazione ai limiti delle puntate, dalle attività di gioco ai palinsesti consentiti) e, in generale, meno possibilità di controllo: ad esempio, i giocatori bannati per comportamenti irregolari sui siti .it, potranno trovare strada libera verso i siti .com. D’altronde – prosegue Agipronews – si tratta di veri e propri “porti franchi” virtuali: le transazioni di gioco si svolgono spesso in contanti o utilizzando il paravento del finto acquisto di beni (come nel caso dei Rolex a Milano), alla faccia di tutte le normative nazionali ed internazionali – vecchie e nuove – sul riciclaggio. Non solo. Le pagine del “Chi siamo” o dei “Contatti” dei siti offshore sono spesso “blank” o con informazioni troppo generiche per poter essere utili agli utenti. La tutela del giocatore – in caso di controversia su un’eventuale vincita – è di fatto inesistente, in quanto l’unico riferimento risulta essere la società titolare della licenza, magari con sede in un paese dei Caraibi a bassa tassazione e senza troppi controlli delle autorità. Tutto il contrario del sistema legale in vigore in Italia, che prevede una lunghissima serie di adempimenti a carico degli operatori autorizzati e una serie di garanzie – normative e finanziarie – per tutelare giocatori e fisco».

Scommettere si può, ma su piattaforme legali

Il procuratore federale Giuseppe Chinè ha richiesto alla Procura di Milano gli atti del nuovo filone d’inchieste sulle scommesse illegali. «Non appena questi arriveranno alla Procura Figc, scrive Agipronews, si valuteranno le eventuali violazioni e sanzioni dei calciatori in causa. Giocare infatti, non è un reato, in generale, ma farlo su piattaforme illegali sì». Per un professionista, oltre alle possibili conseguenze sul lato della giustizia ordinaria, ci sono da valutare eventuali infrazioni dell’ordinamento sportivo: che sia un giocatore, un allenatore o un dirigente, non può effettuare scommesse sulla propria disciplina. Per i calciatori, ad esempio, fa fede l’articolo 24 del Codice di giustizia sportiva, che esprime il divieto «ai soggetti dell’ordinamento federale, ai dirigenti, ai soci e ai tesserati delle società appartenenti al settore professionistico di effettuare o accettare scommesse, direttamente o indirettamente, anche presso soggetti autorizzati a riceverle, che abbiano ad oggetto risultati relativi ad incontri ufficiali organizzati nell’ambito della Figc, della Fifa e della Uefa». Divieto assoluto di scommessa sul calcio, dunque. In base al comma 3 dello stesso articolo, la sanzione per la violazione in questione prevede una squalifica non inferiore a tre anni.